Aking Pagmamahal

883 40 8
                                    

La nonna di Adriel era esattamente come quest'ultima se la ricordava da bambina. Magari un po' più bassa e con molte rughe in più ma comunque riconoscibile e, soprattutto, sorridente.

Il viaggio aveva drenato Adriel delle poche energie che le erano rimaste. La mancanza di sonno la stava prendendo sotto come un treno ed era sicura che appena la testa fosse entrata in contatto col cuscino, si sarebbe addormentata.

Nella casa della nonna viveva anche l'unica sorella di sua madre, Maricel.
Adriel aveva sentito parlare poco di questa zia, sua madre la menzionava raramente e solitamente con termini dispregiativi, non sapeva praticamente nulla su di lei e l'unica cosa certa era che fra le due non correva buon sangue, per nulla, motivo per cui Giselle aveva smesso di tornare in patria.
Adriel sapeva di avere un paio di cugini: Allan e Albert ma per il resto i due erano delle figure pi che marginali nella sua vita, delle ombre di cui sapeva appena il nome.

Nel viaggio verso casa, la nonna le raccontò che Allan si era sposato e che ora lavorava nel centro di Muntinlupa, tornava in periferia con la moglie e i figli solo durante il weekend.
Albert invece era un donnaiolo e non voleva mettere la testa a posto facendo così venire i capelli bianchi a Maricel e a lei. Albert viveva a Manila quindi lo vedevano ancor meno spesso di Allan anche se le due città non erano molto distanti fra loro.

Adriel l'ascoltava accarezzandosi di tanto in tanto la pancia ed annuendo ai racconti della nonna nonostante fosse troppo stanca per assimilare tutto come si deve. Ogni tanto si coglieva con le mani nel sacco a ripensare all'Australia e alle persone che aveva lasciato lì, si ripeteva quindi che quello era il suo passato e che non doveva più guardarsi indietro dato che non era quella la strada che doveva percorrere. 


Il fatidico venerdì sera era arrivato e Leda stava fremendo per l'emozione. Non vedeva l'ora di salire sull'aereo e fare il suo primo volo intercontinentale in un jet privato.
Dante dal canto suo sembrava abbastanza annoiato, per lui quello era un volo come un altro in una località come un'altra, spesso si domandava se c'era qualche possibilità per lui di entusiasmarsi nuovamente per qualcosa. Gli sembrava di aver provato ogni cosa che la vita poteva offrirgli, ormai era tutto una routine, una costante noiosa ed interminabile.

Roba da ricchi. Pensò Leda mentre squadrava il suo capo con la coda dell'occhio.
Dante stava indossando dei semplici jeans, una t-shirt nera e una felpa con la zip dello stesso colore. Aveva un accenno di barba sulla mascella e Leda non poté fare a meno di chiedersi che sensazione avrebbe provato se gli avesse accarezzato il viso o, meglio ancora, se l'avesse baciato.

Sin dal principio lei era stata una di quelle persone molto professionali sul posto di lavoro; eppure tutti i suoi buoni propositi erano crollati come un castello di carte quando si era ritrovata faccia a faccia con il famoso Dante Rosewain che in quel momento, vestito in quella maniera, sembrava un ragazzo qualunque, eppure c'era qualcosa di magnetico intorno a lui, qualcosa che lo rendeva estremamente affascinante agli occhi di chiunque lo circondasse. Qualcosa in lui, nel suo carattere, nei suoi modi di fare e nel suo modo di parlare l'attirava e la respingeva allo stesso tempo tendendo così la sua mente sempre concentrata su di lui.

Lo squadrò un'altra volta: seduto sulla poltrona di pelle chiara, le gambe divaricate, il capo chino, gli occhi puntati sullo schermo del telefono, il pollice destro stava indugiando sul cellulare mentre la mano sinistra era appoggiata sul proprio ginocchio. Si stava mordicchiando il labbro inferiore totalmente assorto nei propri pensieri, non si stava nemmeno rendendo conto dell'attento esame che la sua collaboratrice gli stava facendo.

Aking Pagmamahal, Dante continuava a rileggere quelle parole cercando di resistere alla tentazione di premere quel cerchietto verde, far partire la chiamata e sentirsi sempre dire la stessa frase che ormai aveva imparato a memoria.

The gold diggerWhere stories live. Discover now