58. Un picnic sotto le stelle - II Parte

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Sorrisi, colpita dalla sua sincerità, non avevo mai visto Mathieu tanto esplicito come quella sera.

«Potresti restare a dormire qui a Portland con me» sussurrai, timorosa. «Ti ospito ufficialmente a casa mia!» aggiunsi dando voce al mio di cuore.

«Sei sicura che sia una buona idea?»

«Perché no? Mia madre e mio nonno saranno contenti di rivederti dopo tanto tempo, l'ultima volta eri un bambino. Un bambino piuttosto dispettoso» specificai.

«Esagerata, volevo rendere la tua vacanza a New York meno noiosa» disse sarcastico.

«Sì, certo, come no, e dovrei anche crederti?»

«Che diffidente...»

«Oh povero, hai ragione, eri un angioletto!»

Sorrise e nel farlo mi circondò i fianchi con il suo braccio, catturandomi a sé con dolcezza. Quella sera faceva molto freddo e in un certo senso camminare stretta a lui mi riscaldò sotto tanti aspetti.

Quando arrivammo davanti al cancelletto di casa, notai subito la luce del salone accesa, probabilmente la mamma stava attendendo ansiosa il mio ritorno. Ero andata via senza portarmi dietro il cellulare, mi ero comportata come un'incosciente, ma vedere Steven assieme a Kristin mi aveva mandata letteralmente fuori di testa.

Una volta varcata la soglia di casa, rimasi sorpresa nel vedere nonno Gerard ancora sveglio. Stava leggendo la sua rivista preferita sui motori. Non appena mi vide, posò gli occhiali sul tavolino e squadrò prima me, preoccupato, e poi Mathieu. In diciotto anni di vita non avevo mai visto mio nonno tanto agitato.

«Sei tu il famoso ragazzo che ha sequestrato mia nipote durante la serata del Ringraziamento?» pronunciò con fare minaccioso.

Percepii Mathieu deglutire con forza. Quando mi voltai verso quest'ultimo, notai subito dell'imbarazzo, non si aspettava un'accoglienza del genere.

«Nonno, tranquillo, lui è il figlio di Louise, ricordi?»

Il ragazzo accanto a me pareva incapace di proferire parola, non potevo biasimarlo, il nonno era parecchio infuriato.

«Ora che me lo hai detto inizio a ricordare i suoi occhi vispi, era un bambino furbo, non che ora sia cambiato molto, anzi, sembra addirittura peggiorato. Ai miei tempi, quando si corteggiava una ragazza, si chiedeva il permesso ai genitori prima di portarla a spasso o quantomeno si usava salutare.»

«Ha perfettamente ragione, signor Gerard. Non avrei dovuto rubare sua nipote in un giorno tanto importante e soprattutto avrei dovuto chiederle il permesso.»

Rimasi annichilita per quello che le mie orecchie avevano appena udito, non tanto per le parole, ma per la sua serietà.

«Che ti ho detto? È astuto, ma tutto sommato mi piace! Su forza, fatti avanti, voglio conoscerti meglio.» Mathieu restò fermo sul posto, con un'espressione interdetta, mio nonno era un burlone. «Su dai, siediti sul divano, non mordo.»

«Confermo» m'intromisi allegra, sapevo che nonno Gerard non avrebbe tenuto il muso ancora per molto. Voleva soltanto mettere alla prova Mathieu.

Così, dopo un primo momento di timidezza, i due si lasciarono andare in una lunga chiacchierata. Mio nonno sapeva sempre come mettere a proprio agio gli ospiti, del resto lui era un uomo d'altri tempi e conosceva le buone maniere meglio di chiunque altro in quella stanza.

Parlarono molto e mi ritrovai stupita nel vedere Mathieu aprirsi come non aveva mai fatto con me. Il nonno gli chiese delle sue passioni, degli studi, della musica e fu proprio in quegli attimi di spensieratezza che scoprii una notizia fantastica, Mathieu aveva deciso di riprendere Informatica. Non potevo che esserne felice, anche se voleva diventare un batterista affermato, ciò non gli impediva di studiare e migliorarsi, per se stesso e per il suo futuro.

Poi arrivò la fatidica domanda sull'amore e in particolare sul nostro rapporto, vidi le guance del ragazzo che avevo di fronte tingersi di porpora e la sua voce, dapprima risoluta e spigliata, divenne esitante e incerta. Nessuno amava mettere i propri sentimenti a nudo.

«Sua nipote mi piace molto, non come amica, se è quello che si sta chiedendo» rispose.

Seguirono alcune battute da parte di mio nonno, ma alla fine sembrò entusiasta all'idea di me e Mathieu insieme, anche se continuava a tifare per il suo "nipote" prediletto.

«Mi raccomando, quando tornerete a New York, vedi di non fare soffrire mia nipote, altrimenti dovrai vedertela con me e con Steven. Lui si è sempre preso cura di Belle, ha messo sempre la felicità di mia nipote al primo posto, quando si è trattato di agire per il suo bene, l'ha fatto!»

Quelle parole mi fecero sentire in colpa, solo qualche ora prima mi ero comportata come una bambina dispettosa nei riguardi del mio amico e perché? Perché non riuscivo ad accettare il fatto che fosse andato avanti senza di me. Mi resi conto che ero stata ingiusta con lui, anch'io mi ero innamorata di Mathieu quando provavo ancora sentimenti forti verso Steven. Perché avevo giudicato il mio amico, quando mi ero comportata esattamente come lui?

«Non si preoccupi, non è mia intenzione spezzare il cuore di Belle, credo che al massimo succederà il contrario» replicò con tristezza Mathieu.

Quella situazione non poteva andare avanti ancora per molto. Dovevo dire addio ai baci, alle carezze, agli abbracci e a frasi ambigue. Non potevo continuare a illudere le persone che amavo e c'era un solo modo per smettere: rischiare e prendere una decisione.

La Ragazza che cuciva sogniWhere stories live. Discover now