오십이.52

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La cena trascorse tranquilla, tra le risate squillanti di Seungkwan e Hansol, udibili anche dalla spiaggia che distava a parecchi metri da casa, ai pettegolezzi scambiati tra mia nonna e alcuni dei ragazzi e al quantitativo di cibo disposto sulla tavola, non poteva che andare meglio di così.
Sandra con i Seventeen erano un'accoppiata vincente.
Le uniche persone che prestavano poca attenzione all'ilarità generale della serata eravamo io, mio fratello e Mingyu, ognuno con i suoi pensieri per la testa.
Io riflettevo su quanto il ragazzo dai capelli corvini mi avesse detto prima di scendere per cenare, mentre dentro di me avvertivo ancora quella strana sensazione di calore e familiarità che mi aveva donato l'incontrare di nuovo Minseok dopo tutti quegli anni, e che ancora a figurarmi semplicemente il suo nome nella mia mente, stando li in mezzo alla mia nuova famiglia, mi provocava uno strano attorcigliamento di organi addominali, che mi lasciava le idee confuse e disorientate.
Mingyu era perso in uno di quei ragionamenti che ti impediscono perfino di compiere le cose più automatiche, come respirare o sbattere le palpebre, tanto che quasi non aveva toccato cibo dal suo continuo shakerare i pensieri nel cervello per arrivare ad una tanto cercata e disperata via d'uscita, che in questo caso, era da intendere sottoforma di parole che proprio non riusciva ad esprimere.
Jeonghan invece, nemmeno si sforzava di provare ad essere presente, almeno di tanto in tanto io e Mingyu cercavamo d'interagire con qualche commento buttato a caso in mezzo ai discorsi che giravano a tavola.
Ma mio fratello era assente, la mente rivolta completamente altrove.
Non chissà quanto lontano, giusto a qualche metro, quelli necessari che sparavano la nostra casa da quella a fianco che ospitavano gli Exo e la tanto desiderata ragazza che Jeonghan forse, arrivati a quel punto, non aveva mai smesso di cercare e amare con ogni fibra del suo esile corpo.
Era chiaro a tutti che il vedersela li, bella come non mai, raggiante come il sole di agosto al quale adorava paragonarla, non fosse stato molto semplice per lui.
Seungcheol, un ragazzo dall'animo nobile e un leader degno di quel titolo, una persona sensibilmente pacata e infinitamente gentile, non aveva ancora espresso apertamente i suoi timori al suo fidanzato, perché in cuor suo sapeva che fosse scattato di nuovo qualcosa tra Moonbyul e Jeonghan, sarebbe stato impossibile non vedere il fuoco della vita ardere negli occhi di entrambi appena entrarono in contatto per quella insignificante frazione di secondo.

Mia nonna era da qualche minuto che mi stava osservando, aveva percepito che qualcosa in me in quel momento non andasse, perciò non si lamentò del fatto che anche io quasi non avessi toccato cibo, e mi si leggeva negli occhi la desolazione per averla fatta impegnare tanto e poi non averla ripagata non riuscendo a finire nemmeno un piatto pieno per meno della metà.
"Ti prometto che se sta notte mi viene fame, scendo e non lascio nemmeno uno degli avanzi che sicuramente rimaranno.
Sempre se qualcuno dei ragazzi non mi precede."
Dissi a bassa voce a mia nonna per non farmi sentire dagli altri.
Lei aveva capito, sapeva dove stessi per recarmi e le andava bene, mi chiese solo di mantenere le parole appena da me pronunciate, ci teneva che almeno mangiassi qualcosa, anche più tardi, non importava.
Così, ringraziandola, le diedi un bacio affettuoso sul capo, ed uscii dalla cosiddetta "porta sul retro", ovvero quella della cucina che dava sul giardino.
Non mi accorsi che anche qualcun altro si stesse per recare nello stesso posto in cui stavo per andare, finché non sentimmo cigolare il piccolo cancelletto delle nostre case.
La scena poteva apparire quasi comica dal momento che io e Minseok girammo la testa in sincronia per guardarci allibiti e scoppiare a ridere leggermente, solo pochi attimi dopo.
Era incredibile come a distanza di anni non fosse cambiato nulla tra di noi, eravamo i soliti ragazzini di diciassette e diciannove anni.

Piano piano e in un silenzio piacevole, che in quel momento non necessitava di essere occupato in modo alcuno, iniziammo ad incamminarci verso il posto in cui trascorremmo la maggior parte del tempo nell'ultimo periodo prima che io dovessi partire.
A distanza di cinque minuti da casa nostra, c'era un bellissimo ponte sull'acqua che portava ad una torre antica.
Mio nonno, navigante, mi ci portò una volta, dicendomi che quando avrei avvertito la sua mancanza o i pensieri sarebbero stati prossimi a farmi impazzire, mi sarei dovuta recare li, magari con la sperata coincidenza di vederlo passare con una delle navi che guidava, in quanto comandate.
Non molto più tardi, per via di una malattia, abbandonò tutti noi e Sandra non ebbe mai più il coraggio di accompagnarsi con nessuno, troppo legata all'unico uomo che fosse stato in grado di rubarle il cuore.
Con il lento e incessante scorrere del tempo, come la sabbia all'interno di una clessidra, io e Minseok iniziavamo a crescere, a portare avanti la nostra infanzia e a diventare adolescenti.
Non ricordo esattamente il motivo, ma in una delle tante notti estive che trascorrevamo in giro per le stradine deserte, o risalendo tutto il paese, lo portai nel mio posto segreto, dove nessuno vi aveva messo piede, di cui nemmeno mio fratello ne sapeva dell'esistenza.
E da lì divenne una routine, un luogo solo nostro dove fermare le lancette delle ore e dei minuti, del giorno e della notte.
Come eravamo soliti fare anche da ragazzini, ci mettemmo seduti con le gambe a penzoloni nel vuoto, il mare come pavimento liquido sotto le arcate del ponte, le stelle a fare da coperta dell'universo.
"Jongdae ti rende felice?"
Inaspettata pure me, uscì fuori dalle mie labbra questa domanda, mentre mi stendevo fino a toccare con la schiena il pontile.
"Ero un ragazzo distrutto e disperato senza la persona che mi faceva vivere.
Non sapevo dove cercarti, come mettermi in contatto con te.
Chen mi ha raccolto e curato le ferite che io continuavo a lasciar sanguinare.
All'inizio pensavo che stessi con lui per trovare un modo per dimenticarti, poi ho capito che lo amavo davvero.
Un pezzo del mio cuore sarà sempre tuo Jin, ma evidentemente le cose dovevano andare così."
Anche lui adesso era sdraiato ad osservare le stelle, mentre le nostre braccia si toccavano appena.
"Ho paura che mio fratello non la pensi allo stesso modo..
Gli sono bastati pochi secondi per incantarsi di Moonbyul, di nuovo.
Non so che cosa gli passi per la testa di fare, lei è anche sposata, avrà pure dei figli a questo punto, sono passati molti più anni.."
"In verità ha divorziato da parecchio, per questo nostro padre si rifiuta quasi di riconoscerla ancora come figlia.
E non ha bambini."
"Umh..
Allora bisogna stare a vedere come si evolveranno le cose tra quei due.."
"Come tra te e quel ragazzo..
Mingyu mi pare.
È limpido come l'acqua che lui è perso ed innamorato di te, e beh, in effetti lo capisco.."
"Le cose sono complicate tra di noi.."
"Beh, immagino che faremo un ritorno ai vecchi tempi allora, a quando ci mettevamo qua in una notte come questa e non sentivamo le ore scorrerci addosso."
Sorridendomi e intrecciando amichevolmentele nostre mani, trassi un profondo respiro, iniziandogli a raccontare la storia di me e Mingyu da quando io e Minseok perdemmo ogni contatto.

•How is living with the Seventeen•Where stories live. Discover now