Il divorzio

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Adriel lasciò cadere la costosa Montblanc sull'atto di divorzio rivolgendo un ampio e compiaciuto sorriso al giudice.

L'uomo paffuto le rivolse un saluto impacciato facendo un lieve cenno con il capo. La bellezza e il candore della donna di fronte a lui lo mettevano a disagio, porse la mano a Dante il quale lo squadrò dall'alto in basso con fare di sufficienza facendo così comparire due grosse chiazze rosse sulle guance del giudice che se ne andò a grandi falciate borbottando qualcosa in maniera appena percettibile mentre cercava di non inciampare nella sua lunga toga nera.

-Non ti smentisci mai, eh?- domandò Adriel prendendo la sua pochette firmata fra le mani, il tono di voce squillante voleva solo significare che era felice. Si voltò verso l'ex marito che teneva una mano in tasca e nell'altra aveva lo smartphone con il quale stava scrivendo probabilmente qualche mail per il lavoro.

La donna inarcò un sopracciglio: si chiese quando fosse stata l'ultima volta che l'aveva visto senza quell'affare in mano. Si chiese come faceva il palmo a non essere diventato un tutt'uno con il telefono.

-Dovrei?- le rispose con indifferenza lui alzando per un attimo lo sguardo dallo schermo illuminato per guardarla di sottecchi. Aveva l'aria seccata, gli dava noia essere lì, aveva cose ben più importanti da fare che divorziare.

La donna dai lunghi capelli mori sostenne per poco il suo sguardo dato che Dante tornò presto a puntarlo verso il cellulare.
Era un uomo dannatamente attraente e Adriel insieme a lui aveva vissuto come una regina, se non addirittura meglio ma... a cosa serviva essere sposati se l'unica complicità che avevano era quella fra le lenzuola del letto?

La giovane sentiva già in testa le ramanzine che le avrebbe fatto sua madre quando sarebbe venuta a sapere del divorzio.

A cosa serve la complicità nel matrimonio se hai il mondo ai tuoi piedi? Ecco cosa le avrebbe detto. Che te ne fai dell'amore quando hai case, auto, diamanti e abiti firmati?

-Provare ad essere cortese? Perché no?- Adriel forzò il proprio sorriso nonostante sapesse che l'altro non la stava più minimamente considerando.
Dal lieve tremito che ebbe il labbro inferiore di Dante, Adriel capì che avrebbe voluto darle una risposta secca e tagliente. Invece rimase in silenzio per qualche secondo infine si girò andandosene fuori dall'ufficio.

Lei lo seguì con passo baldanzoso, il suo malumore non avrebbe rovinato la sensazione di libertà che provava lei in quel momento. I tacchi a spillo risuonavano sul pavimento piastrellato diffondendo il suono per tutto il lungo corridoio arieggiato mentre il tessuto della gonna del leggero abito si muoveva sinuosamente ad ogni suo movimento accarezzandole dolcemente la pelle naturalmente abbronzata.

-Non hai caldo vestito così?- cercò di iniziare di nuovo un discorso lei mentre si affrettava per raggiungerlo nell'ascensore.

-No.- breve ma conciso. Adriel sbuffò per poi alzare gli occhi al cielo irritata dal suo comportamento.

Finalmente Dante si mise il telefono nella tasca dei pantaloni e squadrò l'ex moglie da capo a piedi per poi sospirare scocciato: -Che altro vuoi? Non ti è bastato tutto quello che hai ottenuto dal divorzio?-

-Scusa se avevo pensato che saresti stato un po' più maturo da trattarmi in modo decente nonostante il divorzio.- la donna incrociò le braccia al petto sapendo bene che quel gesto avrebbe messo ancora più in evidenza il seno già abbastanza scoperto dallo scollato vestito a fiori che stava indossando. Conosceva il marito, pardon!, ex marito, fin troppo bene e sapeva che bastava poco per fargli sbollire la rabbia.

Lo sguardo di lui cadde per pochi istanti sul suo petto, sbuffò frustrato e subito dopo voltò la testa da un'altra parte.

Lei sorrise soddisfatta e si gli si avvicinò circondandogli il collo con un braccio. Le sue labbra si appoggiarono delicatamente sulla sua guancia lasciandogli una traccia di lucidalabbra sulla pelle rasata di recente. Profumava di buono, come sempre.

L'odore del dopobarba, il suo preferito, le inebriò i sensi e dovette concedersi per forza un'altra manciata di secondi di quella vicinanza.


-Ci vediamo.- gli sussurrò la donna all'orecchio mentre il campanello dell'ascensore suonava per avvertirli di essere arrivati al pian terreno.

-Spero proprio di no.-

Uscirono insieme dall'edificio. Adriel alzò una mano per salutare il biondo mentre si avvicinava alla Lexus che aveva ricevuto in regalo per il loro ultimo anniversario ma Dante era già salito sulla sua Maserati e si stava preparando per sfrecciare il più lontano possibile da lì.

La mora osservò l'auto immergersi nel traffico di Sydney e sparire in poco tempo dalla sua vista. Sorrise tra sé e sé: sapeva che a Dante non importava nulla di aver perso così tanti soldi oltre ad un paio di case, macchine e uno yacht (il più piccolo, dai, non era così avida). Non era mai stato una persona materiale. Il problema stava nel fatto che lui era ancora troppo coinvolto in quella relazione. O forse era solo il suo orgoglio maschile ad essere ferito.

Sospirò: uomini. Chi li capisce è bravo.

Si sedette nella costosa auto prendendo il volante fra le mani.
All'anulare sinistro brillavano ancora la sua fede nuziale ed il pesantissimo anello di fidanzamento, da quando li aveva ricevuti non se n'era mai separata. Erano stati il suo orgoglio più grande, la cosa più preziosa che aveva. Il simbolo della sua unione con Dante Rosewain.

Guardò un'ultima volta i due anelli arricchiti con pietre preziose e con un gesto secco se li tolse. Il dito si mosse involontariamente un paio di volte come se stesse per crollare e cercasse di abituarsi alla ritrovata sensazione di libertà.

Adesso la sua mano era così spoglia che sentì il cuore stringersi per la mancanza di accessori sfavillanti. Poco importava, ne aveva molti altri, poteva sostituirli facilmente.

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