Capitolo 4 - Seconda Parte

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Il custode della villa ritornò nella guardiola. Era il momento di iniziare le indagini. Con l'aiuto della penombra, Camiel uscì dal giardino e si diresse sul retro dell'abitazione. Individuò la porta di servizio dove alcuni sacchi di immondizia erano stati accatastati e pronti per essere trasportati.

Una cameriera uscì per prendere della legna. Quando lei rientrò, Camiel tenne stretto il bagaglio sulla schiena e raggiunse la porta prima che si chiudesse. Appoggiò la mano al bordo di legno e ne accompagnò il movimento finché non fu accostata. Si fermò ad ascoltare. La cameriera si allontanò canticchiando, nessun altro rumore. Via libera, pensò. Spinse piano la porta, e si fermò a ogni cigolio un po' troppo forte. Buttò un'occhiata all'interno. Era l'ingresso della cucina. Vuota, ma chissà per quanto. Entrò rapido e altrettanto rapido si lanciò sotto uno dei tavoli. Una serie di passi pesanti anticiparono l'ingresso di un uomo con un lungo grembiule. Questi armeggiò con la dispensa, ne estrasse un paio di scatole e una bistecca, afferrò un grosso coltello da carne e sbatté tutto sul tavolo che offriva nascondiglio a Camiel.

«La signora ha ordinato di apparecchiare per cena» esordì la cameriera appena rientrata in cucina. Assaggiò qualcosa dal ripiano e, dal mugugno che fece, parve gradire.

«Dammi almeno il tempo di cucinare! Katia, per favore, passami il burro che sta nella credenza.» Il cuoco mise la carne sui fornelli.

L'odore inebriante e appetitoso di una buona cottura ricordò a Camiel che il suo stomaco era vacante, tanto che rimpianse le orribili uova dell'oste.

Il tintinnio di una campanella fendette l'aria. La cameriera andò via e il cuoco si allontanò in direzione del giardino. Camiel corse a ridosso della porta che oscillava tra la cucina e l'altra stanza. Si sporse appena e vide un antico tavolo da pranzo con i piedi curvi ben intagliati, antichi quadri alle pareti e dall'altro lato della sala lunghe tende rigonfie di velluto rosso che cascavano ai lati della finestra. Scattò e si nascose dietro di esse come meglio poteva. Giusto in tempo: la cameriera era appena tornata per apparecchiare il tavolo.

«Katia, vai a chiamare mio marito» ordinò un'altra donna, altezzosa nel tono. «Katia, ti ho spiegato che i tovaglioli vanno sistemati in questo modo» disse.

«Sì, signora. Mi scusi.»

«Adesso vai» le ordinò.

Il signor Allet fece la sua comparsa al termine dei rintocchi dell'orologio a pendolo. Era irrequieto: batteva il bastone a più riprese. Camiel li osservò, almeno per quanto la trama del tessuto che l'occultava gli permetteva. La cameriera portò in tavola due piatti dal profumo delizioso, versò da bere e tornò in cucina.

«Ma chi erano quegli uomini?» domandò la signora Allet, adesso con voce calma e posata.

Ludvig batté nuovamente il bastone per terra. Si sedette e sospirò profondamente. «Erano dei militari kharzaniani» sbottò. «Maledettissimi cani pronti a saltarti alla gola.»

«Perché sono venuti a parlare con te?» squittì la donna.

«Mah... non saprei. Credono che qualcuno a Lud abbia a che fare con un grosso carico di Seorite non dichiarata.»

«Per un attimo ho pensato che fossero notizie di Aran.»

«No, nostro figlio non c'entra nulla» sibilò Ludvig.

La donna adagiò la posata. «Ho dovuto chiedere informazioni alla signora Flint e ho scoperto che sono andati a Clodia per l'estate. Poteva avvisarci.»

Ludvig Allet pulì la labbra con il tovagliolo. «Smettila di tirarlo in mezzo in ogni nostra discussione! Deve iniziare a comportarsi da adulto. Ho cose più importanti a cui pensare.» Tagliò un altro boccone con tanta forza che grattò il piatto. Mentre masticava si voltò verso la finestra che dava sul giardino. «La cosa che mi lascia perplesso è che i sistemi di ricerca dei kharzaniani non sbagliano mai. Ma un carico di Seorite che passa da Lud può avere solo due direzioni senza essere controllato, Amanastre o il porto di Virn.»

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora