Capitolo 17 - Prima Parte

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Cora appoggiò le mani alla balaustra, gli occhi fissi all'orizzonte. La spalla prese a pungere, ma non era nulla in confronto ai giorni precedenti. Fece una smorfia e la massaggiò. Il mare era calmo e la nave era percorsa da un sottile filo di vento che ne smuoveva le vele. Il marinaio sulla coffa gridò e l'intera imbarcazione si animò in un battito di ciglia. Cora restò per un momento a osservare le manovre dell'equipaggio prima di notare uno stormo di gabbiani. Sorrise, presto sarebbero sbarcati.

Mentre si avvicinavano ai territori dremisiani, il giovane vide i numerosi velieri distribuiti lungo tutta la costa. «Finalmente» mormorò. Non ne poteva più dello spazio angusto sottocoperta. Ma pensò che c'era qualcuno che stava peggio di lui. Anche Camiel sembrava voler terminare il viaggio prima possibile. Aveva un alone di sangue attorno alle pupille e vistose borse annerite sotto gli occhi. Qualunque cosa fosse, non era niente di buono. Il guerriero passava più tempo nella sua cabina a riposare che ad affrontare il viaggio con Hyon o con la sua gente. Di tanto in tanto arrivava anche a consumare il pasto in disparte.

Cora scese per assicurarsi delle sue condizioni e avvisare il resto degli amici. Ma quando calpestò il primo scalino, l'hozmano era già pronto per lo sbarco. Camiel gli diede una sacca.

«Tieni» gli disse. «Un cambio di vestiti che dovrebbe bastare fino a quando arriveremo a Laeth.»

«Grazie» fece Cora. Alzò lo sguardo su di lui. «Come stai?»

«Bene... perché questa domanda?»

«Niente» disse Cora. Si voltò di scatto verso l'esterno. «Pensavo solo che fossi un po' giù.»

Camiel gli diede una spintarella. «Andiamo» ridacchiò. «Deve ancora arrivare il giorno in cui avrò bisogno di compassione.»

Anche i membri dell'equipaggio sbarcarono con i ragazzi e i due accompagnatori. Alcuni di loro caricarono un carretto con una coppia di barili e scomparvero in direzione del mercato a ridosso della banchina.

Iak si avvicinò al gruppo. Camiel ricambiò il suo sguardo. «In nome del mio ruolo e ai fini della mia missione, tu e i tuoi uomini siete vincolati al silenzio» disse. Iak sussultò. «Sarò io stesso, al mio ritorno, a informare il vostro signore e l'Imperatore degli avvenimenti accaduti in questi giorni.»

Il guerriero dell'Alba annuì. «Sarà fatto come richiede.»

Camiel fece un cenno. «Ti ringrazio.»

«A breve, saremo nuovamente in partenza per Meliro. Ma invieremo un'imbarcazione che attenderà al porto fintanto che lei avrà terminato la sua missione» disse Iak. «Erede di Farendal, che il sole guidi i suoi passi» disse in un inchino.

«E la notte non oscuri il tuo cammino» rispose Camiel, il suo sguardo seguiva il fodero dell'arma sacra all'Impero che l'altro adesso portava con sé.

Hyon batté le mani e si rivolse ai ragazzi. «Benvenuti nel Dremis.»

«Dobbiamo stare qui per molto?» chiese Marmorel. Ma Camiel aveva già iniziato ad avanzare verso la città e Hyon sbuffò prima di accodarsi al suo allievo.

Una cappa di fumo nero appestava l'aria del porto di Ragoon, sembrava quasi che un capannone stesse andando a fuoco. Ma l'odore non era quello del legno bruciato, non era nulla di simile. E Cora la vide poco dopo, una gigantesca pila sulla spiaggia a un centinaio di passi da loro. Alla fonda vi erano altre otto navi hozmane e almeno una dozzina appartenenti ad Amanastre e la Zalesia. A ridosso della spiaggia dozzine di imbarcazioni senza bandiera litigavano per un posto dove attraccare. Appena superato il porto, l'intera area era un susseguirsi di ampi capannoni affollati di gente; affaristi e capitani impegnati ad acquistare e rivendere mercanzie provenienti dai porti del continente. Non una guardia e nemmeno un'abitazione in vista. Ma chi avrebbe voluto vivere in un posto così caotico?

Crystallum Sogni PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora