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Apro gli occhi per un forte e fastidioso picchiettare alla finestra. Tiro giù le coperte, fino a scoprire metà delle mie gambe.

Mi stropiccio lentamente gli occhi e controllo l'orario sulla sveglia posata sopra al comodino.

6:23

Grugnisco per l'ora. È da qualche mese che solitamente mi sveglio sempre così presto.

Non so dire come mai succeda ogni volta ormai, ma so per certo che quando schiudo le palpebre, un incubo ha fatto in modo di rovinarmi il riposo.

È una sensazione strana, perché non ricordo mai di quale incubo si tratti, e scoprirlo mi farebbe un gran comodo.

Alzandomi dal materasso, decido di andare verso la finestra e aprire le tende.

C'è ancora buio, però in lontananza riesco a vedere un raggio di luce. Le gocce di pioggia continuano a picchiare con violenza il vetro della finestra, come se volessero entrare.

Mi stringo tra le braccia per cercare di procurarmi un po' di calore corporeo; di mattina c'è molto freddo. Dando le spalle alla finestra, guardo attentamente la mia nuova camera, buia e fredda.

E forse, la sento fredda perché so bene che questa non è veramente casa mia, che prima di poter essere definita così, dovrà passare molto tempo.

Mi manca solo quel calore che una vera casa può dare.

Percorro lentamente la stanza, fino ad arrivare al comodino e accendere la abatjour.

Schiaccio il pulsantino e attendo che la luce soffusa inizi ad espandersi sempre di più.

Quando metà camera è finalmente illuminata, lascio che il mio corpo sprofondi nuovamente sul materasso.

Distendo le gambe e le braccia, e allungandone uno, prendo il mio telefono.

Sblocco la schermata di blocco e apro l'app dei messaggi, selezionando il contatto del mio migliore amico. Premo le dita sul display e invio l'SMS.

Non ho sonno.

Aspetto un po', sperando che risponda al più presto. Passano una decina di minuti, e proprio quando sto per arrendermi e posare il cellulare, questo vibra.

Leggo riga per riga il messaggio di Hudson.

Conta le pecore. È presto.

Digito in fretta una risposta, sorridendo alle sue parole.

Sono stufa di contare le pecore. Questo metodo non funziona.

La luce dello schermo mi accieca leggermente, ma cerco di non farci troppo caso.

Allora conta i Cricket. Ho sonno, Ash. Ti vengo a prendere più tardi alle otto. È meglio se dormi, sarà una giornata stancante.

Tutte le mie possibilità di chattare con il mio migliore amico fino a tardi sono svanite.

A questo punto spengo il telefono e lo lancio ai piedi del materasso. Sospiro e chiudo gli occhi, sognando un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi grigio-azzurro.

"Ashley, svegliati! C'è Hudson che ti aspetta fuori!" Mia madre apre la porta della mia stanza, urlandomi nell'orecchio queste parole.

"Arrivo, arrivo", biascico scacciando mamma con un gesto secco della mano.

Sembra passato solo qualche minuto da quando mi sono risvegliata qualche ora fa. Sta ancora piovendo, anche se meno di prima.

Striscio fino all'armadio, aprendone le ante. Inizio a cercare qualche vestito adatto, ma la prima cosa che torvo è il mio gatto.

Mr. Bad BoyWhere stories live. Discover now