Capitolo 18 - Terza Parte

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Sgattaiolarono fuori qualche minuto dopo, in direzione della fontana all'inizio dell'isola principale. Era facile orientarsi a Laeth: il tronco dell'albero dalle foglie blu era ben visibile da ogni punto e poteva essere utilizzato come riferimento per la traversata cittadina.

Costeggiarono il fiume fino a un altro ponte che li portò in un'isola molto più piccola della precedente. Questa era senza abitazioni, ma con una delle grandi radici che riaffiorava in superficie. Aveva sollevato la terra e l'aveva modellata come se fosse una vera e propria grotta.

Un gran numero di persone trafficava davanti all'entrata, in fila; Elidana e gli altri si accodarono in attesa, fino a quando non venne il loro turno.

All'interno, molti studenti erano sistemati tra i banchi in legno. Elidana lasciò perdere gli sguardi interrogativi e si fiondò sul primo degli scaffali. Cora, Aran e Fez passeggiarono in silenzio, alla ricerca di un posto dove potersi sedere. La ragazza ritornò da loro con una decina di polverosi volumi rilegati in pelle. «Ma sei folle? Vuoi farci leggere l'intera biblioteca?» domandò Fez visibilmente riluttante.

«Abbiamo un problema e dobbiamo risolverlo, non fare il piagnone davanti a un po' di studio, non stiamo giocando.» Lei aprì un libro e lo mostrò agli altri. «Cora sa leggere la Lingua Perduta e ricarica la Seorite, partiamo da questo!» concluse a bassa voce.

Fece scivolare il libro davanti a Cora e indicò la prima riga, carica di simboli concatenati tra loro. Ma lui iniziò a sfogliare le pagine con disinvoltura.

«Che c'è scritto?» chiese Aran.

«È la biografia di un certo Lamastan, uno dei primi Saggi del Dremis. È vissuto due o tre generazioni dopo la scomparsa di Dormin.»

Fez prese un altro libro, stavolta scritto nella lingua comune e lo sfogliò. «Questo qui parla delle tecniche di coltivazione utilizzate negli anni.» Lo scartò.

Elidana scosse la testa e Aran ne passò un altro a Cora. «Dice che i bastoni come quello di Hyon vengono donati ai sacerdoti e provengono dai rami superiori dell'albero di Dormin, infatti si chiamano bastoni sacerdotali. Mentre i cittadini utilizzano le radici o gli steli dei fiori blu.»

«Come il bracciale di Camiel?» domandò Fez.

«Sì, esattamente» rispose Cora.

Continuarono a cercare per tutta la biblioteca, stavolta Cora si premurò di leggere i titoli e selezionare solo quelli più interessanti per evitare che il loro tavolo somigliasse a una montagna di carta.

Dopo molte consultazioni, Elidana chiuse l'ennesimo libro con rabbia. «Niente, non c'è assolutamente niente» sbottò.

Cora, sfregò gli occhi e quando li riaprì notò che lo studioso davanti a lui si era appena alzato. Lo seguì con lo sguardo mentre andava a riporre al loro posto le pergamene. Vide, seduto in lontananza e nascosto tra una quantità indefinita di volumi, il vecchio Fosifo. Lo salutò con un gesto della mano e questi ricambiò con un cenno d'invito.

«Andiamo...» disse il ragazzo, diede una pacca sulla spalla di Aran e di Fez. Si avvicinò al Saggio. Gli altri lo raggiunsero e si sedettero tutt'intorno.

Fosifo passò il libro che aveva tra le mani a Cora e indicò un paragrafo.

«Non sono mai riuscito a capire cosa si vuole raccontare in questo passo, a causa di un simbolo che non siamo stati capaci di tradurre. Ma ti prego, leggi tutto dall'inizio» disse, puntava una riga con il dito.

Il ragazzo si schiarì la voce. «La miseria stava assalendo la città sacra, la promessa di un futuro all'ombra dei lasciti di Dormin stava per svanire. Un giorno, tra i più disperati della mia vita, vidi arrivare un viandante di buone speranze. Nessuno ne notò la presenza, ma lui stesso venne a chiedermi un luogo dove riposare alla notte, affinché potesse pregare insieme a noi. Le custodi di Laeth, Miria ed Elena, stranamente, gli avevano accordato l'accesso.» Cora alzò lo sguardo dal libro.

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora