Capitolo 25

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Il vero problema è che mi sento inutile, ho paura di dire qualcosa di sbagliato.
- Siamo amici da sempre Jen, anzi fratelli. Lui mi ha sostenuto nel periodo più buio della mia vita, quando tutto sembrava non avere più senso - mio padre inizia a parlare mentre gli faccio cenno di sederci ad un gradino dell’ospedale.
- Cosa papà? - non sapevo che avesse avuto un periodo buio nella sua vita, non me ne aveva mai parlato.
- Sì Jen, ho fatto cose in passato prima di conoscere tua madre della quale non vado molto fiero. - Resto senza parole, lo guardo bocca aperta. Il meraviglioso e sempre onesto Liam Carter che fa qualcosa contro legge? Non ci posso credere. No, è assurdo.
- Morgan mi ha salvato da me stesso. - prosegue lui - Ero un ragazzo ribelle, ho rubato spesso in passato Jen e non ne vado fiero, ecco perché non te l’ho mai raccontato e devo il mio essere così soltanto a Morgan. Lui mi ha indirizzato sulla giusta via, mi ha insegnato ad avere rispetto per gli altri ma soprattutto per me stesso. - Il mio cervello è in tilt, non riesco davvero a connettere.
Mio padre mi ha insegnato valori come nessun’altro padre al mondo avrebbe potuto fare. Ed ora vengo a sapere che era un ribelle? Sono scioccata.
Sì, ok. Ho sempre saputo che prima di mia madre lui e Morgan ci avevano dato dentro con le donne però mai avrei immaginato tutto questo. Davvero non so cosa dire.
- Papà, mi stai dicendo che eri una specie di teppista? - gli domando guardandolo a bocca aperta.
- Qualcosa del genere - fa un sorriso amaro e poi prosegue - Morgan mi è stato vicino quando tutti mi hanno voltato le spalle. Ed è per questo che quando mi ha chiesto di lavorare per lui ho rifiutato, perché volevo dimostrargli che ero cambiato e che potevo farcela anche da solo. Quando poi ho conosciuto tua madre sono diventato finalmente l’uomo che sono oggi; è vero, a volte è pazza però lei e Morgan hanno fatto un ottimo lavoro con me. - Il suo sguardo è triste ed io non so cosa dire.
Sinceramente inizio a guardare mia madre sotto un’altra luce: la donna impicciona e sempre invadente è riuscita insieme a Morgan a cambiare mio padre? Voglio complimentarmi con lei, si è dimostrata una grande donna ed ha fatto un ottimo lavoro.
- Spero con tutto il cuore che si svegli Jen. Ho bisogno di lui, è il mio migliore amico, il fratello che non ho mai avuto. - Abbraccio mio padre per fargli sentire tutta la mia vicinanza, spero davvero di cuore che Morgan si svegli.
- Papà, ce la farà. Ma se così non dovesse essere, tu sii forte e continua ad essere la persona meravigliosa che sei, per renderlo sempre orgoglioso di te, me lo prometti? - Gli dico iniziando a piangere. Lui mi asciuga una lacrima e dice - Certo figlia mia, te lo prometto. - Ci stringiamo forte cercando di alleviare il nostro dolore a vicenda.
- Che ne dici di tornare di là? - chiedo a mio padre allontanandomi un po' da lui. L’alba è spuntata da poco ed io mi sento stanca, sicuramente è il cambio del fuso orario o il fatto che ho dormito pochissimo però ultimamente mi sento sempre a pezzi.
-Sì, andiamo. - Sotto braccio ci dirigiamo di nuovo all’interno dell’ospedale.

Mandy e mia madre parlano tra loro, mentre Sam guarda il suo cellulare.
- Ehi, tutto ok? - gli domando sedendomi accanto a lui.
- Non tanto - cerca di sorridere ma ha lo sguardo devastato - Ho avvisato il mio studio legale e gli ho chiesto di rinviare l’udienza con Mojito. Fino a quando mio padre non si sveglia non mi muovo da questo maledetto ospedale. - La sua voce è calma ma traspare una freddezza glaciale che quasi mi fa paura. Dov’è finito il mio Sam?
- Non fare così amore - gli accarezzo la schiena e lui si volta verso di me.
- Ti amo – sussurra; tiro un sospiro di sollievo e gli dico - Meno male, perché anch’io ti amo - fa un sorriso timido ed io mi sciolgo.
Ti prego Morgan, svegliati. Niente sarebbe più lo stesso senza di te.
- Jen… - mia madre mi chiama con la voce strozzata dal pianto.
- Sì mamma, dimmi.
- Vai a casa tesoro. Sei pallida e sei stanca, perciò vai a riposare – È sinceramente preoccupata per me.
- Tranquilla, sto bene - cerco di tranquillizzarla, non voglio andarmene voglio restare qui con loro.
- No Jen, tua madre ha ragione. Vai a casa a riposare -  afferma Sam con una voce che non ammette repliche.
- Ma io… - provo a dire. Sam alza la mano e mi interrompe
- Niente ma. Tu ora vai a casa e ti riposi d’accordo?
- D’accordo - dico afflitta. La verità è che non voglio assolutamente andarmene.

Quando arrivo a casa la prima cosa che faccio è svuotare la valigia e farmi una doccia rinfrescante. Alla fine ho fatto come volevano: ho chiamato un taxi e me ne sono tornata a casa. Il pensiero che Morgan possa non svegliarsi mi uccide. Tutto cambierebbe senza di lui. Soprattutto dopo la confessione che mio padre mi ha fatto. Ho capito fino in fondo quanto sono uniti e quanto si sono voluti bene e supportati per tutti questi anni.
Mi addormento col cuore pieno di tristezza. Io e Sam abbiamo passato un viaggio indimenticabile ed ora mi sembra soltanto un lontano ricordo.

Verso le quattordici ricevo un messaggio di Sam.
SAM: Jen, qui la situazione è ancora stazionaria purtroppo. Lui è ancora in coma.
Lo rispondo immediatamente.
JEN: Amore, tra poco vengo li
SAM: Ok, ci vediamo dopo
JEN: Si, amore mio
Ho sentito Sam freddo, non sembra neanche lui. Immagino quanto non abbia voglia di parlare.

Due ore dopo arrivo in ospedale e trovo Mandy seduta a una sedia che guarda una rivista con aria triste e di chi non segue veramente la lettura.
- Ciao Mandy - le dico avvicinandomi a lei e mettendole un braccio sulla spalla.
- Ciao Jen - mi fa un sorriso sforzato ed io mi siedo accanto a lei.
- Dove sono gli altri? - le chiedo guardami attorno e non trovando né i miei genitori né Sam.
- I tuoi sono andati a casa a farsi una doccia e a riposare un po’, mentre Sam sarà in giro da qualche parte - Mandy fa uno strano movimento della mano e torna a puntare gli occhi sulla rivista della quale chiaramente non gliene frega nulla.
- Stai bene Mandy? – Ok, è una domanda stupida in questo momento. Me ne rendo conto. Però mi sento davvero malissimo nel vederla così
- No Jen, non sto affatto bene. - afferma lei guardandomi.
- Vedrai che si sveglierà.
- Lo spero davvero tantissimo Jen - dice lei con un filo di voce che mi spezza il cuore.
- Ora vado a cercare Sam. Ci vediamo tra un po’, ok? - le dico e lei mi fa solo sì col cenno del capo.

Vado alla ricerca del mio ragazzo ma niente. Ho girato per quasi tutto l’ospedale ma non lo sono riuscito a trovare.
Finalmente lo vedo seduto fuori in giardino su una panca. – Ehi, sono qui.
- Ehi.
Ha il viso gonfio e gli occhi rossi, sono sicura che ha pianto.
- Amore, non fare così. Ci sono io qui, adesso. - Lo abbraccio e lo stringo forte a me.
- È che…niente sarebbe più lo stesso senza di lui Jen. Mio padre è stato e sarà sempre la colonna portante della nostra famiglia.
- Lo so Sam, lo so.
Rimaniamo in silenzio, stretti nel nostro abbraccio per parecchio tempo senza dire neanche una parola.

(Non) Odio quando mi chiami Principessa #Wattys2017. (COMPLETATA)Where stories live. Discover now