18. Cosa vedi?

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flashack.

Non ce la faccio! Cioè è davvero così normale?Dopo tre anni dal mio coming out mia madre non riesce ancora ad accettare la mia cazzo di decisione di star con una donna?!E no eh, non è possibile! La figlia perfetta, quella che sopporta le sue rotture di palle senza parlare, che si ribella un po' e la manda in crisi. Perchè deve controllare ogni singolo particolare della mia vita?》sbraitai camminando nervosamente dall'alto al basso dello studio.
Matteo nel fra tempo fumava beatamente una sigaretta appoggiato alla finestra:sapeva di poterlo fare solamente quando c'ero io nel suo studio.Sapeva che a differenza del resto dei suoi pazienti non avevo strani disturbi, malattie o altro, ma solamente bisogno di qualcuno con cui potermi confidare.
Gettò via il mozzicone di sigaretta e sollevò una mano mostrando cinque dita ben distanziate tra loro.《Cosa vedi?》mi chiese. Lo squadrai confusa.《Vedo te, che credi io sia ubriaca.》 Dopo la mia risposta scoppiò a ridere.《È la risposta più originale che io abbia ricevuto!》disse sorridento. 《Hai una dote Andrea, sai guardare oltre l'apparenza, sotto la superficie. Sai scoprire il mondo al di sotto della punta di un iceberg. Dovresti usare questa dote più spesso.

《Tess! Tess che ci fai qui? Quando sei tornata?Oh santo cielo!》 gli occhi dell'uomo si riempirono di fredde lacrime mentre con forza stringeva le mie spalle.
《Signore! Signor Stewart mi ascolti, la prego! Non sono Tess, il mio nome non è Tess, non sono sua figlia.》
《Ma come Tess, non ti ricordi più di tuo padre? Ti ho sognata l'altra notte, sai? Ho sognato te e tua madre!》
《Signor Stewart, Tess è mia madre. Sono sua nipote!》
L'uomo si pietrificò per un istante restando con la bocca aperta a fissarmi. Poi i suoi occhi si storsero al contrario, e crollò a terra svenuto.
《Oh mio Dio!》esclamai sollevandolo di peso ed adagiandolo su una poltrona. Gli bagnai la faccia con dell'acqua gelata ed iniziai a schiaffeggiarlo.
《Signore mi sente?Signore!》 dopo pochi minuti tornò cosciente, e riscuotendosi chiese un bicchiere d'acqua e zucchero che ben presto gli servii.
Mi agganciò un braccio tremante.
《La piccola Andrea. Guardati! Sei una donna! Ti ho visto solamente una volta nella mia vita, ed eri in fasce.》 Scoppiò di nuovo a piangere.《Sono felice!》disse tra i singhiozzi continuando a stringere il mio braccio vicino al suo volto rugoso.
Ammetto che non ci volle molto prima che io ed il nonno prendessimo molta confidenza. Mi parlò della sua vita, mi disse che era stato depresso per molto tempo ed aveva trovato il suo "rimedio" nel gioco d'azzardo. Mi disse che esattamente a causa di quel motivo aveva perso la nonna, e la fiducia di sua figlia, che appena ne aveva avuto l'opportunità era scappata via con l'uomo sbagliato. Disse che l'aveva rivista tre volte da allora: al suo matrinonio, dopo la mia nascita, e quando lei e mio padre avevano deciso di cedergli la casa.
《...E poi tuo fratello. Ho saputo della morte di Jhon dalla tua prozia Annabelle. è stato come se una parte del mio cuore si fosse frantumata》sospirò con forza.《Tutto ciò che ho avuto nella mia vita, l'ho distrutto, mia cara. Tutti hanno bisogno di dare amore a qualcosa. Ebbene tutto l'amore che ho lo do a loro... guarda qui come cresce bene!》 accarezzò le foglie rosso acceso di una rosa cresciuta nel suo giardino. Aveva le mani sporche di terriccio mentre piantava dei piccoli semi di giglio in un angolino. Io inginocchiata accanto a lui, semplicemente gli davo una mano.
Non so cosa mi spinse a farlo, ma gli porsi quella domanda che tanto mi spaventava.《Perchè i miei genitori non sono mai andati d'accordo? Insomma, ci dev'essere un motivo, no? Tutti quei frastornanti litigi, il loro perenne nervosismo...》
L'uomo si abbassò gli occhiali sulla punta del naso e mi fissò pochi secondi con le labbra socchiuse.
《Tu credi, che se io non annaffiassi le mie piante, se non estirpassi via le erbacce, loro sarebbero così verdi?》
Non capii immediatamente cosa intendesse dire, ma poi continuò:《Tuo padre non è mai stato un cattivo uomo, solamente quello sbagliato per Tess. È inutile divagarci troppo piccola mia, sei adulta ormai. Inizialmente era colpa mia, che non accettavo. Poi la colpa è passata al giorno piovoso del matrimonio, alla casa troppo piccola per poterci costruire una famiglia, al non poter avere bambini! Dopo il successo dell'impresa di tuo padre, dopo l'adozione di Jhon, dopo il tuo arrivo è stato tutto più chiaro anche a loro: i tuoi genitori non si sono mai amati un granchè.》
Come aveva detto lui stesso, ero già un'adulta ed avrei dovuto capire determinate cose; ma non fu così. Sentire quelle parole mi ridusse a brandelli, mi spezzò.
Perchè? Perchè l'avevo sempre negato a me stessa. Perchè avevo passato tutta la vita a cercare verità che non potevano essere più evidenti di tanto. Così quel giorno, quando uscii da quella casa, mi passò per la testa una frase che qualche mese prima mai avrei immaginato:"Meno male che sono qui."
Londra, stava prendendo un'altra forma d'avanti ai miei occhi. Se il mio posto non era nessuno, il mio posto era ovunque. Non sapevo davvero se un'immenso portone si stesse pian piano spalancando o l'ennesima porta mi fosse stata chiusa i faccia. Tuttavia, ero frustrata.
Tornai a casa a passo lento, ma quella pausa riflessiva non mi bastò affatto. Così decisi di concedermi una delle mie solite serate con cioccolato caldo e le armoniose pagine scritte da Benjamin Franklin tra le mani.
Leggere era come immergersi in un'altro mondo per qualche ora. Come abbandonare il presente, staccare da tutto per vivere in una pelle diversa. Matteo diceva spesso che la mente non riesce a distinguere il reale dall'immagnario;forse era per questo che ogni volta che leggevo, mi impersonificavo così tanto nel protagonista, ed all'improvviso...mi sentivo meglio! Solo, non mi riuscii esattamente a spiegare perchè in quella occasione, non stesse funzionando.
Era frustrante, e non c'era via di fuga, non la vedevo. Almeno, fin quando Sarah non apparì nella mia stanza con il suo solito:《Noi usciamo, se ti va di alzare il culo da quel letto, pronta tra un'ora.》
E due ore dopo, ironia della sorte, mi ritrovai con il nuovo abito a sfilare tra i corpi sudaticci del Purple alla ricerca di qualcuno del mio gruppo che non stesse ardentemente pomiciando in qualche angolino. Gran bel modo per sentirsi meglio!
Arresa presi posto su uno degli sgabbelli rossi del bar, dove intravvedevo Jasmine flirtare allegramente con uomini e donne che occupavano tutto il banco. Dal retro della parte libera, in cui mi stavo dirigendo, già un pelatone mi accoglieva con uno squallido sorrisetto malizioso. Ma che ci facevo li?
《Cosa ti porto?》
《Cosa mi proponi?》risposi, cercando di essere meno sagace possibile.
《Bè, non saprei...raccontami i tuoi gusti.》disse di rimando sovrastando la musica assordante. Fu allora che mi ingegnai. Sollevai una mano mostrando tutte le dita e chiesi:《Cosa vedi?》
Scrollò le spalle disinvolto.《Una mano, cinque dita...》
《Bene!》 non lo feci continuare.
《Dammi qualcosa che me ne faccia vedere almeno il triplo.》
Il ragazzo con lo stesso sorriso di prima servì tre shot di colore verdognolo, il cui odore sembrava quasi liquirizia.
《Assenzio. Se ce la fai a berli d'un colpo, il prossimo è gratis》strizzò un occhio, ed io accartocciai la faccia schifata dal gesto.
Potrei proseguire raccontandovi una marea di cazzate su quello che successe quella notte, ma tutto ciò che ricordo fu la voce di Jasmine che mi chiamava ripetutamente, le sue mani dal tocco fino a qual momento così dolce che mi schiaffeggiavano, e l'allarme di un'ambulanza che mi portò via di li.

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