Capitolo 23 - Prima Parte

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Era già passato un giorno da quando si erano addentrati nella foresta e, nonostante la vegetazione fitta li aiutasse a mascherare i loro movimenti, il terrore di incrociare belve feroci era ben fisso nella mente di Cora. Camiel non era nelle giuste condizioni per affrontare uno scontro e Hyon, da solo, non sarebbe stato in grado di difendere l'intero gruppo.

«Siamo stati fortunati» fece il maestro nel pomeriggio. In lontananza, tra le fronde e i tronchi, Cora vide le gole del Dremis. «Credevo che sarebbero sbucate per sbranarci da un momento all'altro» continuò Hyon.

Cora ed Elidana avanzarono prima degli altri per osservare le profonde insenature dell'altopiano che scendevano e risalivano come un ammasso di vermi color mattone. Hyon si fermò e si sedette a bordo strada, il bastone stretto tra le mani e lo sguardo fisso a contemplare quel luogo di morte. Lì, i sentieri si mescolavano tra loro in modo illogico, e l'impossibilità di orientarsi senza l'aiuto del sole era un altro problema da affrontare. «Potrei creare una luce in cielo come punto di riferimento, ma darebbe nell'occhio» mormorò Hyon con la mano a grattare la fronte.

«Se lasciassi una pietra di Seorite attiva su questo versante, concentrandomi, potrei identificare la sua posizione in qualsiasi momento» suggerì Camiel.

«È un'idea» rispose il maestro.

«Altrimenti, passeranno settimane prima di trovare il modo di raggiungere Ragoon.»

Hyon socchiuse gli occhi, annuì e prese una piccola pietra dalla tasca. La seppellì nella terra brulla fino a metà, ne attese il leggero rintocco e ne attivò la luminescenza. Infine la ricoprì con le foglie. «Durerà davvero poco, ma è meglio di niente» disse infine. Si voltò verso il resto del gruppo e li invitò a incamminarsi per la discesa. I giovani erano distrutti, demotivati dagli eventi, non avevano il coraggio di parlare se non per necessità.

Camminarono senza fretta. Le alte pareti di roccia a strapiombo lasciavano che l'eco del più sottile dei sospiri trapassasse il profondo silenzio, e una decina di rapaci formavano ampie circonferenze sopra le loro teste. I sentieri a volte divenivano ponti naturali, sospesi su alti strapiombi, altre volte salite scoscese e altre ancora fiancheggiavano ruscelli.

Aran avanzava a fianco di Fez, gli occhi infossati. Se fossero ancora in lite o se fosse semplice stanchezza, Cora non avrebbe saputo dirlo. Il cammino era faticoso e, già dopo un'ora di marcia, decisero una sosta sotto uno dei pochi alberi a disposizione. Marmorel ne approfittò per sedersi accanto a Elidana. Le prese la mano. «Scusami,» mormorò, «mi rendo conto di aver esagerato.»

Elidana ricambiò il suo sguardo. «Non fa niente.»

«Invece è importante. Continuo a sentirmi in colpa per aver reagito in quel modo.»

«Hai parlato senza riflettere.»

«Lo so. Pensavo che a Laeth avremmo potuto ricominciare la nostra vita» rispose Marmorel. Cora le osservò, ma rimase in disparte.

«È un incubo e non ci sono altre parole per descriverlo, ma adesso è il modo di affrontarlo che conta» aggiunse Elidana.

«Riprendiamo il cammino» le interruppe Hyon. «Abbiamo ancora molta strada da fare.»

Qualche passo più in là, Camiel se ne stava concentrato. Cercava la direzione da prendere, o almeno così aveva detto. La spada di Iak vibrò da una parte e il guerriero indicò il lato opposto. Nel giro di pochi secondi, il gruppo si era già avviato in quella direzione.

Quella notte trovarono una sistemazione all'interno di una grotta, davanti a una piccola area di vegetazione. Prima del tramonto, Camiel andò da solo alla ricerca di cibo, nonostante i suoi acciacchi, nonostante Aran avesse insistito per andare con lui.

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora