Capitolo 12 - Seconda Parte

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Il giorno dopo, superata la fanghiglia della palude di Tyr, salirono su una vasta altura che si affacciava sull'oceano. Il mare era un mosaico azzurro che rifrangeva la luce di un'alba soleggiata. L'orizzonte lo legava al cielo in un'unica tinta. Da quando avevano iniziato la fuga, per la prima volta, Cora provò uno strano senso di pace.

Al centro della pianura, una singola montagna si stagliava a pochi passi dall'acqua: un Re solitario a guardia della sua terra, adornato con una corona di mattoni e con indosso un manto color verde smeraldo.

«Ecco, quella è Amanastre» esordì Camiel. «Mi sarebbe piaciuto tornarci per altri motivi e non scortando cinque ragazzi che scappano dai kharzaniani.» Un sorriso soddisfatto gli si allargò sul volto. «Ma abbiamo raggiunto la città prima del pomeriggio, siamo stati bravi.»

«Grazie, Camiel! Anche a me sarebbe piaciuto visitarla con calma e di certo non con te!» borbottò Elidana, e proseguì insieme a Fez e Marmorel.

Aggrappata alla cima della montagna, sorgeva la città libera e attorno a essa un sentiero battuto si snodava fino a sfiorare il porto. Da lì, partiva un unico percorso che collegava la confusione di capanni, magazzini e rimesse a una strada più ampia che continuava verso nord, sulla tratta per Badur.

Più si avvicinavano, più aumentava il numero di carri ricolmi di legna, sacchi e pentolame, riempiti oltre la loro capienza.

Camiel indicò il porto. Tra le numerose imbarcazioni spiccavano due navi militari, entrambe battenti bandiera kharzaniana.

«Ci hanno trovati?» domandò Aran, la voce preoccupata. «Avevi detto che questo sarebbe stato un luogo sicuro!»

«Ad Amanastre vige una regola ferrea: la neutralità» rispose Camiel. A pochi passi di distanza dai kharzaniani, altre imbarcazioni occupavano la banchina. Navi zalesiane e vascelli hozmani, questi erano attraccati oltre la conca, al termine del porto.

«Che significa?» chiese Fez. In pugno, il fedele bullone.

«Se domani scoppiasse una guerra tra l'Impero di Hozma e il Kharzan, Amanastre accoglierebbe comunque entrambe le nazioni» disse il guerriero. «In questa città, nessuna delle due può muovere un solo dito nei confronti dell'altra.».

Cora ascoltò con attenzione, ma non riusciva a credere a ogni parola. Che il governo di Edel non imponesse veti o compisse azioni di forza nei confronti di quell'insignificante gruppo di case sopra la montagna gli sembrò quasi uno scherzo.

«E poi ci sono i Goliath.»

«Cosa sono i Goliath?» chiese Aran, ancora dubbioso.

«Strumenti di difesa, armature imponenti alte quattro piani e disposte nei punti strategici della città. Ma li vedrete con i vostri occhi.»

Attraversarono la pianura e giunsero al bivio a metà tra il porto e la montagna. Camiel si fermò solo un attimo a prendere fiato. «Adesso dobbiamo salire. Cerchiamo di essere discreti. Se i kharzaniani sapessero dove ci troviamo, cercherebbero in tutti i modi di farci uscire dai confini del ducato.»

Il percorso si inerpicava stretto e tortuoso tanto che un carro singolo ci sarebbe passato a malapena. Qua e là sul percorso, Cora notò piccole piattaforme arrugginite, sollevate da gigantesche braccia meccaniche e alimentate da rudimentali sistemi Cec.

Dopo la fatica della salita, un piazzale si aprì davanti a loro e i ragazzi si abbandonarono su un muretto a riposare le gambe affaticate. Un punto di sosta abbastanza affollato, poco prima dell'inizio della seconda parte del sentiero. Cora si guardò attorno, assaporando un senso di normalità che sembrava perduto. Lì, i mercanti intavolavano trattative tra loro e le bestie da traino affondavano la testa negli abbeveratoi. Era un perimetro difeso da numerose bocche di fuoco e altrettante guardie. Anche se, in quel momento, queste ultime chiacchieravano sedute all'ombra di un albero. Uomini armati di lunghe lance con indosso una pomposa divisa di stoffa violacea e rombi bianchi al centro; un abbigliamento che poco si sposava con l'utilità in battaglia. Sul drappo legato alla punta delle armi spiccava l'aquila bicefala che teneva tra gli artigli una spiga di grano.

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