마흔여덟.48

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Presente

"Ce l'hai ancora?"
Mi domandò Minseok senza spiegarsi ulteriormente, alludendo ad un pezzo della sua adolescenza che mi portai via pochi attimi prima di non vederlo mai più per i successivi quattro anni.
"Certo..
La tengo sempre con me nel portafoglio."
Nessuno si era mosso di un millimetro, io e lui neanche percepivamo più attorno a noi i membri dei nostri gruppi, ne lo scorrere dei minuti, nel la terra girare.
Le lancette sembravano staticamente ferme negli spicchi dell'orologio a muro dell'aeroporto, sembrava quasi che nessuno dovesse prendere più un volo diretto in Italia.
Poi, bruscamente ritornata alla realtà da un'impellente e indicativo, schiarire la gola quasi paurosamente all'unisono, da parte di Mingyu e Jongdae, io e il ragazzo che mi stava di fronte, ci scambiammo un lieve sorriso, accingendoci a dare le tanto attese e sofferte spiegazioni che erano state richiese una decina di minuti fa.
E così, tutti gli Exo e i Seventeen, meno Seungcheol, Lin e Hansol, vennero a conoscenza del passato che legava indissolubilmente, me e Minseok.
Alcuni come Seungkwan, Soonyoung, Chanyeol, Jeonghan, Junmyeon e Baekhyun, erano delle cascate umane, tutti emozionati e piangenti già a metà del nostro racconto.
Persino a Sehun sfuggì una lacrima, probabilmente pensando al suo Luhan e al perché la loro storia avesse preso una simile direzione.
Ombroso come un maestoso salice, aveva ascoltato attento in piedi contro una colonna, tutto quello che io e il suo hyung avevamo da dire sul nostro passato.
Jeonghan soffocava i singhiozzi contro il petto del suo leader e fidanzato, ricordando teneramente la sua Moonbyul, senza avere nemmeno il coraggio per pronunciare il suo nome e chiedere a Minseok come stesse la sorella.
Seungcheol, era a conoscenza di tutto chiaramente, non era la prima volta che gli giungeva questa dinamica..

Anni prima, poco dopo il nostro arrivo, in una notte estiva, con le cicale che cantavano melodice e dolcemente, il tepore dell'aria e il cielo limpido da ogni nuvola, puntellato di luminosissime stelle, sorpresi nel giardino su due sdraio vicinissime, mio fratello seduto con la testa tra le mani, mentre il nostro leader gli accarezzava la schiena.
Era il compleanno di Moonbyul, Jeonghan chiaramente non poteva dimenticare una simile data.
Lui stesso le diceva che era nata nella stagione perfetta e che più la rappresentava.
Il suo carattere premuroso e espansivo, come i capelli lunghi venivano mossi dalla brezza estiva, gli occhi spumeggianti come le onde del mare e profondi come gli abissi degli oceani, la pelle chiara e fresca come le pesche e il sorriso più luminoso di qualsiasi costellazione visiva nel cielo terso della sera, erano tutte cose che associavano Moonbyul agli inizi di agosto, secondo mio fratello.
Udii per un brevissimo istante per poi convenire che non mi sembrasse il caso di origliare, uno stralcio di conversazione, in cui Jeonghan, scosso dai singhiozzi, diceva che era da quando lei era andata via che non ne parlava e non la nominava, ma che non aveva mai smesso di amarla e che forse mai l'avrebbe fatto.
Essendo sua sorella, conoscendolo come le mie tasche, non mi era sfuggito il particolare che come arrivammo, Jeonghan iniziò subito a provare una forte attrazione e interesse verso quello che sarebbe stato poi il capo del gruppo.
Sapete perché?
Perché il carattere di Seungcheol era perfettamente complementare a quello di Moonbyul.
E lui aveva detto che non avrebbe amato un'altra ragazza che non fosse stata lei.
Per questo motivo si ritrovò ad innamorarsi di quel ragazzo che aveva avuto occhi solo per lui da quando insieme, varcammo la soglia di quello che poi sarebbe diventato il nostro dormitorio.
Qualcosa di molto simile, mi diceva che fosse successo pure al nostro Minseok con Jongdae, perché lui e Jeonghan pur essendo completamente diversi caratterialmente, a loro modo, condividevano questo tipo di pensieri.
Ancora adesso mi ricordo di come quella lontana sera in cui raccimulai il poco coraggio che mi restava e di getto confessai i miei verso di lui, poco prima che ci baciassimo mi disse che non avrebbe aperto il suo cuore e amato un'altra ragazza che non fossi stata io.
Erano quattro anni che non ci parlavamo, ne avevamo notizie l'uno dell'altra, ma sapevo che Minseok era un ragazzo che ti da la sua parola e la mantiene, proprio come me.

"Che cos'è la cosa che ti ha chiesto se possiedi ancora?"
Domandò piano Mingyu, cercando di nascondere un'evidente nota di fastidio e gelosia nella voce.
"Una poesia che aveva scritto per me."
"Quella famosa mezza lettera su cui hai piant-"
"Per tutto l'anno dopo il mio arrivo?
Si Lin, grazie di essere sempre qui presente a puntualizzare ogni vicenda non degna di nota che incombe nelle nostre vite."
"Figurati, pure io lo dico che senza di me non andreste da nessuna parte."
"Non sentirti così importante Miss scaricatore di porto della Korea."
"Yah yah yah perché voi avete la bocca di rosa vero?
Quando Jun, Jihoon e Soonyoung sono sempre a spararne peggio delle perle che mi escono dalla mia."
"Tranquilli..
Non avete mai testato personalmente le stronzate che escono da quella discarica che si trova Baekhyun al posto della bocca."
"Anche tu Sehun sei sempre presente a denotare ogni minimo particolare vero?"
"Obbligato come sono, per forza, guarda con chi mi tocca vivere!
Dovrei chiamare la protezione animali sono per la Chanbaek."
"Perché siamo così belli da essere classificati come manzi in via d'estinzione?"
"Senti, tu, Lin, come ti chiami, creiamo un club dove stiamo a sputtanare i nostri amici?"
"Andata Oh Sehun."
"No hai amico senti, non prenderti tutta questa confidenza con-"
"Calma hippie mezzo modernizzato, la tua donna non la tocco, sono più gay di quanto tu non abbia gusto nel vestirti."
Sehun pronunciò questa frase calandosi gli occhiali da sole sul naso, per poi squadrare il nostro Hansol dalla testa ai piedi, con dissenso, scuotendo infatti la testa e schioccando la lingua.
"In Italia, tu vieni con me a fare shopping, vedrai come ti metto a nuovo."
Vernon era scombussolato con la bocca che toccava terra, ma a Sehun questo non importava, perché si rimise gli occhiali da sole sugli occhi e le cuffiette nelle orecchie, segno che non avrebbe più parlato con nessuno.
Mingyu e Jongdae, era palese, avevano ancora milioni di domande da farci, ma prima che potessero avere anche solo il tempo di pensarle, la donna con la divisa perfettamente stirata addosso, i capelli raccolti e tirati indietro in modo impeccabile e un rossetto rosso sgargiante, annunciò per via megafono, che l'imbarco diretto a Roma sarebbe decollato di li a pochi minuti.
Così di fretta e furia, ci accingemmo a raccattare i nostri bagagli e le varie cose sparse nella sala di attesa dell'aeroporto, consegnare passaporto e biglietto e uno alla volta, andare a prendere posto sull'aereo, che ci avrebbe trasportati in un'interessante viaggio e soggiorno in Italia.

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scusatemi per il super ritardo, ma sono stata impegnatissima.
spero non faccia schifo il capitolo, se domani riesco ne pubblico anche un altro.
scusate ancora 😔

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