26. Faccia a faccia.

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Mi dicevano che sorridevo di più.

Affermavano di trovarmi diversa.

Avrei voluto che anche mio fratello mi avesse vista

Per rendersi conto che
le mie bariere
stavano crollano
completamente

e che il mio passato
sarebbe rimasto tale.

Da molto ormai non mi vedevo completamente coperta da un abito nero, ma quel giorno fu una cosa assolutamente necessaria. Mi ritrovai con la testa china d'avanti alla piccola chiesa in cui si stava per svolgere la messa dedicata all'anniversario di morte del mio fratellone e forse è palese il fatto che io non mi sentissi affatto di buon umore. I miei parenti si erano riuniti d'avanti alla chiesa. Nessuno urlava, si udivano solo bisbigli sotto voce. Le campane suonarono e pian piano tutti entrammo all'interno della piccola chiesetta. Io e Jasmine ci posizionammo in prima fila sul lato destro ed i miei genitori sul lato opposto. Gli zii, i parenti lontani, gli amici erano tutti dietro di noi. Poi ebbi un colpo al cuore, vedendo entrare all'interno della struttura l'ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere li:Sonia.《Cazzo!》imprecai cercando di rendermi visibile il meno possibile ed ignorando totalmente il fatto di essere all'interno di una chiesa.《Che ci fa qui?》《Tutto ok?》sussurrò Jasmine preoccupata in risposta, ma i miei occhi erano fissi sulla ragazza che stava cercando un posto libero tra la folla. I riccioli delicati che le fasciavano il visino ben fatto, gli occhi azzurri da gatta che si notavano anche a metri di distanza e sempre il solito anellino al centro del labbro inferiore. Il tocco della mano di Jasmine che afferrava la mia mi risvegliò mentre il parroco faceva la sua entrata seguito dai cori.《È lei? La tua ex?》intuì, ed io annuii amaramente stringendomi le labbra tra i denti.《Non importa, sono qui per Jhon》, affermai riscuotendomi e rivolgendo il mio sguardo in avanti.
Eppure mi sentivo in colpa ripensando al fatto che durante tutta la durata dell'evento, non riuscii a fare altro che pensare alla ragazza seduta qualche fila dietro di me. Durante la conclusione ed i saluti mi inginocchiai sul parquet freddo con le mani incrociate tra loro e bisbigliai:《Jhon, ti prego scusami. Ti voglio bene fratello!》Baciai l'altarino per poi avvertire il freddo tocco di mia madre sulla spalla. Mi voltai e notai le lacrime rigarle con forza il volto. L'abbracciai seguendola a ruota. Quando riuscì a riprendersi si ricompose e disse:《Ho organizzato una cenetta intima con gli amici stretti di Jhon. Sonia ha insistito tantissimo per poter partecipare ed alla fine gliel'ho concesso. Spero che questo non ti dispiaccia, sarà solo per oggi!.》
Beh, invece quella notizia riuscì a sconvolgermi abbastanza.《C. Cosa?!》 balbettai a bassa voce, ma non avendo la benchè minima voglia di discutere con mia madre, mi limitai a congiungere le braccia e buttare fuori un afflitto sospiro. Ero insicura, non mi sentivo pronta a scontrare ancora i suoi occhi, ma ero costretta a farlo ed infondo sapevo più che mai che ne sarei stata in grado. Così mi allontanai da mia madre decisi di affrontare il mio demone con le armi che avevo acquisito. Sonia era al di fuori che fumava una sigaretta conversando con alcuni vecchi amici di mio fratello che sembravano fissare Jasmine come se proveniesse da un'altro pianeta. Finsi di tossire per attirare la loro attenzione e subito venni travolta dai saluti e dalle domande. Carlos mi strinse in un affettuoso abbraccio strizzando gli occhietti castani.《È bello rivederti!》《 Lo è anche per me.》Ricambiai il caloroso abbraccio scambiandomi sguardi seri con la ragazza che sembrava agitata tanto quanto me, e quando gli altri se ne accorsero decisero di allontanarsi con delle banali scuse lasciandoci faccia a faccia. Nessuna si azzardava a parlare, ed io ero sicura che l'avrei fatto solo dopo di lei.
Fiatò e sospirò più volte prima di decidersi a pronunciare:《Sei mancata anche a me.》
Un sorriso beffardo solcò le mie labbra. Quanto può la percezione di una persona cambiare nel giro di un solo anno?《Lo credo bene》risposi, concedendomi la mia meritata sfacciatagine.
《L'ultima volta non ti ho vista poi così interessata alla morte di mio fratello!》
《Non dovevo lasciare che i problemi tra di noi mi influenzassero. Se sono qui oggi è perché voglio riparare a ciò che ho fatto un anno fa.》
Sorrisi, le rubai la sigaretta dalle labbra e me la portai alla bocca dandole le spalle.《Ci vediamo a cena!》

E poi improvvisamente mi trovai a tavola accerchiata:Jasmine sulla sinistra, Sonia sulla destra. Mi ero scelta quel posto di proposito ad essere sincera; volevo a tutti i costi mettermi alla prova. Jasmine aveva assunto una postura perfetta, impeccabile, mentre Sonia teneva ancora la testa china e lo sguardo da cane bastonato. Il tintinnio dei bicchieri alti a brindare ruppe pochi secondi la quiete, per poi lasciare ancora spazio al silenzio più intenso. Da quindici minuti ormai giocherellavo con il miscuglio immangiabile posto nel mio piatto; la cuoca che aveva assunto mia madre doveva essere davvero una frana! La voce dei miei genitori che impacciatamente provavano ad interessarsi alla vita dei ragazzi attorno alla tavola era l'unico suono. C'era chi faceva l'avvocato e chi le scuole neppure le aveva finite, chi seguiva la sua passione e chi non poteva farlo, chi parlava del passato e chi dei progetti futuri... tutti sembravano cupi ed a sprazzi imbarazzati, me compresa.
Mi voltai verso Jasmine che masticava lo stesso boccone con disgusto da molto, molto tempo e dissi:《Non credo che Jhon avrebbe voluto questo.》
《Che intendi?》mi rispose, ed immediatamente l'espressione sul mio volto cambiò. Indicai il suo piatto.《Fa schifo anche a te, vero?》
Annuì dispiaciuta con un ghigno sul volto, ed io ridacchiando rubai una cucchiaiata dal composto, poi chiusi un occhio e caricando presi la mira. Sorpresa Jasmine rimase pietrificata.《Che hai intenzione di fare?》
《Io e Jhon lo facevamo spesso da ragazzini, ed inoltre ho una piccola rivincita da prendermi!》sorrisi, lasciando sfrecciare il composto per aria fino a colpire pienamente la guancia sinistra di Sonia, che mi fissò sbalordita beccandosi niente più che una linguaccia.《Andrea!》mi richiamò mia madre esterrefatta prima che del cibo arrivasse a colpire anche me, e lei, e che il caos più totale si impadronisse della tavolata. Mi sollevai dal tavolo trascinando Jasmine e Sonia con me, indossai il cappotto e fuggii via impugnando le chiavi dell'auto di mio padre.《Che cazzo di intenzioni hai?》domandò la londinese cercando ancora di riprendersi dalle risate mentre saliva a bordo dell'auto.
《Rendiamo più divertente questa serata.》

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