- Kocham cię -

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CAPITOLO 20

"Signor Milik?"
"Si?"
"Tra cinque minuti il suo volo parte, le consiglio di iniziare a mettersi in fila"
"Si grazie, arrivo tra un paio di minuti"
"Perfetto"
L'hostess si allontana e io torno a cercare un viso tra la folla.
C'è di tutto qui: coppie di fidanzati, famiglie intere e persone da sole. Ma non c'è lei, la mia Lil. Forse ha semplicemente scelto di non venire, ha scelto lui e non me e sarebbe comprensibile. Con lui ci sta da cinque anni e prima che incontrasse me ci stava anche bene, quindi magari ora ha deciso di liberarsi di me definitivamente.
Continuano a passarmi davanti agli occhi coppiette innamorate che si sbaciucchiano e si tengono per mano e dentro di me vorrei morire, ogni secondo che passa l'ansia mi assale.
"Signor Milik, scusi l'insistenza..non ci saranno altri voli per Cracovia prima di domani sera, le conviene andare ora"
"Ha ragione, eccomi"
Mi alzo e la seguo, ormai non spero più in un suo arrivo.

*******************

"Che cazzo! Solo l'incidente ci mancava! Muoviti Helly"
"Non è colpa mia se questo deficiente non ha frenato eh!"
"Dai non chiacchierare e metti il piede sull'accelleratore!" Helly si divincola dal caos creato per lo scontro tra due auto proprio avanti a noi e sfrecciamo verso l'aeroporto arrivando in meno di dieci minuti.
"Eccoci, siamo arrivate..aspetto qui nel caso non.."
"Vattene a fare in culo Helly!"
"Dai scusa!"
Prendo la mia valigia e scappo verso l'ingresso dell'aeroporto, faccio lo slalom tra la gente e i bagagli e quando arrivo alla zona imbarchi, chiedo ad un hostess.
"Mi scusi, l'aereo per Cracovia quale è?"
"Quello" mi indica un aereo in fase di decollo e poi mi guarda dispiaciuta "mi dispiace" dice.
Non posso crederci, è andato via. Il peggio è che ora crederà che io non sono venuta perché non voglio stare con lui ed è l'ultima cosa che voglio che pensi.
"Quando è il prossimo volo per Cracovia?"
"Domani sera, signorina"
"Grazie" le dico andando verso la biglietteria.
Mi metto in fila, ci sono una ventina di persone prima di me ma non ho fretta. Mi siedo nell'attesa e un pianto isterico mi sorprende ma non faccio nulla per fermarlo.

'DLIN DLON, il volo JVCH53Z78K ritarda la sua partenza di quindici minuti a causa malore a bordo, ci scusiamo per l'inconveniente'

Ormai gli annunci dagli altoparlanti neanche li sento più, qui c'è un baccano enorme e vorrei solo essere su quell'aereo accanto ad Arek.
Non oso immaginare come si senta lui, io sto male sì, ma so che è stato solo un maledetto ritardo. Invece lui non lo sa, lui crede che ho scelto di non sceglierlo e starà malissimo. Mi immagino già il suo sguardo basso e il modo in cui si tortura l'orecchio destro dal nervoso.
Mi metto le mani sul viso e cerco di non pensarci, domani lo raggiungerò e chiariremo tutto, spero solo che non sia tardi. Prendo il cellulare e sto per chiamare mia sorella per dirle di aspettarmi. Digito il suo numero ma qualcosa mi interrompe.
"Lil? Sei tu?" Sento improvvisamente tra la folla ed alzo la testa.
Lui è proprio lì davanti a me. Jeans scuro, maglia nera  che gli accarezza il corpo e cappellino della Nike. Mi osserva con un'aria sorpresa e felice nello stesso momento.
Mi alzo, lascio tutto lì, me ne fotto di tutto ciò che non è Arek. Corro verso di lui che allarga le braccia e sorride.
Mi butto tra le sue braccia e lui mi stringe, baciandomi tra il collo e la spalla. Anche io lo stringo e mi manca il fiato. Lui continua ad abbracciarmi e mi fa dimenticare perché sono triste, mi lascia addosso il suo profumo e ogni paura scompare.
"Pensavo non venissi" mi sussurra.
"C'è stato un incidente.." Non mi fa finire la frase che si stacca da me per guardarmi negli occhi.
"Stai bene?"
"Si, fortunatamente non siamo state coinvolte ma abbiamo perso un po' di tempo"
"Non importa" risponde e torna a stringermi.
"Ora andiamo o perdiamo il volo"
"Si" dice e mi prende la mano, orgoglioso.
Ora siamo liberi di stare insieme, di tenerci la mano e di abbracciarci ed è la cosa che più mi mancava fare con lui.
Saliamo a bordo e Arek si siede al posto vicino al finestrino.
"Voglio sedermi io li"
"Troppo tardi, My Lil"
"Daii"
"Vieni qui" mi dice battendosi la mano sulla coscia.
Io annuisco e lui allarga un po' le gambe. Mi siedo e gli poggio la schiena sul cuore, lui chiude le braccia intorno a me. Mi dimentico che mi sono seduta lì per guardare fuori dal finestrino, ora sento solo Arek, il suo respiro, la sua presa sicura su di me. Ecco, solo questo.
Tra le sue braccia non ho niente, ma ho tutto.
Atterriamo a Cracovia quando sono le tre passate e lì c'è l'agente di Arek ad aspettarci per portarci a Tychy. Le strade sono vuote e piene di neve, l'atmosfera è sensazionale.
Arriviamo a casa e dopo aver salutato il nostro autista, entriamo.
Lascio le valigie all'ingresso, per non svegliare la mamma di Arek con il rumore delle rotelle.
"Come with me" mi dice e mi afferra la mano. È buio totale e non vedo nulla, mi affido a lui che sicuramente conosce casa sua meglio di me.
Saliamo le scale ed apre la porta della sua camera, poi va verso la finestra e tira via le tende per permettere alla luce della luna e delle stelle di illuminare un po' la stanza. Si volta verso di me e si sfila la maglia.
Sono così fortunata, penso tra me e me.
Lui continua ad avvicinarsi e in poco tempo è su di me. Inizia a baciarmi e a sussurrarmi cose alle orecchie.
"Non credevo più che venissi, non ci speravo più" mi dice.
"Invece sono qui, e sono tua"
Mi bacia con trepidazione, mi tiene stretta e mi assaggia in ogni punto.
"Solo, completamente e del tutto mia?" Mi chiede, stavolta guardandomi negli occhi.
"Si" rispondo solo e lui mi sorride. Abbassa la testa e torna a baciarmi il collo e poi il seno. Ho ancora qualche vestito addosso ma non importa. Siamo talmente presi, talmente persi che quando mi entra dentro neanche mi accorgo di avere ancora gli slip, che ha solo spostato leggermente.
Facciamo l'amore come mai prima, mai prima mi ero sentita così sua. Ora stiamo insieme davvero, non c'è niente e nessuno che può impedire di amarci.
Ci abbracciamo, ci baciamo e ci graffiamo fino ad urlare di piacere, fino a che i nostri corpi esausti ma non ancora sazi, gridano pietà. Arek è sempre fantastico, sono sicura che se non fosse per lui, se non l'avessi conosciuto, mi sarei persa la vera essenza della vita.
Ogni suo bacio, ogni suo affondo dentro di me, mi fa sentire meglio. È come se cancellasse tutte le cose brutte che i miei occhi hanno visto.
E quando siamo appagati che viene il meglio. Lui allunga un braccio verso di me.
"Vieni qui" mi dice.
Io mi appoggio sul suo cuore, mi riaggomitolo tra le sue braccia e mi rilasso. Le sue mani mi solleticano la pelle, mi accarezza piano fino a quando il sonno non prende il sopravvento su di noi. Dormiamo per qualche ora, poi Arek mi sveglia. Mi sveglia nel modo più perfetto che ci sia, sento il suo respiro sul mio collo e il peso del suo corpo su di me. Spalanco gli occhi quando affonda dentro di me, di nuovo. Ma stavolta è diverso, è tutto più forsennato, più frenetico, più fisico. È sesso, puro e semplice sesso. Ed è superlativo.
Continuiamo a rigirarci sul letto, prima lui su di me, poi io su di lui, poi mi gira e poi mi rigira. Sono completamente alla sua mercè, fammi quello che vuoi e non me ne pentirò mai.
Ci contorciamo dal piacere, ci baciamo avidi, ci mordiamo affamati. Non ho mai provato tutto questo, mai.
Quando inizia a muoversi ancora più veloce capisco che è quasi al culmine ed io con lui. Si svuota dentro di me e provo un senso di felicità, di meravigliosa perfezione che mi riempie.
"Kocham cię" mi sussurra mentre è ancora scosso dal piacere.
Resto immobile e mi perdo nel suo sguardo e in quelle due dolcissime parole.
"Ti amo" mi ripete, baciandomi la bocca.

********************

Gliel'ho detto. Volevo farlo, dovevo farlo. E tra l'altro gliel'ho detto prima in polacco e lei sa che quando parlo in polacco è perché davvero sento la cosa che sto per dire. Lei mi conosce e lo sa. Volevo dirglielo da quando l'ho vista all'aeroporto ma non avevo ancora trovato il momento giusto ma poi, l'ho detto. Senza studiarlo, senza programmarlo..semplicemente l'ho detto.
Ora è qui accanto a me che dorme e io la osservo, la guardo e mi rilasso. Non ho sonno anzi farei  altre dieci volte l'amore con lei ma vedo che lei invece è stremata quindi la lascio riposare.
Guardo l'orologio, sono le dieci e mezza. So che mia mamma è già sveglie e ha visto sicuramente le nostre valigie giù, quindi decido di scendere per salutarla. Non la vedo da due mesi e mi manca da morire. Mi metto i boxer e scendo, facendo meno baccano possibile.
"Amore mio!" Mi dice appena mi vede.
"Mamma" le rispondo abbracciandola forte.
"C'è anche Lil, vero?" Mi chiede allontanandosi leggermente. Di solito mi dà fastidio quando qualcuno che non sono io la chiama Lil, lei è la mia Lil, per gli altri è Lily ma se lo fa mia madre non è un problema.
"Si è di sopra che riposa"
"Non le hai dato tregua stanotte"
"Mamma evitiamo di parlare di certi argomenti, per piacere"
"Vi ho sentiti" mi dice sottovoce facendomi l'occhiolino.
"Ok, torno di sopra..ora mi ricordo perché a diciassette anni sono andato via" dico ridendo e faccio ridere anche lei, mi volto per salire ma vedo Lil scendere le scale e mi blocco.
È ancora mezza addormentata, si stropiccia gli occhi e ha addosso una mia felpa e una coperta attorcigliata intorno.
La guardo e resto incantato. Se ne accorge anche mia madre perché mi avvicina e mi dice qualcosa all'orecchio.
"Hai ragione, è proprio bella"
"Si" dico e finalmente Lil arriva da me.
"Buongiorno" dice abbracciando prima mia madre e poi dandomi un bacio sulle labbra.
È fantastica, eccezionale.
Facciamo colazione e poi andiamo in giro per la città.
Anche gli altri giorni vanno avanti così, tranne due giorni che ce ne andiamo a Varsavia.
Passiamo la Vigilia e il Natale con i miei parenti, ci ha raggiunti anche mio fratello maggiore Lucasz e alcuni miei cugini.
Domani torniamo a casa ma stasera, ho deciso di portare Lil nel posto che mi ha salvato ancora prima che lo facessero le sue braccia.

****************

Purtroppo questi dieci giorni sono quasi finiti. Qui sono stata da Dio, certo fa freddissimo, mi manca la mia città e la mia famiglia ma sto con Arek e adoro la sua famiglia quindi qui ci starai benissimo anche per altri giorni. Domani mattina partiamo, abbiamo l'aereo alle undici ma stasera Arek insiste per portarmi da una parte, ma non vuole dirmi dove. Mi ha solo detto che devo vestirmi sportiva, come se andassimo a correre e io ho fatto così. Ho messo la maglia da allenamento del Napoli con la tuta sopra e le Adidas. Spero che così conciata non voglia portarmi a cena fuori..
"Finalmente sei pronta" mi dice quando esco dal bagno.
"Si, vado bene così?" Gli chiedo arricciando il naso.
"Sei perfetta" mi risponde sorridendo e mi prende la mano.
Prendiamo l'auto e in dieci minuti arriviamo a destinazione. È buio ma riesco ad intravedere un campo da calcio.
"Aspetta un attimo" mi dice scappando via e dopo poco le luci si accendono. Avevo ragione, siamo su un campo da calcio, uno di quelli piccoli di periferia.
"Quando è morto mio padre avevo sei anni e la presi malissimo. Iniziai a rubare in giro, a litigare con tutti e a nove anni iniziai a fumare" mi racconta portandomi nella panchina dove si siedono le riserve.
"Più passavano gli anni, più diventavo irrequieto..mia mamma non sapeva che fare, aveva anche Lucasz da tenere a bada e io ne approfittavo per fare casini. Poi un giorno, anzi una notte, avevo tredici anni e venni con dei miei amici a giocare qui. Scavalcammo le recinzioni, non potevamo permetterci di pagare l'entrata. Iniziammo a giocare e continuammo fino a quando un uomo non ci scoprì. Era tutto chiuso, non potevamo scappare, così lui ci propose un patto: 'da domani tu vieni ad allenarti con me, o vi denuncio alla polizia' mi disse e io accettai perché della polizia avevamo paura e poi mi aveva proposto una cosa che mi piaceva"
Continuo ad ascoltarlo e ad ogni parola che aggiunge lo vedo più emozionato. Mi stringe le mani e si tocca spesso l'orecchio destro. Mi appoggio alla sua spalla mentre termina il suo racconto.
"Il giorno dopo andai e anche quello dopo e quello dopo ancora. Iniziai a comportarmi bene, a non far impazzire più mia madre. Divenni bravo a giocare, molte squadre mi volevano ma non mi sentivo pronto per andarmene. Me ne andai solo a diciassette anni e fu la scelta giusta. Quell'uomo mi ha salvato, questo posto mi ha salvato e tu Lil mi hai salvato. Volevo solo renderti partecipe" mi dice e lo abbraccio forte. Lo stringo e lo bacio tanto da consumargli la bocca.
"Kocham cię" mi sussurra mentre mi appoggio al suo petto che ormai è casa mia.
Non me lo diceva da quella notte e mi era mancato.
Restiamo sdraiati li, in mezzo a quel campo, per almeno un paio di ore e poi ce ne torniamo a casa.
Domani torneremo a Napoli ma stanotte, stanotte è solo nostra.

L'ho capito al primo sguardo che eri l'errore giusto. || Arkadiusz Milik ||Where stories live. Discover now