Capitolo 1 - Prima Parte

38.2K 1.7K 940
                                    

Uno spiraglio di luce attraversò le crepe della finestra in legno e gli illuminò il viso. Intanto, il rumore dei passi della signora Flint giù per le scale diveniva sempre più greve.

«Altri cinque minuti...» sussurrò Cora. Maledisse quei rumori fastidiosi con un brontolio.

La porta si aprì con uno schianto. Lui si voltò dall'altro lato.

«Per l'ennesima volta, Cora! Sei in ritardo! Svegliati o puoi dimenticare le vacanze estive!» gridò la donna nella penombra della stanza. Senza attendere una risposta, allungò il passo verso la finestra e la spalancò. «Elidana ti sta già aspettando!» Si avvicinò al letto e strappò via la coperta in un unico gesto.

Cora sbuffò indolente e coprì gli occhi con la mano. «Signora Flint! Non deve entrare in questo modo!» abbaiò lui, il viso ancora gonfio. Si sedette sul letto, passò le dita tra i capelli arruffati dalla notte e le mandò un'espressione torva.

«Devi essere puntuale anche l'ultimo giorno!» ribatté la donna imperterrita. Sollevò i pantaloni e la camicia sgualcita, accatastati sulla sedia e glieli lanciò addosso. Infine, impugnò il pomello della porta. «Oggi salti la colazione. Ci vediamo in classe!» E si defilò.

Cora fissò la parete davanti a sé, si diede due buffetti sul volto e si alzò per indossare gli abiti. Sistemò le bretelle rosse e andò in bagno a lavarsi il viso. Non appena fu pronto, afferrò una mezza dozzina di sassolini dalla scrivania e li mise in tasca. Alcuni, tuttavia, scivolarono all'interno dei pantaloni fino a tintinnare sul pavimento.

Fece una smorfia. «Quando si deciderà a comprarmi dei nuovi vestiti, sarò già fuori da questo posto» borbottò.

Ritornò alla scrivania e prese dal cassetto un astuccio verdastro e ammaccato. Lo tenne con entrambe le mani e aprì il coperchio con cura; lì dentro scintillava una placca rettangolare di ferro che gli restituì il riflesso della luce. Sorrise senza accorgersene. Era l'unico dono che la signora Flint gli aveva fatto per i suoi quattordici anni. Gli diede una rapida lucidata con il pollice e la nascose nella tasca della camicia.

Scese le scale cigolanti e oltrepassò, immerso nei suoi pensieri, il corridoio tappezzato di disegni.

Si soffermò un attimo sulla porta che aveva oltrepassato ogni mattina e che finalmente non avrebbe più rivisto per un pezzo. La scritta, incisa con un coltello, recitava "Aula". «Certo, aula...» mormorò Cora: era poco più di un ripostiglio. A malapena ci entravano la vecchia cattedra, i due banchi mezzi rotti e l'armadio traballante, che stava su solo perché l'avevano inchiodato al muro. E l'avevano inchiodato davvero bene. Lui stesso si era assicurato che reggesse, e poi ci aveva aggiunto qualche altro chiodo per sicurezza. Era convinto che adesso non l'avrebbe tirato giù nemmeno un terremoto.

La signora Flint attendeva davanti alla lavagna; il lungo naso adunco era sprofondato tra le pagine del registro.

«Finalmente» disse la giovane che occupava uno dei due banchi. Brillanti occhi azzurri fulminarono Cora, ma lui prese posto in silenzio. Le mani iniziarono a sudare.

Lei era seduta composta, con la schiena dritta e dopo aver scosso il capo con delusione, sistemò il fermaglio dalla fantasia floreale.

«Elidana, ti prego...» Cora si distese con un braccio sul banco, appoggiò la guancia su di esso e osservò la campagna all'esterno.

«Potevi fare un piccolo sforzo, almeno oggi...» infierì lei. La carnagione di Elidana era chiara e candida, ma quando si inalberava, le guance assumevano un colorito febbrile. Con eleganza si tolse dalla spalla il ciuffo ambrato e prese tre libri da sotto il banco. «Spero che tu non abbia combinato qualcosa ieri sera.» Ne aprì uno intitolato Storia di Lamia: dalle guerre kharzaniane all'unificazione della Repubblica e iniziò a sfogliarlo.

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora