15. Destiny

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Dopo la serata della premiazione non vidi più Dean e per la mia sanità mentale già a serio rischio fu un bene. Avevo bisogno di mettere un po' di lontananza fra di noi per capire che cosa provavo davvero.

Ricominciare le lezioni fu di aiuto per distrarmi anche se le voci per il campus corsero rapide. La mia rottura con Kevin, quarterback del nostro College, era sulla bocca di tutti quanti e a peggiorare la situazione era l'altra voce che circolava: a quanto sembrava Kevin se la faceva con una delle cheerleader alle mie spalle. Mentre stavamo ancora assieme.

Per quel motivo gli avevo chiesto di incontrarlo nel bar del campus ad un orario in cui era semi deserto. Non volevo che volassero ulteriori pettegolezzi ma di farlo venire a casa mia non se ne parlava. Michelle minacciava di castrarlo.

Arrivò due minuti dopo di me e ci sedemmo ad un angolo appartato, lontano da orecchie indiscrete. La cameriera, una mia compagna di corso, venne a prendere le nostre ordinazioni e non mi sfuggì l'occhiata languida che rivolse a Kevin. Non mi infastidì e rendermene conto mi spiazzò.

<<Di cosa volevi parlarmi?>>, chiese, quasi speranzoso.

Mi appoggiai allo schienale del divanetto. <<Ho sentito delle voci e vorrei sapere se sono vere>>.

<<Quali voci?>>, chiese sulla difensiva.

Non ci girai attorno e andai dritta al punto. <<Ti sei fatto una delle cheerleader mentre stavamo assieme?>>

Sbiancò e sgranò gli occhi. <<Chi lo dice?>>

Mi trattenni dall'urlargli contro. <<Non è importante. Voglio una risposta, Kevin>>.

Si abbandonò ad un sospiro. <<No, non è vero. Non è mai successo niente con nessuna mentre stavamo assieme>>.

La sua risposta mi rese titubante. <<Hai detto mentre stavamo assieme, ma appena hai chiuso la porta della mia stanza ne hai trovata un'altra in cui infilarti?>>, sputai fuori. Ero incazzata.

Arrossì ed ebbe la decenza di distogliere lo sguardo da me. <<E' successo una volta sola. Una settimana dopo che ti ho chiesto una pausa. Sono uscito con i ragazzi dopo la partita, mi sono ubriacato e il mattino dopo mi sono svegliato con una nel mio letto. Sono sparito anche per questo motivo. Avevo bisogno di riflettere>>.

Inorridii. La verità era brutale e faceva male. Non ero più innamorata di lui ma sapere che non aveva nemmeno aspettato di essere single per andare con un'altra, mi faceva schifo.

Chiusi le mani a pugno e le nascosi sotto il tavolo. <<E me lo dici così? Come se non mi avessi tradita?>>, sbraito, infischiandomene della gente attorno a noi.

Scosse la testa. <<Ti avevo lasciata>>, si giustifica.

Guardai la carta del muffin che avevo mangiato appallottolata sopra il tavolo ed ero seriamente tentata di tirargliela addosso. Mi avrebbe dato una soddisfazione immensa. <<Prendersi una pausa non vuol dire rompere!>>, sbottai.

Mi guardò storto. <<Ero confuso, Didi! Non sapevo che cosa stavo facendo!>>

<<E' l'unica soluzione che ti è venuta in mente è stata infilare il tuo uccello altrove?>>

Alzò gli occhi al soffitto scocciato. <<Non essere volgare>>, mi rimproverò. Ecco. Quello era il nostro problema. Lui non era mai stato un vero fidanzato, ma piuttosto un padre che non faceva altro che rimproverarmi.

Mi ero stufata!

<<Io dico quel cazzo che mi pare>>, dissi con una certa soddisfazione, <<e poi sono talmente incazzata in questo momento che sei fortunato ad essere ancora vivo>>.

A BAD BOY LIKE YOUWhere stories live. Discover now