쉰세.53

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Io e Minseok stavamo ritornando verso le nostre abitazioni quando si furono fatte già le undici inoltrate, mano nella mano come due bambini che hanno paura di perdersi in mezzo ad una folla gremita di gente.
Il che poteva anche risultare come fraintendimento, perché effettivamente chi ci osservava da fuori, poteva tranquillamente e superficialmente pensare che fossimo una coppia, dalla nostra vicinanza non solo prodotta dall'intreccio delle nostre dita, ma anche dalle nostre menti, da due cuori che per tempo erano stati colmi di un sentimento fortissimo che si rispecchiava e riservava in entrambi, dalle nostre chiacchiere spicciole e totalmente spontanee, come le risate strappa lacrime che ne seguivano.
Minseok era stato un pezzo della mia vita, lo avvertivo ancora come se fosse stato marchiato a fuoco sulla mia pelle.
Tutto quello che avevo provato per lui non mi poteva restare indifferente e saperlo qui, adesso, come se le cose tra di noi non si fossero mai interrotte, mi donava una sensazione di sicurezza immensa.
Saper di poter contare su di lui, per me era veramente la gratificazione più grande che potessi ricevere.
Non lo amavo più, questo era chiaro, troppo impossibile e complicato ripristinare dal nulla un'emozione tale, ma comunque nessuno poteva ribadire sul fatto che gli volessi ancora un grande, grandissimo bene e che gli ero riconoscente sotto molti aspetti.

Questo vecchio tuffo nel nostro mare dei ricordi, terminò appena arrivati difronte ai cancelletti sorretti dagli steccati dei nostri giardini.
Eravamo uno di fronte all'altro, le mie labbra contornate da un sorriso di quiete e benessere che da un po' non appariva sul mio viso, mentre la sua espressione era serena, rilassata.
Tante erano le cose che vennero dette quella sera, parole con significati specifici, importanti.
Riuscì a far chiarire tanti aspetti che nella mia testa suonavano come debilitati da una qualsiasi soluzione, mostruosi e complicati, al quale lui, rivolgendomi delle dirette, semplici e concise domande, trovò come farmene venire a capo.
Per questo eravamo da diversi secondi in quella posizione, le mani ancora unite, un sorriso di silenzioso ringraziamento da parte mia, e i suoi occhi pieni di dolcezza a rassicurarmi nuovamente e in modo taciturno, su tutte le cose che mi aveva già fatto confermare prima.
Non servì pronunciare ulteriori verbi dopo averne già emessi così tanti, perciò, entrambi e nello stesso momento, ci avicinammo per scambiarci il più semplice e comunicativo dei contatti umani.
Ci abbracciammo forte, consolidando così la certezza che tutto ciò non era un sogno, ma che al contrario, potevamo di nuovo contare l'uno sull'altro, in un modo nuovo e diverso, creando un legame più duraturo e forte di prima, ripristinando un'amicizia a prova di qualsiasi intemperia.

Un vecchio detto paesano citava:
"Bisogna prestare sempre attenzione a tutto ciò che si dice e si fa.
C'è sempre qualcuno che osserva e qui, anche i muri hanno le orecchie."

E non poteva esistere che affermazione più vera.
Difatti, ad assistere a ciò che si stava svolgendo davanti al cancello del mio giardino, precisamente appostato dietro la tanto cara e amata tendina della sala, c'era Mingyu, con un cipiglio abbastanza indignato e corrucciato sul viso.
Pensava che io non avessi notato il suo monitorarci da dietro la finestra, ma il nostro amico ancora non aveva capito che io ero una persona che prestava attenzione per ogni minimo e anche insignificante dettaglio.
Per questo sussurrai nell'orecchio di Minseok una cosa a lui incomprensibile, facendo ridere leggermente me e il ragazzo dai capelli eletriccamente azzurri e fumare dalla gelosia il membro dai capelli color carbone dei Seventeen.
Dopo questo "show" mi limitai a dare la buonanotte a Xiumin e ad apprestarmi a rientrare in casa, con una voragine nello stomaco per la fame.
Con nonchalance, varcai la porta principale, mentre vidi Mingyu sparire, come se avesse avuto un razzo in culo, su per le scale, facendo tre scalini alla volta, tanto che oserei dire, arrivato al pianerottolo di sopra, inciampò imprecando lievemente, facendomi trattenere dal ridere a squarciagola e svegliare tutti.
Senza ulteriori indugi, puntai dritta verso la cucina, che senza mia sorpresa, trovai già illuminata per via della luce che, biricchina, scappava da sotto la porta accostata.
Con ancora meno stupore, all'interno della stanza vi trovai Soonyoung intento a fagocitare con goduria un panino stra farcito che mi fece venire ancora più fame.
Lo divorava con tale foga, che sembrava patisse la fame da anni.
Ormai io e Hoshi eravamo abituati a questi incontri ravvicinati di terzo tipo tra me e lui, anche oltre la mezzanotte suonata, in cucina con i capelli sparati, gli occhi mezzi aperti e il pigiama, per fare uno spuntino in un religioso silenzio.
Infatti con un lieve cenno del capo, ci limitammo a consumare il nostro cibo senza proferire parola.
Ormai eravamo amici intimi di scorpacciate notturne, non avevamo bisogno di parlare.

Dopo aver sistemato ed essermi preparata per andare a dormire, con non poca ansia, dovuta anche alle parole di Minseok che continuavano a girarmi per la testa, entrai nella mia stanza, trovando Mingyu seduto a gambe incrociate sul letto, con l'abat jour del comodino accesa.
Che volesse continuare il discorso della sera prima era palese, come il fatto che non sapesse da dove cominciare o quali termini utilizzare.
Per una volta decisi che il mio orgoglio poteva anche essere messo da parte e così iniziai io la conversazione:
"Ho capito quello che ieri sera cercavi di dirmi.
Ti sei comportato da stronzo egoista e pure io ho la mia buona parte di azioni che potevo tranquillamente evitare di commettere.
Convieni che entrambi abbiamo sbagliato tempistica e modi di approcciare la situazione?"
"Si ma-"
"Anche io Mingyu."
Lo scrutavo negli occhi seria come non mai, la sua espressione era un misto di mille emozioni tutte insieme.
Era felice, sorpreso, agitato e solamente felice, felice come non lo avevo mai visto, era la sensazione che stava prevalendo dentro di lui, che a momenti gli stava per far esplodere il cuore.
"Come hai capit-"
"Qualcuno mi ha fatto notare che la tua gelosia era più che evidente, impossibile da non poterla notare.
Hai sempre gli occhi su di me, dicono che non guardi mai altro.
E poi, sapevo che se non ti avessi dato prima la sicurezza che per me fosse lo stesso, non saresti mai riuscito a dirmi che mi amavi."
"Hai ragione.
Infatti ti amo, ti amo dannatamente tanto.
Sono spaventato e incapace, poche volte mi sono sentito così spaesato.
Questa cosa mi manda fuori di testa, perché ogni gesto e parola, il mio cervello li pensava in un modo, poi come un coglione agivo nel verso opposto.
Mi dispiace così tanto e avrei da dirti così tante altre cose che non saprei da dove iniziare.."
"Adesso non cominciare niente, stai con me e basta."
E Mingyu non se lo fece ripetere due volte.
Mi prese con gentilezza e mi fece sedere sopra le sue gambe, iniziando a baciarmi lentamente, nella speranza di esprimere almeno una parte di tutte le cose che aveva da dirmi.
Poi ci stendemmo sotto le coperte, in un groviglio di corpi e sentimenti, finalmente con l'anima in pace e la sicurezza che da quel giorno, non si sarebbero più commesse cazzate.

×××
heyooo, spero possiate apprezzare questo capitolo fuori programma!
nel caso ringraziate noseteyuke che mi ha praticamente fatto una capa tanta per scriverlo.

•How is living with the Seventeen•Where stories live. Discover now