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Primo giorno di ciclo. Di mattina ho trovato una bella sorpresa e adesso me la sto prendendo con il creatore del mondo per aver inventato lo strumento di tortura peggiore che possa esistere per un donna. Ma a cosa serve esattamente?

"Ti stai lamentando da tipo mezz'ora", mi fa notare Asher.

"Ah, stavo parlando ad alta voce? Beh, non è colpa mia se mi sento un panda in calore per il mio simpatico amico che mi viene a fare visita una volta a mese, e se sono sfigata anche due", mi difendo.

"Non sembri un panda in calore", prova a consolarmi.

"Asher, Asher, Asher. È ovvio che dici così. Voi uomini non potrete mai capire. Ti piacerebbe non poter andare a mare per una settimana? O non fare le cose che a voi maschietti piace tanto fare?

Mi guarda sconcertato. "Non voglio parlare di queste cose, Ashley! Mi fa letteralmente schifo."

Voglio vedere lui in queste circostanze e inoltre noi donne soffriamo per molte più cose degli uomini.

Per esempio la ceretta; la ceretta la prima volta fa un male diavolo. E poi i tacchi, ti fanno male ai piedi e ti spuntano i calli.

"La smetti di parlare ad alta voce?" Asher poggia il mento sulla mano racchiusa in un pugno, guardandomi scocciato.

"Pure la mia testa c'è l'ha con me! Ma perché esisto?"

Caccio un urlo di disperazione.

"Forse per rompermi le palle con i tuoi discorsi senza senso?" risponde lui giocando con un pacchetto di sigarette, tirandoselo da mano in mano.

Vado nella piccolo cucina e prendo una penna e un foglio.

Scrivo alcune delle regole fondamentali del periodo più brutto di esistenza di una donna e torno da Asher. Ripiego il foglietto con cura e lo infilo nella tasca dei suoi jeans.

"Mi raccomando, se non sai che fare guarda questa lista."

"Sei pazza." Assottiglia gli occhi e mi guarda male e scoppio a ridere.

Dopo questa breve introduzione mi concentro sulla scatoletta posata al centro del letto.

Io e Asher stiamo cercando un modo per aprila da più di un'ora e siamo disperati.

Tendo un braccio di lato e apro e chiudo la mano. "Portami la pistola", gli dico dopo aver provato a masticare la serratura.

"Mmh, certo", acconsente con voce sensuale.

"Non cogliere sempre i doppi sensi!"

Gli mollo un pugno nello stomaco e si piega in due dal dolore. Prego le mie guance di smettere di produrre il forte rossore provato e mi giro dall'altra parte.

"Portami la pistola", ripeto.
"Farà rumore", predica.
"Figurati se le pareti non sono insonorizzate."

Sventolando la mano verso di lui per fargli prendere ciò che voglio, continuo a guardare la scatoletta perplessa. Lui porta l'arma, ma non me la dà.

"Faccio io", comunica facendomi scendere dal letto e puntandola contro la serratura.

Prende la mira e spara. Fa un rumore assordante e giuro che i miei timpani stanno sanguinando. Metto le mani sulle orecchie e stringo i denti.

Un suono fastidioso e continuo risuona ininterrottamente nella testa. Scuoto il capo e dopo un poco il suono svanisce.

Sono un po' sotto shock; in tutta onestà ho già visto altre armi in vita mia. Mi ricordo sempre che mio padre ne teneva una nel suo comodino e che ogni tanto mi portava con sé nel poligono di un suo amico.

Mr. Bad BoyWhere stories live. Discover now