Party hard, play harder

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Emily si risvegliò il giorno seguente con un mal di testa allucinante e in un letto che non era il suo.

La stanza in cui si trovava aveva i muri di mattoncini di terracotta rossi sui quali vi erano appese stupende fotografie.

Si tirò a sedere a fatica spostando di lato le lenzuola gialle e si passò una mano sul viso infastidita dai raggi del sole che filtravano dalla finestra aperta.

Il suo stomaco era in subbuglio e il forte profumo da uomo che aveva addosso non migliorava di certo la sua situazione.
Si rese conto di essere nuda solo quando un ragazzo alto e dai capelli corvini entrò nella camera con in mano un vassoio di cibo fumante.

-Buongiorno.- la salutò, aveva una voce profonda. Arrossì di colpo afferrando il lenzuolo per coprirsi. Non si era mai sentita tanto in imbarazzo, non aveva idea di chi si trovava di fronte ne tanto meno dove si trovasse in quel momento.
-Buongiorno...- balbettò a disagio guardandosi intorno alla ricerca dei propri vestiti.
-Lucien.- disse l'uomo che Emily guardò stralunata.
-Come scusa?-
-Mi chiamo Lucien, nel caso te lo fossi dimenticata.-
-No, no, me lo ricordavo.- mentì lei mentre lui appoggiava il vassoio sul materasso sul quale poi si distese.
-Fame?- domandò indicando i toast caldi sul piatto e la marmellata nel vasetto, c'erano anche due tazze di caffè fumante e del latte.

Emily sembrava scettica, guardò prima lo sconosciuto (poteva comunque definirlo sconosciuto nonostante ci avesse passato la notte insieme?) e poi il piatto. Fu lì lì per rifiutare quando il suo stomaco brontolò rumorosamente facendo ridere di gusto Lucien.







Il fatidico venerdì era finalmente arrivato, nel pomeriggio Adriel e Oscar avrebbero preso l'aereo fino a Melbourne per andare a trovare il famoso Cody Baxter.

La ragazza si era alzata quella mattina con una strana sensazione alla bocca dello stomaco e mano a mano che il tempo passava il senso di nausea aumentava.
Ormai si era abituata al suo nuovo lavoro che non le dispiaceva, anche se la mattina doveva svegliarsi presto e finiva sempre per lavorare un po' di più del normale.
Oscar era di buona compagnia nonostante avesse quasi sempre un'aria sognante e lavorasse poco. Infatti spesso -anzi, quasi sempre- toccava a Jacob (l'altro suo segretario) finire i suoi compiti.





Dante scese all'aeroporto di Melbourne seguito da Emeraude e Sam che per tutto il viaggio si erano scambiati delle occhiate assassine che il terzo incomodo aveva finto di non notare. Non sapeva con precisione per quale motivo avessero litigato questa volta e non ci teneva nemmeno a conoscerlo. Sapeva bene che quando i due presunti piccioncini litigavano la cosa giusta da fare era sempre restarne fuori e ignorare il problema.

Adriel stava camminando al fianco di Oscar ed entrambi erano diretti a prendere le loro valige dal nastro trasportatore. Oscar gesticolava con le mano mentre le raccontava alcuni aneddoti su Cody e da quello che la ragazza aveva avuto modo di capire, al tizio mancava qualche rotella.
Rise ad alta voce portandosi la mano sulla bocca per attutire il suono che si spargeva all'interno dell'immobile basso e illuminato mentre Oscar sorrideva gongolante tenendosi le mani nelle tasche dei jeans.
Era la prima volta che vedeva il suo capo vestito in maniera casual e non avrebbe mai pensato che lui fuori dal posto di lavoro fosse uno che andava in giro in total black.

Dante voltò di poco la testa nel sentire una risata alquanto familiare giungergli alle orecchie, a pochi metri da lui vide di spalle una donna dai lunghi capelli neri che le oscillavano dolcemente mentre camminava al fianco di un tizio alto e slanciato.
Sospirò: avrebbe riconosciuto quella risata e quel fisico fra mille.

-Tutto bene?- chiese Emeraude senza capire cosa gli fosse preso all'improvviso.
-Si.- disse Dante: -Tutto bene, andiamo a prendere le valige.-


The gold diggerWo Geschichten leben. Entdecke jetzt