Capitolo 4 - Terza Parte

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Corse verso le mura, combattuto tra la fretta e la necessità di nascondere la spada. Una fattoria. I panni stesi. Non erano una copertura perfetta, ma era meglio di niente. Strappò un lenzuolo e avvolse l'arma. Riprese a correre ancora più veloce.

Infilò la via della locanda dove alloggiava; con le strade deserte non aveva più intenzione di perder tempo. Spalancò la porta e vide numerosi cittadini, cavalieri di Lamia e mercanti intenti a godersi il riposo serale davanti a una collezione di boccali vuoti e bocche grondanti.

Si avvicinò al bancone e l'oste gli fece un cenno d'intesa. «Ho qualche notizia» gli sussurrò. «Sembra che dei ragazzi del posto, qualche giorno fa, abbiano venduto sottobanco una grossa pietra di Seorite a quell'uomo laggiù. Quello in fondo alla sala.» Le guance rossicce. Indicò un mercante che Camiel aveva intravisto più volte durante le sue perlustrazioni in città e che adesso si stava ingozzando con un piatto di patate e fagioli. L'hozmano prese dalla tasca una manciata di monete e le lasciò sul bancone sotto lo sguardo incredulo dell'oste.

Afferrò una birra dal tavolo di un cliente ormai brillo e si avviò verso l'obiettivo. «Ehm... posso offrirle da bere?» domandò. Gli fece un sorriso e mise il piccolo omaggio sul tavolo. Non poteva lasciare nulla di intentato. «Ho saputo che ha pagato una bella somma di denaro per una grossa pietra» disse d'un fiato.

L'uomo passò con lo sguardo Camiel dai piedi fino al cappello. «Problemi?»

«No, nessun problema. Voglio solo acquistarne una anche io. Il ragazzo con cui ho parlato non mi ha lasciato nessun riferimento ed è sparito nel nulla» mentì.

«Beh, devi cercare il figlio degli Allet. Stanno fuori città, sul sentiero a nord est, oltre la porta» grugnì l'uomo.

Il guerriero sussultò. Allet? Lo stesso con cui aveva parlato poco prima? «Può ripetere il nome? Mi pare di averlo già sentito.»

«Ehi, prendi in giro? Tutti in città conoscono Ludvig Allet e il figlio Aran. È stato poco meno di una settimana fa... lo ricordo esattamente perché il giorno dopo abbiamo scoperto del Grande Jalme e molti di noi hanno interrotto i propri viaggi per scaramanzia.» Il mercante riprese a mangiare, annaffiando il pasto con la birra appena ricevuta.

«Grazie, buon uomo» disse Camiel tra i dubbi. Si alzò e camminò a passo spedito verso le scale che portavano al suo alloggio.

Che cosa c'entrava la famiglia Allet in tutto questo? Non sapeva cosa fare. Camminava su e giù per la stanza alla ricerca di una soluzione. Non riusciva a trovare il giusto collegamento tra una vendita di Seorite clandestina e l'incredibile energia che aveva percepito. Le possibilità si susseguirono rapide davanti ai suoi occhi. Che Ludvig Allet stesse mentendo o che stesse cercando un modo per armare dei mercenari alle spalle della sua stessa città? Non aveva modo di scoprirlo, non ora, doveva risolvere un altro problema più impellente.

Mentre brancolava tra i dubbi, udì il frastuono risalire dalle strade. Lo stridio delle camionette kharzaniane invase ogni anfratto.

«Hanno accelerato i tempi» disse. Spostò la tendina per osservare l'ingresso dell'edificio. Le grida che provenivano dalle case furono solo l'inizio. Il fragore di oggetti in frantumi dal piano terra. Grida, tonfi e passi di corsa. Erano entrati, dovevano aver scatenato un putiferio.

Il clangore delle spade che si scontravano lo raggiunse. Fece una smorfia di stizza.

Vide dalla finestra una decina di soldati in armatura muoversi da un posto all'altro. Tutti armati fino ai denti. Entravano nelle abitazioni sfondando le porte, rapidi e ordinati.

«Faranno una strage» ringhiò a denti stretti. Afferrò la spada e un bagaglio leggero. Il resto lo avrebbe rallentato. Se avessero scoperto che proprio lui era a Lud sarebbe stata una scusa per inasprire il conflitto con l'Impero di Hozma. Non doveva in alcun modo farsi catturare, ne andava anche della sua nazione.

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