Capitolo 11 - Prima Parte

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La testa gli scoppiava, sentiva una pesantezza che non accennava a diminuire, l'udito ovattato. Allungò la mano a cercare la sveglia, tastò qua e là finché le dita non toccarono il duro metallo. Strinse l'oggetto, lo strattonò verso di sé e lo spense.

«Sono le quattro di pomeriggio. Oh... devo finirla!» esclamò, e si tirò uno schiaffo. «Devo smetterla davvero...»

Xanter saltò dal letto e lasciò che il lenzuolo scivolasse sul pavimento, addosso aveva solo i pantaloncini neri. Le finestre oscurate della stanza divennero vetri trasparenti e gli permisero di osservare il panorama del quartiere centrale di Edel. Le statue Orghein e Croden erano lì, a fissarlo.

«Buongiorno, signori!» Fece un rapido saluto militare.

Prese la divisa dall'armadio e indossò i pantaloni. Afferrò l'astuccio delle compresse dal comodino, ne tirò fuori una manciata, la mandò giù e strinse i denti in una smorfia di disgusto. Osservò la mensola e incrociò le braccia. «Dovrò fare un po' di spazio» disse. Spostò uno dei tanti trofei, ma lo rimise subito dopo al suo posto e scosse il capo.

Afferrò camicia e giacca. In bocca aveva ancora il retrogusto di una notte all'insegna dei festeggiamenti; la fine della sbornia non era mai stata piacevole come quel giorno. Nel corridoio lo raggiunse una dolce melodia suonata al piano. «Chi c'è in casa?» domandò ad alta voce.

La musica cessò e una ragazza gli venne incontro. «Finalmente, ti sei svegliato! L'Alto Comando sarà felicissimo di accoglierti in ritardo.» Si avvicinò a Xanter e con garbo gli corresse le incertezze dell'abbigliamento. «Papà sarebbe molto fiero di te, ma devi dare un taglio a queste feste.»

Lui si fermò nel luminoso corridoio, davanti allo specchio, per un ultimo ritocco alle pieghe della divisa. Lei indossava una maglietta con lo stemma delle Ali di Edel, molto più larga della sua forma longilinea. «Perché usi le mie magliette?»

«Sono comode...» rispose lei.

«Anya, cosa vuoi? Non devi entrare a casa mia senza permesso» borbottò lui.

«Ti ho fatto chiamare dalla sicurezza, ma non hai risposto e ho usato le chiavi della mamma» rispose lei. «Adesso vieni con me. Metti qualcosa sotto i denti.» Lo prese per mano e lo trascinò fino in cucina.

«Non sei autorizzata a fare a modo tuo» disse Xanter fingendo un'espressione contrariata.

Anya gli fece una linguaccia e lo spinse verso il tavolo. Aprì una scatola infiocchettata e prese una torta farcita di panna. Passò il dito sulla decorazione e lo infilò in bocca con un mugolio di piacere. «Ho deciso di trasferirmi da te per qualche giorno. Qualcuno deve pur finire questi dolci prima che vadano a male, no?»

Xanter prese una fetta. «Toglitelo dalla testa! Dovresti essere all'Accademia delle Scienze, a studiare!» esclamò. Diede un generoso boccone, sporto in avanti per non macchiare la divisa.

«Sì,» rispose Anya, «ma ho dovuto prendere una vacanza forzata. Da quando hai vinto il Gran Premio, per me è diventato un posto invivibile.» Gli strizzò l'occhio. «Sono pur sempre la sorella del campione!»

«I corsi, gli esami... come pensi di fare quest'anno?» Xanter le indicò un punto alle spalle. «Lì, in fondo, ho visto dei biscotti alla menta. Passameli, per piacere.»

Anya afferrò un cesto ornato con ghirlande e ripieno di dolciumi. Xanter aveva riempito l'intero appartamento con i regali inviati dai tifosi, in ogni angolo della casa erano accatastate bottiglie di vino, mazzi di fiori e cibo proveniente dalle diverse province del Kharzan.

Lei si sedette e scrollò la testa. «Studierò qui» fece con un lungo sorriso. «Piuttosto, sei l'uomo del momento! Che intenzioni hai? I giornali non parlano d'altro.»

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora