Capitolo 2 - Prima Parte

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Cora aprì gli occhi e balzò sul letto. Gettò uno sguardo alla finestra: il sole era già sorto. «Cosa ci faccio nella mia stanza?» si domandò stupito. Le ultime cose che ricordava erano la collana e l'albero. Spostò le coperte e raggiunse la sedia per prendere i vestiti, ma scoprì che il posto era occupato da qualcuno. «Elidana, che ci fai qui?» le chiese, sfiorandole la spalla. Dormiva accucciata, il capo chino adagiato sulla spalla e un panno in mano.

Lei si svegliò e si sfregò gli occhi, ma allargò lo sguardo quando lui si ritrovò a un palmo dal viso. Gli si lanciò addosso e lo abbracciò con forza. «Come stai? Hai fatto preoccupare tutti» disse.

Cora si grattò la testa. «Eh?», ma rimase con il fiato mozzato. Scostò i lunghi capelli di lei e si sedette sopra la coperta del letto. «Io sto bene» sussurrò ancora più stupito di prima. «Cosa mi è successo?»

Elidana aveva il volto stanco e delle profonde borse sotto gli occhi. «Sei caduto» disse rapida. «Sei sparito tra le radici del Grande Jalme!» Gli mise una mano sulla fronte. «Gli operai della segheria hanno dato una mano nelle ricerche» spiegò tastandogli le braccia. «Eri svenuto sotto terra e hai dormito per due giorni interi» aggiunse. «Aran e Fez sono stati qui tutta la notte.»

Lui indietreggiò sul letto. «La collana della madre di Aran?» domandò con veemenza.

«Che t'importa della collana? Non avrai ancora intenzione di andare a Edel?» ribatté lei e gli diede un buffetto sul capo.

Lui distolse lo sguardo e fissò il buio pavimento con fare pensieroso. Ritornò su di lei e cercò di trovare il giusto tono. «Cosa hai detto alla signora Flint?»

«Niente! Ma tu da Lud non ti muovi! Anche lei è d'accordo» rispose Elidana incrociando le braccia al petto.

Cora serrò i pugni e aggrottò la fronte. Le indicò la porta e afferrò i vestiti. «Beh, vedremo! Non ho la minima intenzione di farmi sfuggire questa opportunità! Ora esci, devo cambiarmi.» Infilò una mano in tasca e scoprì di avere soltanto un sassolino. Glielo passò con fare distratto e lei annuì. «Per stavolta, avrei potuto aspettare» disse la ragazza.

Cora le fece un cenno. «Ci vediamo giù.»

Elidana si alzò, «La signora Flint è preoccupata. Non peggiorare la situazione.» Uscì e chiuse dietro di sé la porta.

Cora infilò la mano nell'altra tasca e frugò finché le sue dita non sfiorarono il freddo metallo. La placca di Ethan era ancora lì. La strinse. Andare a Edel per lui era molto più importante di un piccolo incidente: voleva sapere, voleva dare un senso al suo passato.

«Quella donna è l'apprensione in carne e ossa!» borbottò mentre indossava le bretelle. «Ma non le permetterò di far saltare il viaggio.»

Scese gli scalini due alla volta; le parole di Elidana rigiravano nella mente. Al piano terra vide la signora Flint che preparava la colazione per i giovani ospiti dell'orfanotrofio.

Cora rallentò. «Buongiorno.» Prese un biscotto come se nulla fosse, ma tenne gli occhi sui movimenti della donna.

Lei sussultò e asciugò le mani sul grembiule a fiori. «Perché ti sei alzato?» domandò mentre gli correva incontro. «Hai bisogno di riposo.» Lo strinse a sé. «Il Dottor Filius è stato chiaro. Torna a letto che ti porto la colazione, non affaticarti.» Parlò con fare concitato.

Cora aggrottò la fronte. «Signora Flint, ho solo dormito un po' più del previsto. Sto bene» disse, prima di allontanarla.

«Comunque questa è stata la tua ultima bravata!» esclamò lei con le mani ai fianchi. Cora non rispose e bevve la tazza di latte sotto il suo sguardo. «E ti dirò anche che mi spiace per i tuoi nobili propositi, ma non partirai in queste condizioni» concluse alzando il mento e raddrizzando le spalle.

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora