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Spingo la massa di corpi che a loro volta si scontrano fra loro, come negli autoscontri. Guardo ancora una volta il display del cellulare per assicurarmi che l'indirizzo sia quello giusto.

Asher mi aveva detto di presentarmi qui, ma il suo modo di scrivere il messaggio mi è sembrato parecchio strano.

Come avevo previsto, mi sono ritrovata in una discoteca non poco più lontana dalla nostra scuola. N

on so se gli sia stato vietato di andare in luoghi pubblici, al momento, ma i suoi metodi di persuasione, molte volte, sono efficaci. Non poco, aggiungerei.

Ritrovarmi in questo posto non mi ha sorpresa. Le sue emozioni lo stanno distruggendo, e so che non è abituato a perdere il controllo su tutto quanto, su quello che con tanta fatica ha provato a mantenere innocuo.

Innocuo per sé e innocuo agli occhi degli altri. Non ha mai affrontato il discorso "galera."

Era sicuro che sarebbe riuscito a scappare senza farsi scoprire, di riuscire a nascondere tutto ciò che è sbagliato per la legge. Ma a lui non è mai importato molto della legge.

So già dive dirigermi, quindi poco tempo più tardi sono davanti al bancone. E come detto prima, le mie sensazioni si sono avverate.

Asher è seduto su uno sgabello del bar, con la schiena ricurva e una camicia bianca addosso.

I capelli ricadenti su gran parte del viso mi impediscono di capire la sua espressione. Tiene tra le dita un grande boccale di una sostanza strana.

Quasi scottato dal fuoco, sobbalza e si accorge della mia presenza. Mi guarda truce, ma si accorge che sono io e cambia sguardo in un batter di ciglia.

"Sei qui", mi dice come se non riuscisse a crederci davvero.

"Ovvio, Ash. Che cosa succede? Perché sei qua?" domando preoccupata.

Faccio un altro passo e gli porto i capelli all'indietro, quest'ultimi leggermente bagnati dal sudore. Mi studia con gli occhi spenti e risponde.

"Sono qui a festeggiare i miei anni di galera. Alla fine avevi ragione, tutto mi si è ritorto contro."

La sua voce mi arriva forte e chiara alle orecchie, come se nessun altro fosse presente, solo noi due.

Il tono con cui pronuncia le parole, però, è più lascivo. Ingarbuglia i discorsi, non completa le frasi e ogni tanto si mangia ciò che gli serve per completare un qualcosa di senso compiuto.

L'alcool nel suo corpo lo sta bruciando dentro, dandogli una rochezza che come un proiettile frantuma ciò che gli si pone di fronte.

"Come mai sei in discoteca? E i poliziotti?"

"Me ne fotto delle regole. Sono solo persone che credono di conoscere i valori della legge, imponendola ad altre persone. Ma sai chi l'ha inventata, la legge? Guarda un po', una persona! Siamo schiavi di noi stessi, la differenza è che c'è gente più privilegiata e chi lo è meno, che crede di poter fare quello che vuole solo perché ha un cazzo di stemma sulla maglia."

"Ash..." mormoro.
"Ti prego, essere pessimisti non risolverà niente."

"Cosa posso negare, Ashley? Cosa posso dire davanti al giudice? Il mio avvocato è più spaesato di me! Le prove per difendermi non sono sufficienti. E i testimoni... Chi me lo dice che non saranno corrotti? Mi daranno almeno dieci anni di galera, porca puttana!" urla, sbattendo il bicchiere sulla superficie in legno.

Molti occhi si posano su di lui, compresi quelli del barista, ma Asher ignora gli sguardi spudoratamente, concentrato solo su di me.

"Era legittima difesa", sussurro.

Mr. Bad BoyOnde histórias criam vida. Descubra agora