스물 두.22

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Lo stanzino in questione, era piccolo, con una lampadina collegata ad un cavo che pendeva dal centro del soffitto e con un'umidità che ti si insinuava dentro le ossa e una lavatrice subito a lato della porta che era stata appena chiusa a chiave da Yoongi.
Jimin mi stava guardando come se in questo momento non fosse più allegramente brillo, ma lucidissimo e con tutti i neuroni a posto.
Lo stesso Jimin che si stava avvicinando a me così tanto, da farmi indietreggiare fino a scontrare con il bacino la lavatrice, mentre iniziavo a percepire contro il mio collo scoperto a causa dei capelli che tenevo disordinatamente raccolti, i suoi pesanti respiri.
"È da tutta la sera che aspetto questo momento."
Disse con una voce terribilmente sensuale, leggermente graffiata per colpa dell'alcool e delle canzoni che aveva cantato a squarciagola.
Non si poteva negare in nessun modo il fatto che Jimin fosse seriamente un pezzo di figo da paura e che un'altra ragazza, in questo istante trovandosi al mio posto, avrebbe già iniziato a farci cose molto sconcie.
Come poterla biasimare?
Io comunque ero pietrificata dalla situazione in cui mi trovavo e non sapevo come comportarmi.
I miei ormoni, dal canto loro, mi stavano gridando di saltargli addosso senza tirarla ancora per le lunghe, mentre la parte razionale di me che era d'accordo con la mente e il cuore, era ferma allo sguardo sconsolato che aveva assunto il viso di Mingyu appena ci avevano chiuso la porta.
Ma cosa mi stava succedendo?
Provavo per caso qualcosa per quel coreano che mi aveva fatta ammatire per tutto quel tempo e che ultimamente stava cercando di fare ammenda?
No, era impossibile.
"Si nota chiaramente che tu e quel Mingyu ve la intendete.
Specialmente lui, sembra essere preso parecchio da te.
È un sentimento contraccambiato?"
Ero letteralmente imbambolata e il fatto che Jimin me lo avesse sussurato in un orecchio non mi aiutava, perchè non riuscivo a reagire e sembrava che le corde vocali fossero svanite all'interno della mia laringe.
Ma quando sentii una sua mano stringersi attorno al mio fianco, allora sussultai e mi ripresi quel tanto che bastava per mormorare un:
"Non mi pare che siano affari tuoi."
Sentivo il cuore accelerare pericolosamente nel petto, minacciando di uscirmi fuori dalla cassa toracica mentre il mio respiro si faceva sempre più irregolare a causa della troppa vicinanza con il suo viso e del profumo paradisiaco che emanava.
"Non ti dispiace se allora faccio questo?"
Senza darmi tempo di rispondergli o chiedermi il consenso, prese a lasciarmi una scia di umidi baci su tutto il collo con una calcolata lentezza disarmante.
Non sapeco bene cosa mi prese in quel momento, ma portai una mano sulla sua nuca, lasciandomi trasportare da quella piacevole sensazione.
Jimin pareva non aspettarsi altro perché mi prese come se fossi leggera come una piuma e mi fece sedere velocemente sulla lavatrice, insinuandosi con il corpo tra le mie gambe.
Spostandomi un lembo del vestito che copriva un pezzo di clavicola e della spalla, iniziò a mordicchiare e a maltrattare quel piccolo lembo di pelle, lasciando spazio ad un'evidente segno violetto.
Rendendomi conto del fatto che con quel gesto mi aveva "marchiata" come se fossi una cosa di sua proprietà, lo scansai scendendo dalla lavatrice e tirandogli uno schiaffo sul volto.
Jimin pareva comunque assai soddisfatto di come erano andate le cose e neanche un minuto dopo, Yoongi tornò ad aprirci per farci tornare insieme agli altri.
Quando mi risedetti di nuovo in mezzo a Jihoon e alla mia ormai alticcia e migliore amica Lin, non riuscii a guardare Mingyu che stava cercando una rassicurazione da parte del mio sguardo sul fatto che non fosse accaduto nulla in quei dieci minuti.
Io e Jimin non ci eravamo nemmeno baciati, eppure mi sentivo ugualemnte come se lo avessi tradito in qualche modo.
Forse mi vergognavo per essermi fatta ingannare e trasportare dalla situazione e soprattutto per aver permesso a Jimin di comportarsi in quel modo.
Ero talmente persa in mezzo ai miei sensi di colpa alla fine abbastanza infondati, da non aver prestato attenzione alla bottiglia che andava a posarsi prima su Jungkook e poi su Lin.
Avevo la pelle d'oca, non era fottutamente una cosa possibile.
Hoseok che aveva girato quel maledetto oggetto, guardò il suo amico con un sorrisetto e rinnovò la domanda che veniva posta ormai da un considerevole lasso di tempo.
"Obbligo o verità maknae Kookie?"
"Obbligo hyung."
"Limona con Lin."
Avevo visto Hansol chiudere i pugni e stringerli talmente tanto da far diventare le nocche biancastre e si stava per alzare con una maschera incazzata sul volto, quando aveva visto che la mia migliore amica sembrava non rifiutare di fare quell'obbligo.
Dovevo fare qualcosa.
Mi tirai in piedi con uno scatto, esclamando:
"NO, NON PUÒ FARLO."
Stavano tutti guardando me senza capire, tranne il mio migliore amico Vernon che aveva capito che stavo cercando di fermare l'irreparabile.
Jungkook mi fissava storto.
Avevo appena scoperto come farsi odiare da quel ragazzo che pare avere tanto un buon carattere.
"E perchè non può farlo?"
Mi domandò quest'ultimo.
"Perchè...
È la mia ragazza e sono gelosa.
Molto gelosa."
Se non fosse stato per il fatto che conoscoscevo i Seventeen come le mie tasche, nessuno a parte me aveva notato il fatto che stavano collassando internamente dalle risate.
Lin era perplessa e non capiva proprio quello che stava accadendo, aveva la mente scombussolata dell'alcool che aveva ingerito a stomaco vuoto.
"È ridicolo.
Siete più etero di quanto Hoseok e Yoongi sono gay."
"Toh!
Ma guarda che ore sono!
Dobbiamo assolutamente andare, dobbiamo fare quella cosa domani mattina, non ti ricordi Lin?"
Finalmente la mia amica parve avere un barlume d'ispirazione dettata dalle mie parole e mi diede man forte ribadendo il fatto che si era fatto tardi e che dovevamo assolutamente andare.
Seungkwan e Wonwoo furono invitati a passare la notte li, cosa che non dispiacque per niente ai due ragazzi, che accettarono volentieri.
Nel tragitto di ritorno, nel nostro abitacolo regnava un'imbarazzante silenzio tra domande dolorasamente taciute e risposte segretamente sepolte nel cuore della notte.
Sapevo che non potevo sfuggira da Mingyu più di tanto e che prima o poi avrei dovuto affrontare il mare di emozioni che stava riservando nei miei confronti.
Seduta nei sedili posteriori della vettura con Lin sdraiata con la testa appoggiata sulle mie gambe, mentre dallo specchietto che sta sopra il cruscotto davanti, scambiato un rapido sguardo con Mingyu, mi persi a guardare fuori dal finestrino la vita e le luci della città che scorrevano veloci.

•How is living with the Seventeen•Where stories live. Discover now