Capitolo 19 - Prima Parte

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Xanter allungò il collo. «Come sono andati?»

«Mhmm, tutto in regola. La media di risposta dei riflessi è molto al di sopra delle aspettative. È un pilota di vaasp del resto. Gli equilibri di utilizzo energetico sono nella norma» Grets sembrava soddisfatto almeno quanto il campione. «Adesso devo configurare i parametri di avvio.» Diede le spalle a Xanter e come era arrivato, si allontanò. Un andamento a cui il Tenente non riusciva proprio a fare l'abitudine.

«Dottor Grets» disse.

«Sì?»

«Non sono un pilota... ma il "miglior" pilota» appuntò. «C'è una bella differenza.»

Grets annuì e ritornò sulla porta. «Mi scusi, me ne ricorderò la prossima volta che piagnucolerà per le iniezioni.»

Xanter ridacchiò. Terminò il pasto e passò qualche minuto a leggere una rivista sportiva kharzaniana. Si soffermò qualche istante su un articolo in particolare. Il suo nome era ripetuto più e più volte. Era ancora al centro dell'interesse, e l'idea dei tifosi urlanti gli strappò un sorriso. Chiuse il giornale, gonfiò il petto e si tirò in piedi.

Tutto soddisfatto, si incamminò verso il laboratorio. Contò gli stemmi della nazione che erano stati disposti ogni decina di passi sulle pareti bianche e verdi. E gettò uno sguardo dall'altro lato, per osservare oltre il vetro interno cosa facessero gli altri soldati ai piani inferiori. Era come stare dentro a tante ciambelle, messe l'una sull'altra e sprofondate sottoterra tra Kalid Arimi e la città portuale di Prestia, nel bel mezzo del deserto, dove le uniche sicurezze erano il caldo di giorno e il gelo la notte.

Scese al piano più basso della struttura e superò le porte numerate fino ad arrivare alla stanza del Dottor Grets. Digitò il codice di accesso sul terminale e le porte si aprirono con un rumore sordo.

La sala gli ricordava molto un ospedale civile. Piena di strumentazioni e un freddo lettino su cui si era disteso più volte in quelle settimane. Sulla parete in fondo erano stati appesi degli schermi con i suoi miglioramenti durante la lunga permanenza.

Anche se aveva scoperto suo malgrado la funzione di tutti i giocattoli scientifici di Grets, Xanter stringeva i denti ogni volta che assecondava lo scienziato per i suoi esperimenti. Quell'uomo lo aveva sottoposto a così tanti prelievi di sangue che il suo braccio aveva più buchi di un puntaspilli, e lo aveva imbottito di un'infinità di medicine di cui trovava difficile persino a pronunciarne il nome. E forse era meglio che non ci provasse nemmeno, il solo ricordo degli effetti gli causava ancora conati di vomito.

«Salve, Tenente Roha. Non pensavo che ritornasse così presto» disse la Dottoressa Milla. Era una figura prorompente, molto affascinante agli occhi di Xanter, anche nel camice bianco che contrastava così bene con i capelli neri. Si muoveva sopra tacchi alti e per il suo modo di fare sembrava la padrona di quel laboratorio.

«Le bende, Dottoressa Milla, sono già sporche» rispose Xanter con voce calda. Si accomodò sul lettino senza invito. La donna ripulì il torace, le braccia e le gambe; infine, lo rifasciò.

Xantero alzò un sopracciglio. «Che ne pensa se una sera andassimo a mangiare qualcosa insieme? Così... per conoscerci meglio.»

La Dottoressa Milla lo guardò in tralice. Portò un dito a battere sulla targhetta identificativa sul camice. Lui distolse lo sguardo, deluso. «Sarà anche l'idolo delle fanciulle, ma i suoi trucchetti da ragazzaccio con me non funzionano» disse lei, adesso divertita.

«Non può rimproverarmi per averci provato» controbatté Xanter. La Dottoressa scosse la testa e gli diede le spalle, occupata a fare chissà cosa. Xanter ne approfittò per studiare ancora una volta la sua figura. Alexandra Milla era più grande, i suoi occhi felini e la frangetta corta gli ricordavano una vecchia storia di qualche anno prima con una ragazza di Jalla, dove il confine tra la Zalesia e il Kharzan aveva aiutato a mischiare le etnie. «Abbiamo terminato» fece lei.

Crystallum Sogni PerdutiWhere stories live. Discover now