Capitolo 16 - Seconda Parte

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«Fermati!» La mano di Camiel la tenne per la spalla. Lei si voltò di scatto. Hyon arrancò fino a loro.

«È caduto in mare... sta per affogare... io non...» singhiozzò la ragazza.

«Siete capaci a non mettervi nei guai per cinque minuti? Non chiedo molto» borbottò il maestro. «Il tempo di bere un po' di vino o di mangiare un boccone.» La pietra sul bastone s'illuminò. Si udì un rintocco così profondo che Marmorel rimase stordita. Hyon mise un piede su una cassa e una corda di luce partì dalla Seorite. Le movenze di un pescatore che getta l'amo in mare. L'energia avvinghiò la mano del ragazzo, unica parte del corpo ancora a galla.

Il maestro strattonò il bastone e Fez fu fuori dell'acqua sospeso a mezz'aria, in balia del vento. «Un bel tonno!» ridacchiò.

Fez cadde sul ponte della nave e si dimenò. Il volto contratto dal dolore. Marmorel e Camiel gli corsero in aiuto. Fez sputò e tossì fino a riprendersi. La guerriera di Meliro si avvicinò a loro, ma all'ultimo si voltò, balzò in aria e tranciò un'altra palla di cannone.

Marmorel allungò la mano fino a toccare il torace di Fez, lo sfiorò con timore e lo scosse appena. «Come stai?» gli chiese. Lui non disse niente. Lei serrò la mascella e lo strattonò con più forza. «Rispondi!» gli urlò.

«So-Sono vivo...» fece lui, «sono vivo...» Si aggrappò a lei.

Hyon si rivolse a Camiel. «Cora ha rigenerato tutte le pietre all'esterno. Questa volta abbiamo avuto fortuna.» Aggrottò la fronte e puntò con lo sguardo la nave che ospitava il Capitano Vega. Anche se l'arciere hozmano aveva ridotto la prua a un colabrodo, il pallido ufficiale era sempre lì.

«Non molla neanche un po', eh?» sbottò Hyon, l'espressione torva.

I soldati kharzaniani sulla nave in coda trascinarono un grosso rampone su ruote e lo posizionarono sopra la polena. Da sottocoperta vennero fuori tre armature da battaglia.

«Vogliono arrembare» urlò Camiel.

Hyon portò avanti il mento e si grattò la testa con il bastone. «Possono anche decidere di mettersi a ballare in quelle botti di latta, ma di certo non li farò salire su questa nave.»

Il grosso arpione di metallo perforò le onde che separavano le imbarcazioni. Si udì un nuovo rintocco, il suono di una grossa struttura d'ottone percossa da una mazza. La vibrazione interruppe per un battito di ciglia la discesa della pioggia intorno.

L'arma kharzaniana impattò contro una parete di energia sospesa a difesa della poppa. Un rumore così forte che persino i guerrieri di Hozma ritornarono coscienti. Il metallo si piegò in due, si spaccò in mille pezzi e i frammenti caddero in mare. Sul volto di Vega, per la prima volta, sparì il sorriso.

«Bene... mi sembra il momento» ghignò Hyon. Si sistemò l'abito, ma ormai era bagnato da capo a piedi anche lui. Sotto lo sguardo di Marmorel e Fez, andò dietro l'albero maestro e alzò lo sguardo sulla vela; massaggiò il mento. Prese tre pietre di Seorite dalla tasca e le fece saltellare sulla mano. Indietreggiò di qualche passo. «Speriamo che non si strappi» disse. Il bastone emanò un'ampia nube azzurra. La vela si gonfiò ancor più di quanto non lo fosse già, un vento colorato che forzava la struttura fino al limite. Anche dalle tre pietre partì lo strano vapore azzurro e la collana di corde di Hyon si riempì di boccioli colorati.

La nave hozmana prese velocità a tal punto che la prua si alzò. Marmorel si aggrappò a Camiel appena in tempo, ma altri meno fortunati finirono gambe all'aria.

«Signori, è stato un piacere intrattenermi con voi» urlò Hyon. Fece un lieve inchino in direzione dei nemici, mentre questi guardavano con la bocca spalancata e i fucili ancora tra le mani.

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora