Capitolo 5 - Prima Parte

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Il Proiettile d'Argento superò la galleria e decelerò, le luci all'interno della carrozza diminuirono d'intensità.

Cora era già sveglio e fu il primo ad avvistare la città di Edel: una foresta di vetro e acciaio che s'innalzava lungo l'altopiano. Un giardino di ferro custodito da due mastodontiche statue al centro esatto dell'agglomerato urbano; entrambe alte almeno il doppio del grattacielo più imponente.

Elidana si voltò con aria assonnata e il ciuffo biondo le cadde sul viso. «Siamo arrivati?» sussurrò mentre sistemava il fermacapelli.

«Sì» Cora sussultò. Il volto di Elidana era a nemmeno una spanna dal suo, il respiro di lei gli solleticava la pelle del collo. Vicino, troppo vicino. Spalancò gli occhi: gli serviva una via di fuga. Il finestrino! Pensò. Ci si attaccò come un mollusco allo scoglio. Era salvo da quella situazione imbarazzante, ma intanto Elidana si era schiacciata al sedile per non sbattere la testa.

«Scusa» le disse il giovane che cercava di non crollarle addosso.

«Non fa nulla, ma adesso spostati.»

«Fez, Aran, presto! Guardate da questa parte» fece Cora, infine. Preso di soprassalto, Fez colpì Aran con la mano bene aperta sulla guancia. Un manrovescio in piena regola. Il giovane Allet spalancò gli occhi e solo un attimo dopo li socchiuse in direzione dell'amico. «Fez, fallo di nuovo e ti lancio dal treno...» sbottò, «ma quando è in corsa!»

Tuttavia Fez non sembrò ascoltarlo, rapito com'era dalla visione all'esterno. Ben presto anche Aran seguì il suo sguardo e rimase a bocca aperta. «È immensa!» biascicò.

Quattro, cinque volte più ampia di Clodia, sembrava quasi non avere fine. Il cielo stellato dell'alba sbiadiva al confronto delle luci di Edel. Un panorama che poteva essere contemplato appieno solo da quella posizione sopraelevata. I palazzi erano rigide stalagmiti dalle punte affusolate, ognuna di diversa armonia. Interi quartieri accoglievano simmetrici laghi artificiali circondati dalla vegetazione. Lì, con una cadenza lenta e regolare, l'acqua schizzava tra i bagliori e assumeva la forma di ordinate geometrie.

«Quella sulla piattaforma è Edel superiore» disse Lucas con voce divertita. Indicò un punto imprecisato in basso. L'intera città era disposta su due livelli ben distinti. Abbassando lo sguardo sotto il ponte che stavano percorrendo, Cora vide tante piccole abitazioni ammassate tra loro. Le strade erano disposte senza una logica apparente e vi scorrazzavano mezzi di trasporto alimentati dalla Seorite e che lasciavano la loro pallida scia visibile anche di giorno. Una festa di colori che si mischiava in un arcobaleno dalla forma cangiante.

Lucas si voltò verso Marmorel con il bagaglio già in spalla. «È stato un piacere conoscerti. Godetevi il soggiorno e buon Gran Premio.» Salutò tutti con un sorriso. «Adesso devo raggiungere i miei compagni, altrimenti mi becco un rimprovero» concluse.

«Lucas, anche per me è stato bello conoscerti e spero di incontrarti di nuovo» cinguettò Marmorel in tono sconsolato.

«Attenzione: a breve giungeremo a destinazione. I passeggeri sono pregati di recuperare i propri bagagli e di disporsi in fila in prossimità delle porte» gracchiò la voce dall'altoparlante.

Rimasero tutti e cinque al centro del corridoio, mentre il treno frenava per brevi tratti e continuava la marcia sul ponte di collegamento che raggiungeva la stazione. La città alta era sempre più vicina e nell'area in cui si erano appena introdotti dominava un ordine generale nella disposizione degli edifici. Il treno passò sotto una serie di archi che illuminavano i binari ognuno di un colore differente, regalando un'ipnotica alternanza di luci. «Benvenuti a Edel» disse l'altoparlante.

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora