Son of a b*tch

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-Pronto?-
-Ciao, nonna, sono Dante.-
-Dante! Tesoro, dove sei?-
-Sono a casa, sai che ti avevo promesso che saremmo venuti a trovarti... Beh c'è stato un contrattempo al lavoro e poi il bambino sta poco bene, Adriel teme che portandolo dall'altra parte del mondo potrebbe peggiorare la situazione.- mentì il biondo mentre teneva un mano infilata nella tasca dei pantaloni e nell'altra il cellulare appoggiato all'orecchio.

Era il 23 dicembre, la compagnia aveva chiuso il giorno prima e tutti erano in vacanza con le loro famiglie a prepararsi per Natale. Fino al 15 di gennaio tutto sarebbe stato non operativo, era un'iniziativa partita da suo padre e che lui aveva deciso di continuare.

-Davvero?- chiese Marietta.
-Si, davvero... Mi dispiace.-
-No, caro, dispiace a me. Spero si sistemi tutto al più presto. Dispiacerà a tutti non avervi qua con noi.- l'anziana aveva la voce incrinata, triste. Dante si sentì uno schifo totale ma non poteva fare altrimenti.
-Si, lo spero anche io.- mormorò.

Seduto nel suo loft, Dante stava guardando qualche film natalizio che proprio non riusciva a comprendere. Sarà che si distraeva spesso e la sua mente andava altrove; l'appartamento era completamente spoglio: nessun addobbo, niente luci né albero. Di solito era Adriel quella che si preoccupava di rendere la casa o, meglio, le case, paesaggi incantati.
Spendeva e spandeva un sacco di soldi in regali e pensierini sotterrandolo di scatole, pacchetti, buste e chi più ne ha più ne metta.
A Natale la sua vena creativa dava il meglio di sé e pareva che il suo entusiasmo si triplicasse verso tutto rendendo la sua allegria ancor più contagiosa.

Eppure la parte che entrambi preferivano di quella festività non erano tanto i regali o le decorazioni quanto il tempo che passavano loro due insieme, soli nella loro casa a camminare in intimo e a fare l'amore ovunque.

Anche quel loft come ogni altra casa che avevano avuto era ricca di ricordi. Ovunque lui poggiasse lo sguardo c'era un segno indelebile del passaggio di Adriel e ciò lo faceva stare bene e lo torturava.

-Stai bene?- gli chiese Leda distendendosi sul divano accanto a lui.
-Sono un po' pensieroso, tu?-
-Tu sei sempre pensieroso...- scherzò lei cercando di strappargli almeno un sorriso.

Dante si limitò ad incurvare di poco le labbra che tornarono subito dopo una sottile linea dura, le diede un bacio sulla fronte per poi abbracciarla, chiuse gli occhi sperando di riuscire a dormire almeno un po', anzi, sperando di dormire senza sognarla.





Era la Vigilia di Natale e Dante e Leda si trovavano nella casa di Sydney, con loro c'era anche Gloria, Samuel e Emeraude con le rispettive famiglie.
L'indomani sarebbero tutti andati a pranzo a casa dei genitori di Sam.

Nel grande salotto si respirava l'aria di festa soprattutto per la proposta di matrimonio che Samuel aveva fatto pochi giorni prima a Emeraude.
I genitori della coppia ancora stentavano a credere che i due stessero insieme mentre dal canto suo Dante si chiedeva cosa ci fosse di tanto stupefacente, l'intesa fra Ede e Sam era sempre stata palese e gli altri si erano sempre limitati a fare finta di niente, evidentemente i loro genitori avevano finto talmente bene di non vedere nulla da arrivare a crederci per davvero.

Si sedettero tutti intorno al grande tavolo imbandito, il padre di Ede stava raccontando un aneddoto su uno dei suoi pazienti quando suonarono alla porta.
I presenti si scambiarono qualche occhiata incerta, erano tutti al completo, chi mai poteva essere?

-Vado io.- annunciò Gloria alzandosi dalla sua sedia con leggiadria.

Poco dopo la donna tornò seguita da un uomo basso e paffuto. Ci fu qualche espressione confusa e tutta l'attenzione si concentrò su Dante che invece era rimasto impassibile a guardare la madre rientrare nel salone.

The gold diggerWhere stories live. Discover now