Capitolo 20 - Seconda Parte

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Il maestro aveva lasciato una decine di pietre vacanti sul tavolo in attesa che venissero rigenerate e quella mattina a ognuno era stato dato il compito di pulirle per bene.

«Io dovrò andare via» esordì Camiel. I giovani di Lud si voltarono tutti a guardarlo.

«Lo sappiamo» fece Elidana.

Lui annuì e disse: «Approfitterò del Rito del Patto per donare la Seorite al Signore di Meliro e al resto dell'equipaggio. Ho già abusato della loro pazienza.» L'hozmano riprese in mano il pezzo di stoffa. «Sono settimane che vi osservo e volevo solo essere sicuro che Laeth potesse essere un buon posto per voi.» La voce debole. «Ma ad Amanastre ho fatto una promessa a cui non posso venire meno.» Fece un'impercettibile smorfia.

Aran si alzò dalla sedia e lo raggiunse. «Camiel, non so nemmeno da dove iniziare...»

Anche Cora e Fez si misero in piedi e le ragazze subito dopo. «Volevamo ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per noi» disse Marmorel.

Elidana gli accarezzò la spalla. «Spero di poterti rincontrare un giorno.»

Lui sorrise e sospirò. «Non appena le acque si saranno calmate mi auguro di avervi come miei ospiti a Farendal.» Camiel strinse la mano di Aran. «Se attraccherete a Meliro, cercate il mio messo, si chiama Salasse. Vi condurrà nella Valle di Talarna.»

«Sarà un onore» disse Cora. Durante la fuga, dal treno deragliato ad Amanastre al viaggio nel Dremis, quel guerriero arrivato dal nulla gli aveva salvato la vita in più occasioni. Ethan Standford non era lì a chiedere vendetta... non contro Camiel.

Il pomeriggio a casa di Hyon passò con il solito ritmo: lento e accompagnato da una certa sonnolenza. I cittadini, però, erano in fermento. I bambini scorrazzavano per le vie, con in mano piccoli cristalli da sistemare sotto le grandi radici. Non c'erano empori o artigiani al lavoro nelle botteghe, ma gli abitanti si erano riversati in strada e persino la biblioteca era stata chiusa per l'occasione.

I ragazzi ottennero il permesso di assistere al Rito del Patto dalla piazzetta vicino casa di Hyon e, quando arrivarono, l'orologio di pietra era quasi del tutto allineato in un'unica circonferenza. Cora e gli altri erano rimasti le sole persone nei dintorni. Si sedettero su alcune panche mentre il vento smuoveva le foglie dell'albero di Laeth, Cora portò le mani dietro la nuca e prese a osservare il Tempio Astrale.

Fez andò alla fontana e si voltò verso di loro. «Ho preso una decisione.» In mano il bullone.

Cora si tirò a sedere composto e lo fissò con un sopracciglio alzato.

«Che decisione?» domandò Aran.

«Alla prossima carovana per Ragoon andrò via.»

«Eh?» sbottò Elidana.

«Stai scherzando?» fece Marmorel.

Ma Fez scosse il capo, la mascella serrata, lo sguardo deciso. «A differenza vostra, io non ho dimenticato la mia famiglia!»

«Cosa?» ribatté Aran. «Ma ti ascolti quando parli?»

«No, Aran...» Fez si avvicinò di un passo. «Non ci riesco! Non ci riesco a chiudere gli occhi per dormire sapendo che mia madre e mio padre sono prigionieri, morti o chissà cos'altro.» Li puntò uno per uno con il dito. «Non riesco nemmeno a vedervi così felici, come se nulla fosse.» La mano tremò.

Aran scattò in piedi e gli andò addosso per afferrarlo. Lo strattonò. «Cosa ti passa per la testa?»

Fez lo spinse via. «Stammi lontano!» Strinse i pugni come se dovesse attaccarlo da un momento all'altro. «Come fa Marmorel a non capirlo? Sei solo un vigliacco che ha voltato le spalle alla sua gente.»

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora