43. Destiny

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Dolore.

Sentivo soltanto dolore ovunque.

Testa. 

Braccia. 

Addome. 

Gambe. 

Ero un ammasso di dolore.

Mi sentivo molle, come se stessi fluttuando nell'aria. C'era qualcosa che non andava in me. Solo che non riuscivo ad afferrare che cosa.

Le mie palpebre tremarono. Non riuscivo a svegliarmi. 

Perchè non ci riuscivo?

Pensa, Destiny.

Ero andata all'aeroporto ad aspettare Dean. Mi aveva abbracciata. Baciata. E stavamo andando alla sua casa alla spiaggia. Ero eccitata e su di giri. 

Questa è l'ultima cosa che ricordo.

Questa volta le mie palpebre reagirono e mi trovai a fissare una luce fortissima sopra la mia testa. 

<<Oh, ben svegliata!>>, mi accolse una voce.

Mi voltai piano e con una smorfia di dolore. Perchè mi sentivo come se fossi stata calpestata da un elefante?

La faccia contratta dalla preoccupazione di Michelle mi apparì davanti. <<Cosa?>>, tentai di chiederle.

<<Non lo ricordi?>>

Scossi la testa. <<No>>. Cosa non ricordavo?

<<Tu e Dean avete avuto un incidente>>.

Il ricordo mi colpì all'improvviso. La telefonata. L'impatto. Io che urlavo prima di perdere i sensi. 

Mi agitai e tentai di alzarmi. Dovevo andare da Dean. Vedere se stava bene. Sapere se era vivo.

Logan, di cui non mi ero accorta della presenza, mi bloccò delicatamente sul letto. <<I medici hanno detto che non puoi ancora alzarti. Hai preso una bella botta alla testa>>.

<<Dean?>>, chiesi guardandomi attorno nella speranza di trovarlo. Solo che lui non c'era e mi sentivo spezzata.

Logan e Michelle si scambiarono uno sguardo strano. I miei occhi si riempirono di lacrime. Oh. Dio. NO. No. NO.

<<Lui... non lo sappiamo>>, ammise Logan. Era stanco e si reggeva a malapena in piedi.

<<Da quanto sono qui?>>, chiesi. Ora la voce usciva meglio anche se rauca. Avevo urlato così tanto?

La gola bruciava.

<<Sei ore>, rispose Michelle. <<Ci hanno permesso di entrare da poco. Vuoi che vado a chiamare un'infermiera?>>

Annuii. Avevo sete. <<Ho bisogno di bere>>. Michelle sparì e guardai Logan che sembrava sul punto di esplodere. <<Cosa non mi stai dicendo?>>

Ero sul l'orlo delle lacrime. Il mio Dean. Non potevo perderlo. Il solo pensiero mi distruggeva.

Si mise a sedere sulla sedia accanto al letto. <<Il coach ci ha appena raccontato che stavano ricevendo delle minacce su di lui. Su di voi. Hanno cercato di farvi fuori>>.

Se non posso averla io, allora non può nessun altro.

Quella frase. Quella che aveva preceduto l'impatto. Le parole di Logan acquistarono un significato fortissimo. Ci volevano morti. Morti.

A BAD BOY LIKE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora