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Ritorno a casa sbattendo la porta, facendo sobbalzare Luke dallo spavento. È rimasto tutto questo tempo a digitare strane cose sul computer. Per l'esattezza, quanto tempo è passato? Non lo so nemmeno io ma mi pare che sia trascorsa almeno un'ora.

Luke si mette a ispezionare il mio viso attraversato dalle lacrime e fa comparire una smorfia di disapprovazione.

"Non è andata bene a quanto vedo", constata. 

Lo fulmino con lo sguardo per poi rifugiarmi in camera. Mi butto sul letto con tutto il peso, facendomi male alla faccia e sprofondando sul cuscini. 

L'urlo che emetto risulta soffocato dal tessuto che mi avvolge e penso sia meglio così. Se mi mettessi a gridare potrei sollevare lamentele non desiderabili. 

Non riesco ancora a credere che ad Asher non importi niente di suo padre. Allora cosa ci fa qui, lui? L'ha detto solo sul momento o ha sempre ritenuto il suo unico genitore un vero pericolo? Ma la domanda più importante che mi pongo è: che cosa si sono detti lui e Asher? 

Lui avrebbe potuto concluderla lì, fare quello che voleva fare. Ha aspettato, per cosa? Non riesco neanche a immaginare le parole che si sono scambiati e giuro di essere appena stata messa sottopressione. Ho l'impressione che tutto questo sia, in qualche modo, più complicato di quello che pensassi. 

Qualcuno bussa alla porta, e con un "avanti" soffocato, Luke si siede a bordo letto, poggiandomi una mano sulla schiena.
"Vuoi parlare?" chiede dolcemente.

"No", rispondo acida. 

Mi toglie il cuscino da sotto alla faccia, facendomi voltare. Per non prolungare il discorso appena aperto (e ne sono già stufa), cerco di cambiare argomento. Se non posso sapere da Asher osa ha detto a suo padre, lo farò per conto mio.

"Luke, devo vedere Harry."

Sbianca in viso e si affretta a cambiare espressione, cercando di rimanere calmo.

"Cosa? Stai scherzando?"

"Ti sembra che stia scherzando? Devo vederlo e chiarire questa cosa una volta per tutte. So che tu e Asher vi siete detti qualcosa, quindi le opzioni sono poche. O mi fai parlare con Harry, o me ne vado a casa."

È decisamente brutto mettere alle strette qualcuno, ma in questo caso e nelle mie condizioni, secondo me, va fatto.

"Se te lo lascio fare, Asher mi ucciderà", sospira lui, con tanta preoccupazione che sembra dica la verità.

"Peccato che non mi interessi cosa pensa Asher", ribatto stizzita. 

Non mi importa davvero, adesso. Luke ci pensa su e apre bocca, finalmente per darmi la mia meritata risposta.

"Harry, come sai, sta facendo una verifica per il passaporto. Quello che ho capito è che si trova in uno dei magazzini abbandonati, a Michigan. Non è lontanissimo, si deve vedere con un tizio per falsificare tutto quanto."

Non gli chiedo come fa a sapere tutto questo, ma lo ringrazio e gli do un rapido abbraccio. Luke esce dalla stanza restando in silenzio e io mi affretto a recuperare il mio telefono, che si trova su uno dei comodini ai lati del letto. I messaggi che mi arrivano da quel numero sconosciuto sono del padre di Asher, quindi di sicuro posso contattarlo da lì.

Ci possiamo incontrare?

É senza troppi giri di parole, voglio andare dritta al punto. Necessito di vederlo ora. La risposta, per mia fortuna, non tarda ad arrivare.

Quanta fretta. Immagino tu sappia dove mi trovo, quindi accomodati. Di sera, alle 10.

Confermo con un rapido messaggio e metto via il cellulare. Devo solo stare attenta che Asher non mi scopra

Mr. Bad BoyWhere stories live. Discover now