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"Hudson, alza il volume", ordino collegando il cellulare al cavetto USB della sua macchina.

"Cosa?"

"Mi hai sentito benissimo."

"No, ti prego, Ashley. Questa canzone fa rivoltare lo stomaco. Cambia", mi supplica Hudson cercando di scollegare la connessione Bluetooth.

"Alza quel accidenti di volume, prima che ti faccia sbandare!" lo minaccio con tono aggressivo.

Tirando fuori dalla bocca qualche lamentela, mi accontenta e aumenta il volume della canzone di Irama.

Inizio a cantare a squarciagola parole senza senso, alzando le mani verso l'alto e lasciando che il vento mi scompigli i capelli.

"Ma come fa a piacerti roba del genere?" borbotta Hudson incredulo, formando un cipiglio.

"Mi piace la musica italiana!" grido per sovrastare la canzone di sottofondo.

"Ma se neanche sai parlare l'italiano!" ribatte.

"Ho origini italiane", mi difendo, "questo basta."

Scuote la testa parecchio divertito ed esasperato allo stesso tempo, girando la manopolina del volume per abbassarlo. "Solo perché il tuo bis-bis-nonno era italiano, non è una giustificazione."

Faccio spallucce, fischiettando il motivetto della canzone e appoggiando il braccio sullo sportello dell'auto di mia madre.

Finché Hudson non riprenderà la sua macchina, useremo questa. Almeno sarà più facile spostarsi.

Ho l'intento di aprire bocca per ricordarglielo, ma prima che possa farlo, il frenare del mezzo di trasporto mi indica che siamo arrivati al fast-food.

Chiudo lo sportello con una spinta, toccando l'asfalto del parcheggio con le scarpe e ammirando il piccolo spiazzale nel quale è costruito l'edificio.

È un semplice locale, un po' squallido, ma Hudson mi ha riferito che fanno i migliori Hamburger e patatine fritte di sempre.

Ha anche aggiunto che ci vanno molti ragazzi e ragazze durante i fine settimana, per passare una serata con gli amici o per prendere, magari, anche un frullato.

Entrando, io e il mio amico ci sediamo su degli sgabelli in pelle rossa e un poco rovinati. Sono disposti tutti in fila e percorrono il bancone in marmo, che si prolunga fino alle estremità del locale.

Oltre agli sgabelli c'è anche qualche tavolo di forma circolare sparso di qua e di là.

Prendendo posto aspettiamo che qualcuno ci venga a servire, ma a parte qualche gruppetto di liceali e matricole, non vedo nessun altro, escluso un signore di mezza età seduto all'angolo del locale.

Resto a guardarlo per un po', mentre volta la pagina di giornale e porta alle labbra sottili la tazzina di caffè.

Quando una donna, anche lei coetanea dell'uomo, si siede accanto a lui, sorrido teneramente alla scena.

"Benvenuti!" esclama una ragazza da dietro il bancone, risvegliandomi dai miei pensieri.

Mi volto verso di lei, pronta a ordinare. Alzando lo sguardo però rimango a bocca aperta: Questa ragazza è bellissima!

Porta i capelli lisci, biondi e lucenti fino alle spalle, che fanno contrasto con gli occhi azzurri e le sopracciglia fine e chiare.

"Questo fa male alla mia autostima..." mormoro sperando che non riesca a sentirmi.

"Come, scusa?" chiede invece, con ancora la penna tra le mani e il taccuino pronto.

Avvampo per la brutta figura, e tanto per mettere giù qualcosa, ordino un cheeseburger.

Mr. Bad BoyOù les histoires vivent. Découvrez maintenant