Wrong

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Quella mattina Adriel si risvegliò nella camera degli ospiti della casa di Melbourne.
Sospirò pesantemente e si passò una mano sugli occhi alzandosi poi a sedere, voltò la testa verso l'altro lato del letto che trovò -con grande disappunto- vuoto, scosse il capo un paio di volte sentendosi indolenzita e, dopo aver sbuffato più volte, si decise ad uscire da sotto le coperte per potersi vestire.

Uscì dalla camera dirigendosi immediatamente verso il piano di sotto. Mentre scendeva le scale raccolse i capelli spettinati con le mani e li gettò dietro le spalle per poi correre verso la cucina.

-Dante?!- Lo chiamò ma non ottenne alcuna risposta. La cucina era deserta come lo era stata anche la camera da letto. Sul ripiano da lavoro, vicino alla macchinetta per il caffè, c'era solo un bigliettino giallo che attirò la sua attenzione.

"Contrattempo al lavoro." Recitava il messaggio. Lo rilesse più e più volte per poi stracciare con foga il pezzo di carta.

Grandioso: usata e scaricata dal mio stesso ex marito. Pensò irritata.
Era stato tutto troppo facile per essere vero. Il suo insistere per pagare per se stessa, la sua finta innocenza, i baci... Tutto inutile, inutile! Dante era comunque riuscito ad approfittarsene per poi voltarsi e andarsene.
Come aveva potuto essere così sciocca? Doveva tenerlo per un altro po' sul filo del rasoio, essere sicura che lui pendesse nuovamente dalle sue labbra. Invece era stata troppo precipitosa e aveva rovinato ogni cosa.

Chiuse gli occhi e si passò le dita fra i capelli cercando di fare mente locale, doveva trovare una soluzione a tutto quel casino... Cosa avrebbe potuto fare? Chiedergli scusa?
Era oltremodo sicura che ce l'aveva fatta e invece era rimasta fregata dal suo stesso gioco.

Dante si era dimostrato fin troppo gentile e accondiscendente nei suoi confronti. L'aveva usata per entrare fra le sue gambe, guarire il suo ego ferito accrescendolo con la consapevolezza che poteva tranquillamente averla quando voleva lui.
Si era vendicato di lei.

Ormai era giunta al colmo dell'esasperazione. Gettò a terra i coriandoli gialli che le erano rimasti in mano e si fiondò di nuovo verso la camera da letto. Non voleva restare in quella casa nemmeno per un altro minuto in più del dovuto. Tirò fuori i vestiti puliti che le erano rimasti e li indossò di tutta fretta per poter poi iniziare a prepararsi per partire.

Cacciò nella borsa gli indumenti sporchi e, dopo averla chiusa con un gesto veloce e colmo di rabbia, andandosene di corsa da lì.


-Mi dispiace signorina, ma tutti i voli di oggi sono stati sospesi per via di uno sciopero.- Le disse una hostess di terra.
-Sta scherzando?-Adriel strinse le mani in due pugni cercando di misurare il suo tono di voce.
La giornata poteva andarle peggio?

Deglutì irritata dal pensiero che non erano mica tutti Dante Rosewain che potevano permettersi il lusso di girare da un capo all'altro del continente con il jet privato.

Alzò gli occhi al cielo stufa di ascoltare le scuse inutili della donna e si voltò per uscire dall'aeroporto. Alle sue spalle l'hostess le fece il verso infastidita dal suo comportamento arrogante.
Avrebbe preso il treno, che le costava dopotutto? Solo un giorno e due ore di viaggio, se tutto andava bene... Che volete che sia?






Dante aveva appena finito la riunione di lavoro con i manager dell'azienda e si sentiva drenato di ogni energia, l'unica cosa che voleva fare era tornare a casa e dormire per un po' dato che la notte prima non ne aveva avuto proprio il modo.

Si sedette sulla poltrona del suo ufficio tirando un sospiro di sollievo e chiuse gli occhi reclinando all'indietro la testa.
Aveva ancora addosso il profumo di Adriel e la schiena gli doleva per via dei graffi che gli aveva procurato. Mugolò socchiudendo le labbra mentre si allentava il nodo della cravatta.

The gold diggerWo Geschichten leben. Entdecke jetzt