- L'anello -

624 38 5
                                    

CAPITOLO 32

Finalmente mi sono decisa e ho scelto sia i colori per le pareti e sia i mobili del soggiorno e della cucina. In realtà ho preso quelle che più si avvicinavano ai miei gusti, non sono quelli che stavo cercando ma era importante comprarli.
Ora mi sto recando a Castelvolturno, ho lezione con Marko e altri due ragazzi.
"Buongiorno Tommaso!"
"Buongiorno professorè! Tra cinque minuti venite in aula relax che il caffè è quasi pronto!"
"No grazie Tommy, sono apposto"
"Mi offendete professoressa.."
"No Tommaso, non voglio offendere nessuno.. me lo vengo a prendere quando vanno tutti via"
"Va bene, come volete" mi saluta e si allontana.
Sono arrivata un po' prima per organizzarmi il lavoro, di solito lo faccio a casa ma sono talmente piena di cose da fare che non ho avuto tempo.
"Lilian ti disturbo?" È Piotr che si affaccia nell'aula.
"No Piotr, vieni"
"Ciao" mi dice e sembra molto imbarazzato. Non parlo con lui da qualche mese, non so perché ora è qui.
"Ciao..vieni" gli dico invitandolo ad entrare.
"No, tranquilla è una cosa veloce"
"Ok, allora dimmi" dico e lui mi guarda indeciso, grattandosi la testa.
"So che Arek ti ha regalato un anello qualche mese fa"
Spalanco gli occhi e mi risiedo, spero con tutta me stessa che Arek non l'abbia mandato per riprenderselo. Ho tutti i suoi ricordi e regali conservati in un posto sicuro, dove nessuno potrà trovarli. Ogni tanto vado a rivedermeli per ricordare i bei momenti con lui e non posso pensare che mi venga tolto uno di quei ricordi.
"Si..al nostro compleanno" dico distogliendo lo sguardo dai suoi occhi azzurri che mi fissano.
"Giusto.."
"E allora?"
"Dovresti portarmelo, mi serve per qualche giorno e poi te lo riporto" mi dice.
Sì certo e i minipony esistono. Devo dire di sì e lo so ma mi fa stare troppo male. Prendo un respiro profondo e lo guardo.
"Va bene, oggi te lo porto"
"Grazie" dice ed esce dall'aula.
Faccio lezione con Marko e gli altri, poi mangio qualcosa velocemente e passo a casa per prendere l'anello per poi ritornare a Castelvolturno.
Non posso ancora crederci che Arek sia arrivato a questo punto, lo trovo davvero di cattivo gusto e se lo rivuole per regalarlo a Jessica è ancora più di cattivo gusto.
Questo è il mio anello, il mio. È uguale a quello di plastica che fu il suo primo regalo, non può davvero pensare di regalarlo a quella. Non ci voglio nemmeno pensare ma poi sono costretta a farlo.
"Ciao Lilian..me l'hai portato?" Mi chiede Piotr, arrivato molto in anticipo rispetto all'orario degli allenamenti.
"Si eccolo" lo prendo e glielo do con tutto lo scatolino esterno.
"Grazie, te lo porto nei prossimi giorni"
"Mmm mmm" annuisco e lui va via.
Me ne torno in aula, oggi devo sistemare l'archivio anche se non mi va affatto.
Mentre sono dentro tra libri e raccoglitori sento le voci e le risate dei ragazzi, sono così allegri e spensierati e mi viene in mente quando anche io facevo parte di quella baldoria. Mi viene in mente la trasferta a Berlino quando io e Dries battemmo Arek e Josè al biliardino e mi viene da sorridere. Ero davvero felice, quel giorno.
Ora invece le loro risate mi danno sui nervi, soprattutto quella di Arek. Ma davvero ha rivoluto indietro il mio anello? È ridicolo e deve saperlo.
Mi alzo e mi fiondo fuori dall'aula. Arrivo nell'area relax e li trovo a farsi massaggiare e a sorseggiare caffè. Ci sono Arek, Dries, Vlad e Raul. Arrivo da loro come un uragano e inizio ad inveire.
"Io sto lavorando, se non vi dispiace dovreste smettere di fare tutto questo casino!" Urlo.
Loro mi guardano perplessi poi Dries inizia a parlare.
"Va bene, scusa.."
"Scusa un cazzo! Abbiate rispetto per il lavoro degli altri"
"Mi sembra che stai un po' esagerando ora..ti abbiamo chiesto scusa" mi dice Raul e vedo che Arek fa una smorfia di disappunto e si alza.
"Tu non dici nulla?" Lui si volta e mi guarda infastidito "si proprio tu" dico.
"Io non ho nulla di cui scusarmi con te" dice tranquillo.
"Ma fammi capire, oggi ti vengono bene solo le cose ridicole e di bassa lega?"
"Ma che cazzo vuoi?" Mi chiede "chi cazzo ti caga?"
"Sei ridicolo Arek, davvero..non me lo aspettavo da uno come te, ti credevo migliore ma è palese che mi sbagliavo" dico guardandolo sempre negli occhi e lui sembra cadere dalle nuvole.
"No ragazzi questa è pazza" dice ai compagni, poi si avvicina a me e mi parla "io con te non voglio avere niente a che fare e non so di che cazzo stai parlando" mi dice, inchiodandomi con i suoi occhi verdi.
"Su ragazzi, siamo qui per lavorare..calmatevi che non è il posto adatto questo"
"Hai ragione Vlad ma questa pazza mi sta dando sui nervi, odio le cose dette a metà.. si può sapere di che parli?"
"Chiedilo al tuo amichetto, magari lui ti rinfresca la memoria" dico voltando le spalle e andandomene.
Torno in aula studio e mi rimetto a sistemare l'archivio.
Mi sento più libera, dovevo farlo. Io avrò pure sbagliato con lui, su questo non ci piove ma il suo comportamento è stato infantile e maleducato, doveva avere una lezione. Ben gli sta.
Avrei voluto dirgli di più, o anche tirargli un ceffone ma in questo momento non posso rischiare il contatto fisico con lui. Già i ricordi mi perseguitano, figuriamoci se lo toccassi. Quando mi ha guardata negli occhi avvicinandosi a me, le ginocchia per poco non mi cedevano, mi fa sempre lo stesso effetto, Arek è ancora il mio punto debole e non posso negarlo.
"Lilian cerca di evitare certe cose" sento improvvisamente e mi sporgo con la testa, vedendo Raul.
"Raul ti adoro e lo sai ma non sono affari tuoi" gli dico senza neanche guardarlo.
"Sono affari miei se metti la guerra nel mio spogliatoio, tra i miei compagni e nella mia squadra. Fai la professoressa e basta. Se hai qualcosa da dire a ciascuno di noi, ci prendi in disparte e parli. Stop"
"Non potevo prendere Arek in disparte per ovvi motivi"
"Ma potevi non urlargli contro"
"Potevo ma ho preferito così"
"Beh non farlo capitare più" mi ammonisce.
"Va bene, scusa ho sbagliato i modi"
"Ecco..ora vado, buona giornata"
"Ciao anche a te"
Se ne va e io smetto di risistemare, mi sono scocciata. Mi alzo prendo le mie cose e me ne vado, sono le cinque e mezza la mia giornata di lavoro può ritenersi finita.
Vado a prendere l'auto al parcheggio, entro e mi metto la cintura quando per poco non mi prende un infarto dalla paura: qualcuno si è introdotto nell'auto sedendosi accanto a me.

L'ho capito al primo sguardo che eri l'errore giusto. || Arkadiusz Milik ||Where stories live. Discover now