스물 아홉.29

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Erano passati una decina di minuti da quando Mingyu aveva pronunciato quelle parole ed io ero rimasta semplicemente in silenzio, senza sapere esattamente cosa rispondere.
Perché scegliere un momento simile per dire una tale frase?
Insomma, era pure ubriaco magari non lo sapeva neanche lui di preciso che cosa stesse dicendo.
Anche se avevo la schiena contro la parete della doccia ed ero ormai fradicia, riuscii a percepire una leggera pressione che mi spiengeva ancora di più verso le mattonelle del muro alle mie spalle, questo mi stava ad indicare che Mingyu mi si era addormentato tra le braccia, con l'acqua che non smetteva di scorrere su di noi, percorrendo gelida lungo i tratti dei nostri visi e facendo aderire i tessuti ormai intrisi e scoli dei nostri vestiti al corpo.
Non avevo fatto caso a quanto fosse fredda, fino a quando non mi resi conto che il mio cuore in quel momento era spezzato e della stessa temperatura.
Mi sentivo una persona che non si meritava nulla dopo quello che aveva fatto.
Non che anche questa volta sia stata completamente colpa mia, comunque non cambiava il fatto che con Jimin mi sia spinta assolutamente oltre i limiti.
Anche se non volevo, dovetti svegliare il ragazzo dai capelli neri come me, aiutarlo a disfarsi dei vestiti zuppi, farlo asciugare e metterlo a letto.
Una volta che Mingyu assunse un respiro regolare, abbandonandosi al dolce cullare delle braccia di Morfeo, pensai a cambiarmi i vestiti e a dare una phonata veloce hai capelli legandoli in una treccia sprecisa, senza pensare che l'indomani avrei avuto i cervicali e un mal di collo da spavento.

Raggiunsi poi la mia Lin che mi aveva aspettata sveglia e mi intrufolai sotto le coperte, girata su un fianco in modo da essere faccia a faccia con lei.
Mi scrutava con le palpebre appesantite e velate da un leggero sonno mentre la mente piena di paranoie e sensi di colpa, le stavano affollando tutte le zone del cervello.
La capivo.
Era esattamente il modo in cui mi sentivo io.
Le accarezzai una guancia mente vidi i suoi occhi che stavano per traboccare di lacrime amare.
Me la strinsi vicino e senza smettere di accarezzarle i capelli corvini che le arrivavano sopra le spalle, le chiesi con calma se avesse voglia di sfogarsi.
Lin prendendosi un po' di tempo per esternare il suo dolore con un pianto liberatorio, cosa che non faceva mai dato che si teneva sempre tutto dentro, piano piano iniziò ad espormi la confusione che si trovava oppressa nella sua mente, partendo dal fatto che si pentiva di essersi fatta manipolare così facilmente da quel bell'imbusto di Jeon Jungkook, dalla sua voce che risultava spaventosamente sensuale, dagli occhioni languidi che sembravano trapassarla ogni qualvolta che posava gli occhi su ogni singolo centimetro del suo corpo, di quello che provava per Hansol e che non si sentiva degna di tante attenzioni e della pazienza con la quale la stava aspettando il mio migliore amico.
A quest'ultima affermazione scoppiai a piangere e smise di colpo Lin, pensando a quello che mi aveva detto Mingyu appena pochi attimi prima, mi sentii ancora una volta montare nel petto un sentimento straziante e lacerante che non capivo come definirlo.
Che in mezzo a quel groviglio di sentimenti che mi stavano facendo sanguinare il cuore, c'erano i sensi di colpa, era poco ma sicuro.
Forse il problema era che avevo preso consapevolezza dei sentimenti che provavo per lui, così troppo di botto senza aver avuto il tempo di riuscire ad elaborarli.
Non potevo più mentire a me stessa, mi stavo innamorando di lui.
Anche se facevo finta di nulla, mi importava più quello che pensava lui di me che degli altri, se non c'era domandavo sempre dove fosse, mi preoccupavo che stesse bene, mi mancava quando non era in casa, mi sentivo in pace solo quando lui er al mio fianco e il solo averlo anche nei paraggi mi rassicurava e infondeva tranquillità.
Esternai tutti questi pensieri a Lin, che cautamente, cercò di rassicurarmi in tutti i modi possibili, solo che la sua voglia di dirmi che ero una testa di cazzo come lei era troppo evidente.
Aveva ragione.
C'erano due splendidi ragazzi pronti a darci tutto l'amore del mondo, e noi coglione ci facevano abbindolare da un Park Jimin e un Jeon Jungkook.
Ma chi erano? Chi li conosceva sti due? Da dove erano venuti fuori così improvvisamente?
Okay va bene, fanno parte dei famosissimi Bangtan, hanno letteralmente una schiera di ragazze ai loro piedi, ma dovevano venire comunque a rovinare la vita e a mettersi in mezzo proprio a noi due.
Completamente avvolte dal sonno, ci addormentammo abbracciate, con qualche residuo di lacrime intrappolate nelle lunghe ciglia.

La mattina dopo, mi tirai su di scatto ricordandomi di Soonyoung chiuso in macchina.
Come una pazza mi alzai con un occhio aperto e uno chiuso, i capelli sparati fuoriusciti dalla treccia, senza la maglietta ma con il reggiseno sportivo e i pantaloni grigi della tuta, mi scapocollai verso d'ingresso, beccando una facciata contro la porta del corridoio che non avevo notato essere particolarmente chiusa, sganciando una sequela di bestemmie che sapevo che di certo non sarebbero passate in osservate a Jisoo.
Tenendomi una mano sulla fronte, aprii la porta del corridoio lentamente, facendomi vedere dai ragazzi già svegli, che si erano ammassati davanti alla cucina per vedere cosa stesse succedendo.
Wonwoo che rideva con una tazza di caffè in mano, Mingyu che tipo era shocked, Joshua che mi stava fulminando con lo sguardo, Seungcheol che ancora addormentato si stava stiracchiando e Jun che aveva la testa inclinata da un lato, mi stavano guardando straniti e confusi.
Jihoon sommerso dai cuscini del divano e Seokmin con una coperta sul grembo, erano dove li avevo lasciati ieri sera, talmente sfiniti che non si erano neanche tolti le scarpe.
Ricondandomi del motivo per il quale avevo preso una porta in faccia, chiesi a Junhui che era il più vicino al bancone dove tenevamo una ciotola nella quale ci lanciavamo tutti i tipi di chiavi, di passarmi quella della macchina.
Lui me le tirò e io le presi al volo correndo in strada per andare ad aprire a Soonyoung che stava dormendo con con la testa sul tappetino dell'auto e il corpo messo storto in orizzontale sui sedili.
Lo svegliai e mentre lui si strofinava una mano dietro il collo dolorante, rientrammo in casa.
Mingyu mi stava facendo bruciare il suo sguardo addosso e quella cosa mi fece venire la pelle d'oca.
Perché mi faceva questo effetto?
Non sopportavo di sentirmi così improvvisamente vulnerabile solo con un suo sguardo.
"Ti... ti posso parlare Jin?"
La sua voce mi riportò alla realtà.
Avevamo gli occhi inchiodati l'uno nell'altra e sembrava che gli altri membri fossero spariti di colpo, lasciando solo me e lui in quella stanza.
Il mondo si fermava quando Mingyu mi parlava, non aveva più importanza nessuna cosa se non il fatto che lui fosse li.
Come avevo fatto a non rendermene conto prima?

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