Capitolo 20

1.8K 83 1
                                    

Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso. Ovvero la nostra partenza. I giorni precedenti sono stati impegnatissimi: ultimare tutto a lavoro, fare le ultime compere. Con la mente però, avevamo un unico pensiero fisso: il viaggio. I ragazzi ci hanno raggiunti fin sotto casa in taxi ed ora stiamo andando all’aeroporto.

Alle dieci e trenta saliamo sull’aereo e prendiamo posto. Mi sembra un sogno. Non sto davvero più nella pelle.
- Jen, ti rendi conto? Tra circa dieci ore saremo a Verona! – Lila è entusiasta da morire. Lei e Tom sono seduti sui sedili anteriori rispetto a me e Sam. - Sì Lila, che emozione! - Sam sorride, sono certa che vedermi cosi contenta aumenta la sua gioia.
- Piccola, sarà un viaggio lungo lo sai? - Ha sempre saputo della mia paura per gli aerei. Ok, non è proprio una fobia. Diciamo solo che fare così tante ore di volo non mi entusiasma. Ma per l’Italia sono disposta ad affrontare questo ed altro.
- Sì, sono pronta. Una roccia! - lo guardo combattiva e lui mi fa l’occhiolino mentre si rilassa.
- Salve a tutti signori passeggeri, è il comandante che vi parla. Vi invito ad allacciare le cinture di sicurezza. Siamo pronti al decollo - una voce dall’altoparlante ci mette sull’attenti. CI SIAMO! L’aereo si alza piano e stringo forte la mano di Sam - Ahi piccola! – afferma con un mezzo sorriso.
- Oh, scusa! – dico, ma non gli e la lascio andare fino a quando non siamo a mezza quota. - Jen, avresti dovuto metterti al mio posto e non vicino al finestrino se hai così tanta paura - fa una pausa di silenzio e con stupore aggiunge - Oh mamma mia, guarda! - Indica qualcosa fuori dal finestrino ed io che fino ad ora mi ero imposta di non guardare, giro piano la testa e vedo un panorama stupendo. Tutto diventa sempre più piccolo e noi ci allontaniamo dalla terra per salire sulle nuvole.
- Wow - resto senza fiato difronte a uno spettacolo simile.
- Vieni qui! - Mi tira verso di lui ed io mi appoggio al suo petto. Finalmente inizio a rilassarmi. Dopo circa due ore di volo Sam si è addormentato, sorrido al ricordo del nostro viaggio in aereo da bambini.
Eravamo diretti a Miami per una vacanza con i nostri genitori.
- Jen, guarda che bello! - Fecero sedere me e Sam vicini e la cosa non mi piaceva affatto. Girai leggermente la testa per dare un’occhiata fuori dal finestrino, quando all’improvviso ricevetti una leggera spinta da e con una voce spaventosa, Sam disse soltanto – Bù.
Iniziai a piangere come una disperata, così tanto che persino lui non sapeva più come calmarmi o scusarsi. E così iniziò piangere anche lui a dirotto, sotto lo sguardo incredulo dei nostri genitori e di tutti i passeggeri dell’aereo. - Ehi bambini, basta! – Morgan cercava in tutti i modi di calmarci ma nulla. Eravamo troppo presi dalle nostre urla, più io piangevo più Sam aumentava il ritmo del pianto e più lui aumentava il ritmo del pianto più io piangevo. Era diventata una gara a chi lacrimava e urlava più forte.
Alla fine del volo, i nostri genitori si ritrovarono a scusarsi con l’intero aereo per il nostro pianto durato ore.
Ridacchio piano nel pensare a questo piccolo aneddoto della nostra vita passata. Eravamo due bambini buffi e ingenui che passavano molto tempo insieme. Invece ora nonostante i dieci anni di silenzi, ci ritroviamo ad essere due adulti pazzamente innamorati l’uno dell’altra. Guardo il suo viso rilassato e felice mentre dorme beato accanto a me. Quando mi sposto leggermente da lui, apre gli occhi – Ciao - dice assonnato.
- Ciao, scusa non volevo svegliarti - guardo i nostri amici che dormono anche loro tranquilli.
- Non fa niente piccola - si sistema meglio sul sedile e si stiracchia.
- Che belle nuvole, sembrano panna montata! - ammiro il cielo e le sue meraviglie.
- È vero. La natura è davvero stupenda - conferma guardando anche lui verso il cielo.
- Ehi, ma siamo arrivati? - Lila si sveglia di soprassalto guardandosi intorno spaesata e noi sogghigniamo interdetti.
- Tranquilla, torna pure a fare sogni profondi mancano circa otto ore ancora - la prende in giro Sam e lei sbuffa.
- Uffa, che noia. Non ne posso più di questo aereo.
- Ma se non hai fatto altro che dormire da due ore a questa parte - le dico.
- Che ci vuoi fare, i viaggi lunghi mi annoiano – si appoggia di nuovo a Tom e ci informa – Dormo un altro po’. A dopo fanciulli.
- Mi domando seriamente come faccia ad addormentarsi così velocemente - Sam è perplesso ed io sorrido.
- Non immagini quante volte le parlo e lei mi risponde dormendo.
- È proprio strana - dice lui nel mio orecchio.
- Oh è vero. E lei lo sa! - Sono veramente felice di sapere che Sam vuole bene a Lila, anch’io mi sono abbastanza legata a Tom e tutti insieme formiamo un bel gruppo.
Un’ora dopo l’hostess ci porta qualcosa da sgranocchiare. Mangiamo e ascoltiamo musica dall’mp3 di Sam. - Bella questa canzone, come si chiama? Non ricordo - ho sempre amato questa canzone, ma il titolo proprio non mi sovviene.
- Careless whisper di George Michael. Era il 1984 se non erro - dice cercando di ricordare qualcosa.
- Wow, ma sei Google vivente - sono sbalordita. Come fa a ricordare sempre tutto nel dettaglio? Io ricordo a malapena come mi chiamo.
- Nessuno mi aveva mai chiamato Google, prima d’ora - cerca di fare una faccia seria ma in realtà sta trattenendo una risata.
- Beh. Sempre meglio Google di stronzo, che dici? - lo prendo in giro e lui sogghigna.
- Decisamente si principessa. Anche se amore sarebbe ancora più gradito.
Sorrido e tra le note di questa bellissima canzone stavolta sono io ad addormentarmi.

Quattro ore dopo sento Lila urlare nel mio orecchio – Jen, svegliati e che cavolo! - Apro di scatto gli occhi e vedo che Sam non è più accanto a me, bensì c’è quella rompiscatole della mia migliore amica.
- Ti rendi conto che avrei potuto avere un infarto? Come ti è venuto in mente di svegliarmi così? -  la guardo male e lei mi punta il dito contro.
- Non prendertela con me. Sono ore che dormi. E poi hai il coraggio di lamentarti del mio “sonno profondo”? - mima il gesto delle virgolette ed io sbuffo - Ero stanca e allora? E poi scusa, Sam dov’è?
- Sono qui Jen, sono vicino a Tom - dice lui dal sedile anteriore.
- Tu dormivi e loro parlavano di cose da uomini. Così abbiamo fatto cambio di posto – dice Lila annoiata.
- Spero non ti dispiaccia Jen - mi domanda Tom dal suo posto.
- No tranquillo. L’unica cosa è che mi dispiace di essere stata svegliata da una pazza urlante di nome Lila Thompson. Ma del resto, va tutto bene – Lila sorride coprendosi la bocca con le mani.
- Ridi pure, strega che non sei altra.
- L’hai detto tu ricordi? Sono la matrigna di Cenerentola, quindi ora di cosa ti lamenti? – Mio malgrado mi scappa un sorriso. Eh già, Lila è la più odiosa, sincera, simpatica e insopportabile matrigna tra le matrigne.

(Non) Odio quando mi chiami Principessa #Wattys2017. (COMPLETATA)Where stories live. Discover now