30. Essenziale ed inaspettato.

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《Bene, certo Beth ne riparliamo non appena sarò di nuovo a Londra. Si, architettura. Grazie mille, saluta tutti da parte mia! A presto!》sospirai sollevata, un'altra storia era chiusa. Avevo da poco preso la decisione di mollare il Far Away ed iscrivermi all'università. Non era stata mai una scelta che avevo preso in considerazione. Dopo la morte di Jhon i miei progetti erano andati scadendo, ma era ora di costruire un muro tra passato e presente. Così mi ero messa di fronte ad un pc a raccogliere informazioni con i miei occhiali da vista che mi davano un'aria da studiosa-cosa che non ero mai stata troppo-ed avevo trovato il modulo d'iscrizione di un'università Londinese a numero chiuso.
Avrei dovuto sostenere un'esame all'inizio del nuovo anno e classificarmi in una graduatoria. I miei genitori per una volta erano d'accordo con me e molto eccitati dall'idea di avere una figlia universitaria, tanto da offrirsi di pagare spese e studi almeno per i primi tre anni di corso. L'idea aveva sorpreso anche Jasmine, molte delle mie trovate in quel periodo sorprendevano la gente.
《Jasmine.》
Era più o meno la trentesima volta che farfugliavo tra me e me sempre lo stesso nome mentre cercavo di concentrarmi sulla mia domanda universitaria con scarsi risultati.
Come aveva anticipato, da diverse sere ormai lavorava sul palco di quel localino per attirare clienti e l'idea che fosse sotto gli occhi di tutti, ed in particolare della biondina, mi rendeva particolarmente preoccupata. Ok, si, non preoccupata ma un po' gelosa.
Non volevo cominciare fin da subito sofficarla , controllarla... ma avevo quanto meno una voglia pazzesca di vederla; magari con una scusa banale?
Matellavo con la penna sul foglio e mi prendevo esasperata i capelli tra le mani.
《Ah!》pronunciai quasi grugnendo ed alzandomi di scatto dalla sedia da ufficio.
《Arrenditi Andrea, sei cotta》ammisi a me stessa battendo piano la fronte contro il muro della stanza, e poi sospirai.
Indossai il mio cappotto e raggiunsi il pub di qualche giorno prima sfidando la pioggia. In realtà non mi dispiaceva camminare quel giorno dal momento che qualche piccolo raggio di sole sbucava dalle nuvole dando vita ad un leggero arcobaleno; mi piacevano gli arcobaleni.
Jasmine era sul palchetto a condurre un piccolo spettacolo di cabaret con un microfono ad archetto che le circondava la nuca, abbigliata in un modo più elegante di quanto mi aspettassi: forse ero troppo abituata a vederla sculettare sui cubi del Purple in minigonna. Presi posto ed ordinai una cioccolata calda aspettando che terminasse il suo lavoro. La bionda Barbie mi servì la bevanda con un quasi irritante sorriso sul volto. Ringraziai con cortesia e comincia a sorseggiare ed accarezzare con l'indice il bordo della tazza bianca. Di tanto in tanto il mio sguardo e quello di Jasmine si scontravano, come il primo giorno in cui l'avevo vista ballare sul palco in mezzo alla musica assordante ed i fumi colorati, e sul suo viso si disegnava un sorriso decisamente meno costruito. Dopo aver chiuso la serata mollò velocemente l'attrezzatura e scese dal palco raggiungendomi.
《Ehi!》mi salutò chinandosi con i gomiti sul mio tavolo, ed immediatamente lanciai uno sguardo inquisitore ai due ragazzi dietro di lei che sembravano godere del suo didietro. Ricambiai il saluto con un timido sorriso e le domandai cosa volesse ordoninare, non prima di aver ricevuto un inaspettato bacio sulle labbra.《Un cappuccino》, rispose sedendosi accanto a me.《Non ti aspettavo!》constatò poi accendendosi una sigaretta.《Mi stavo annoiando a casa da sola. Poi è la tua ultima serata, no? Non ho avuto occasione di partecipare agli altri spettacolini.》
《Mhmh》annuì, 《tra pochi giorni si riparte ed io non ho la minima voglia di tornare alla mia routine.》
《Hai pensato a cosa farai?》
Lei sbuffò scostandosi una ciocca di capelli dal volto.《Non lo so, davvero, ma sicuro è che ho chiuso con i locali notturni. La paga è troppo bassa ed ho bisogno di un lavoro stabile. Credo che tornerò ad insegnare.》
Risi appena giocherellando con le dita della sua mano.
《Cosa c'è? Ti sembra una cattiva idea?》mi domandò dubbiosa.
《No,no! È una bella idea.》
《Allora?》
Alzai gli occhi nei suoi prima di rispondere e ne rimasi incantata per poco, sentendomi affogare nei suoi pozzi neri e profondi.
《Ti ho sempre vista vagabondare, cercare avventure ed opportunità. Questa è la prima volta che ti sento pronunciare la parola "stabile".》
Lei annui con la testa espirando del fumo e si bagnò le labbra.《Vedi? Ci stiamo contagiando a vicenda》rise a sua volta.
Non avevo mai avvertito prima d'allora tanta complicità tra di noi e lei sembrava quasi fissarmi con uno sguardo diverso, alle volte provocante ma sempre con un pizzico d'innocenza. A me piaceva essere guardata in quel modo:come se fossi qualcosa di prezioso da custodire. Non prezioso come un diamante, piuttosto come il pupazzo di peluche a forma di coniglietto che teneva sempre sul cuscino destro del letto e che diceva le ricordasse la sua infanzia. Quello che ogni sera spostava nell'armadio ed infilava in una scatola di cartone con cura per non far rovinare, e che ogni mattina rispolverava prima di mettere al suo posto. Ma infondo non potevo invidiarlo: io avevo avuto il privilegio di dormire sotto le coperte accanto a lei mente lui era in quel cartone. Amavo quando mi sfiorava, quando mi baciava, quando sussurrava qualcosa alle mie orecchie. Amavo anche le sue provocazioni e mi piaceva da morire l'idea di essere il luccichio di eccitazione nei suoi occhi. Tant'è che mi diedi una scrollata quando mi accorsi di essermi assopita per troppo a ricordare da quanto tempo non facevamo l'amore. D'altronde la risposta era solo una: da decisamente troppo. Poche volte avevo preso iniziativa con Jasmine, era lei quella sicura e decisa, no? Allora mi chiesi perché nonostante avesse avuto il coraggio di ammettere che la mia attrazzione nei suoi confronti fosse ricambiata, non si fosse ancora azzardata a far altro più che stamparmi di colpo un bacio sulle labbra in un locale pubblico. Forse l'avrei capito solo facendo la mia parte, e pensai che quella sera, la casa completamente vuota sarebbe potuta fungere da incentivo per aiutarmi a tirar fuori un po' di coraggio. Così appena rientrate chiusi la porta alle mie spalle e l'avvicinai a me baciandola con il suo volto tra le mani bsgnate dalla pioggia. Sulle labbra la sentivo sorridere e le sue braccia mi circondavano il busto.《Mi mancavi》dissi avvolgendole il collo e stingendola. Il nostro contatto ci aiutò a riscaldarci lievemente prima di gettare via i cappotti bagnati. I suoi tacchi la rendevano diversi centimetri più alta di me costringendomi a restare eretta sulle punte.《Lo so》rispose sicura con un'espressione allegra prima di riprendere a baciarmi.《Togli queste cazzo di scarpe!》farfugliai ridacchiando e spintonandola su un divano al centro della sala principale. Mi inginocchiai ai suoi piedi e le sfilai lentamente i tacchi tracciando con le mani e baciando lentamente le sue gambe coperte solo fino a metà coscia da una gonna nera a tubino. Notai il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi con un ritmo diverso mentre si godeva la scena. Infilai furtivamente una mano al di sotto della gonna e mi sollevai sul suo viso.《Andrea aspetta》,mi fermò. Restò a fissare una gocciolina che mi scese dai capelli finendo sul suo petto spezzandogli il fiato per un secondo e dopo essersi stretta con forza le labbra tra i denti disse:《non è più un gioco adesso.》
Trascinai l'indice sulla sua bocca costringendola a lasciare libere le sue labbra che accarezzai piano con il pollice, chiedendomi quante voglie e fantasie potessero scatenare.
《Dovrebbe dispiacermi?》chiesi distratta, per poi tornare a mordicchiare la sua mandibola.
《Sonia?》
Inarcai un sopracciglio immergendomi nell'incavo del suo collo che profumava di Dior ed inspirai profondamente.
《È il mio passato.》
Mi accarezzò piano un fianco coperto da u jeans aderente e scostò ancora una volta il mio viso fermandolo di fronte al suo facendo combaciare le nostre fronti e toccare i nasi dolcemente.
《Ivonne...》pronunciò ancora.
《Fanculo Ivonne》sorrisi intenerita dall' insicurezza che raramente dimostva.
La baciai di nuovo con desiderio.《Andy》mi chiamò ancora.《Cosa?》domandai ghignando quasi scocciata.
《Ti amo.》

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