Capitolo 3 -Seconda Parte

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Persero qualche minuto alla ricerca del contatto e Aran lo trovò vicino l'ingresso della stazione. Questi era Polkan, il fratello di Katia, la cameriera della famiglia Allet. Dopo i convenevoli scoprirono che lavorava nelle miniere kharzaniane vicine alla città di Lafkai. Invecchiato più di quanto Cora si aspettasse. Scambiò i biglietti della gara, consegnò loro le tessere per entrare in Kharzan e passò un fogliettino con le note. Aran non era il suo unico cliente quel giorno, Polkan aveva altri biglietti per il Gran Premio e loro ne presero anche per Elidana e Marmorel. Dopo un paio di battute sui vecchi tempi alla magione degli Allet, Polkan li salutò abbracciando Aran con affetto, e si allontanò in direzione della via principale.

«Per prima cosa dobbiamo trovare il banco di cambio. Fez, controlla vicino alle biglietterie, io e Cora cerchiamo tra i binari» disse Aran.

Cora vagò per la stazione con gli occhi che guizzavano qua e là, confuso. Non aveva mai visto tanta gente in un posto solo. Tutti gli uomini erano vestiti con raffinatissimi abiti e con un lungo cilindro in testa anche a quella temperatura. Osservò il grosso orologio sopra i binari e fissò a lungo il tetto della costruzione. Molto alto, più di quanto fosse necessario. Le lunghe travi di metallo sostenevano una base di vetro, ma le finestre erano parzialmente oscurate e la luce penetrava a fatica.

«Ehi, credo che il banco di cambio sia da quella parte» gridò Elidana, indicandone la posizione a Cora e Aran.

«Trascinare questi bagagli è stato un incubo, vi aspetto qui» borbottò Marmorel. Fez si avvicinò. «Non puoi restare da sola. Ti faccio compagnia io!» Si rivolse agli altri con gli occhi che brillavano come uno specchio alla luce del giorno. «Voi andate! Fate con calma, eh. Non c'è nessuna fretta!»

Cora sollevò un sopracciglio e tirò una gomitata ad Aran. «Sì che abbiamo fretta, invece» disse quest'ultimo scuotendo il capo.

L'incaricato del banco di cambio era vecchio e raggrinzito, con un dente d'oro ben in vista. Sembrava già stanco della giornata lavorativa, accasciato sul tavolo a giocherellare con una piuma.

«Che volete, ragazzini?» domandò.

Aran mandò un'occhiata a destra e a sinistra e, alla fine, appoggiò il pesante bagaglio sul tavolo. «Voglio convertirle in scudi.» Avvicinò anche la tessera verde datagli da Polkan. L'uomo aprì la sacca e gettò uno sguardo al suo interno.

Spalancò gli occhi, che d'un tratto divennero attenti e scattanti. «Mhmm... dove avete trovato tutto questo oro?» strombazzò l'uomo.

Aran sbatté la mano sul tavolo. «Non sono affari suoi! Ha gli scudi? O dobbiamo andare da un'altra parte?» disse irritato.

«No no, certo... scusatemi. È raro vedere qualcuno della vostra età con un tesoro del genere.» L'uomo contò rapidamente le monete per dare una valutazione. «Quindicimila monete d'oro. Calcolando il tasso di cambio fanno settemilasettecento scudi.» Si chinò sotto il bancone e passò ad Aran una scatola di metallo grande quanto un dito. Prese il sacco di monete d'oro e lo spinse dentro la cassaforte alle spalle.

«Tutto qui?» chiese Cora. Scosse l'insignificante oggetto alla ricerca del denaro. All'interno vi era una scheggia di Seorite carica, visibile da una piccola insenatura.

«Tutto qui, ragazzo? Questo è un "Salvadanaio", sapete già come funziona?» chiese l'uomo.

«Sì, beh... se non sbaglio basta passarlo accanto a un altro sistema simile e si effettua il pagamento» rispose Aran.

Il vecchio annuì e mostrò l'azione da compiere sul dispositivo che Cora teneva in mano. La quantità di scudi apparve in numeri luminosi. «Mi raccomando, non dovete perderlo. Nessuno vi rimborserà il contenuto e ricordate che è valido solo all'interno dei confini kharzaniani.»

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora