서른 하나.31

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I giorni trascorsero e presto passò una settimana dalla epica "rissa" avvenuta a villa Bangtan.
Con i giorni, guarì anche la mano di Mingyu che se pur non si era rotta, lo scontro con il viso di Jimin aveva lasciato sulle sue nocche una leggera screpolatura e un'abbondanza di lividi bluetti e verdastri, che si erano dissolti, permettendo allo strato sottile di pelle di riacquisire il suo normale colorito rosa pallido.
Come un cane che si lecca le ferite, mi premurai di curargli la mano tutti i giorni, cambiandogli la fasciatura di garza che proteggeva il cotone imbevuto con il disinfettante posto sopra alla pomata, che gli applicavo per lenire il fastidioso dolore e far sparire gli ematomi.

Non ci scambiammo più mezza parola da quando salimmo in macchina per tornare al nostro dormitorio.
Tutte le mattine, ci incontravamo in cucina, sussurravamo un 'buongiorno' generale e io lo medicavo.
Ciò accadeva in un religioso e straziante silenzio, interrotto talvolta da sospiri di disapprovazione da parte sua rivolti alla mano offesa.
Mingyu sembrava avere un groppo di parole da dire incastrate in gola, di cui in un modo o nell'altro non aveva la minima intenzione di mettermi al corrente o di condividerle con qualcuno.
Sembrava intenzionato a combattere la sua battaglia interiore da solo, cercando di reprimere ogni emozione al riguardo.
Ora che ci riflettevo, non solo con me non aveva la più lontana intenzione di rivolgermi anche un verbo, ma anche con gli altri non spicciava più di due o tre parole che non fossero monosillabi.
Non ci era mai capitato di vederlo così, specialmente senza sapere di preciso che cosa gli passasse per la testa e la cosa turbava tutti alquanto.

Ed eccoci qui, sette giorni più tardi, in cucina, appena finito di pranzare, con Seungcheol a lavare i piatti nel lavello e Joshua ad asciugarli, quando il suono del campanello catturò la mia attenzione facendomi alzare dallo sgabello del bancone della zona cottura della casa.
Ovviamente, nessuno si filava mai il povero citofono che trillava annunciando l'arrivo di qualcuno.
Svogliata, mi diressi all'ingresso per vedere chi era venuto a rompere i coglioni subito dopo mangiato.
Dato che non possedevamo uno spioncino, per forza di cose ero costretta ad aprire la porta per vedere la persona che continuava insistentemente a suonare questo benedetto interfono.
"Ya scricciolo muovi quel tuo bel culetto che ti ritrovi e apri questa porta?"
Disse Hansol con fare scherzoso, mentre io facendo la finta contrariata alzai gli occhi al cielo poggiando una mano sulla maniglia.
Appena aprii la porta, un Jeon Jungkook appoggiato allo stipite che aspettava impaziente entrò nel mio campo visivo.
Come lo vidi, sgranai gli occhi e gli spattei la porta nel muso senza dire una parola.
Mi appoggiai contro il rettangolo di legno che divideva l'interno della casa dall'esterno.
Stranamente erano tutti in salotto, che mi guardavano confusi mentre io stavo lentamente sbiancando e i brivi mi correvano per la schiena sotto la felpa extra large verde bosco che stavo indossando.
"Jin ma cos-..."
"No Chan non dire niente."
"Ma-..."
"No Seokmin."
"Si ma stan-..."
"LO SENTO CHE STANNO SUONANDO ALLA PORTA JIHOON."
Desolata, feci contatto visivo con Lin, mentre con lo sguardo stavo cercando di comunicarle che mi dispiaceva per quanto stava per succedere.
Con calma, riaprii la porta e feci entrare Jungkook, mentre Hansol si stava già alterando, Lin era in panico stretta tra le braccia del suo migliore amico Seungcheol e Jisoo era altrettanto infastidito, perchè comunque teneva ancora teneramente alla sua ex, in fondo erano rimasti amici.
"Per quale stracazzo di motivo sei qui?"
"Aigoo che accoglienza..."
"Senti tu, coso, non mi sembri nella posizione per poter commentare."
"Hansol Vernon Choi vero?
Ecco io credo di poter fare un po' quello che mi pare."
Se non partiva il mio migliore amico, lo avrei fatto io tempo tre secondi.
Il fatto che perdessimo la pazienza così a lampo era una cosa che ci accomunava parecchio.
Decisi di trattenermi ancora un attimo, mentre Mingyu con una mano sulla spalla del suo amico di team, lo spingeva facendolo risedere sul divanetto vicino a Jeonghan.
"Perchè sei venuto ad importunarci?"
Rinnovò con calma la domanda, Wonwoo.
"Sono venuto a restituire una cosa a Lin che le è sbadatamente caduta in camera mia quando siete venuti alla festa...
Non l'ho visto prima perché era finita sotto il letto e l'ho notata oggi luccicare grazie alla luce del sole."
Mi stava tramando tutto il corpo dall'ansia e dalle parole che avevano appena udito le mie orecchie e che ancora il mio cervello doveva registrare.
Quella sbadata di Lin...
Che cosa aveva smarrito adesso?
Stavamo tutti trattendendo il fiato, Hansol sembrava sul punto di esplodere in una crisi di pianto nervoso, Lin era letteralmente aggrappata a Seungcheol pallida quanto me come un cencio.
Con fare minaccioso, spaventosamente con i nervi a fior di pelle , mi iniziai a dirigere verso di lui pronta a sfondarlo di botte, quando Junhui e Minghao che avevano intuito le mie intenzioni, riconoscibili lontano un chilometro, mi tirarono indietro uno da una parte e uno dall'altra.
"Qualcuno può dire a questa ragazza di darsi una calmata?"
"Non ci provare neanche Jungcookie."
Era davvero la voce di Mingyu che aveva pronunciato cinque parole di fila?
Ero più scioccata da quello che dal fatto che Jeon Jungkook stesse tirando fuori dalla tasca dei suoi pantaloni la famosa cosa menzionata prima.
Appena riconobbi il piccolo oggetto luccicante che teneva tra il pollice e l'indice, quasi stavo per svenire.
Non ci credevo, dai era tecnicamente impossibile.
In preda ad un attacco isterico mischiato al panico più assoluto, per non smascherare tutto l'insabbiamento fatto su Lin per quella famosa sera, gridai:
"YA MA CHE DEFICIENTE AHAHAHAH QUELLO È IL MIO ORECCHINO NON LO TROVAVO PIÙ CHE IDIOTA!"
"Jin..."
"Cosa Soonyoung?"
"Il tuo orecchino è esattamente dov'è tutti i giorni..."
Con troppa lentezza e se possibile diventando ancora più bianca, mi girai verso Lin che era ridotta in uno stato pietoso, portandomi una mano a sfiorare la piccola superficie fredda e metallizzata dell'orecchio che pendeva esattamente dal mio lobo e che la mia migliore amica aveva uguale.
Assottigliando gli occhi fino a farli quasi chiudere, mi maleddisi mentalmente, mentre sul viso di Jungkook si faceva largo un sorriso sghembo molto soddisfatto.
Lin era completamente abbandonata tra le braccia di Seungcheol che continuavano a reggerla saldamente.
Ma il peggio non era ancora arrivato.

•How is living with the Seventeen•Where stories live. Discover now