Spaghetti di soia e robot (parte 4), 19 aprile 2020

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Per due giorni ho dovuto convivere con il silenzio del Marchino in un enorme sterilizzatore a raggi ultravioletti. E nulla era servito chiedergli scusa.

Ho dormito per terra, una mattina mi sono risvegliato addirittura a fianco di una delle Wang-shi. Il nostro pasto era un beverone denso e insapore di colore rosa contenuto in bottiglie di plastica da due litri predisposte in casse da nove ubicate accanto alla porta. La parte più imbarazzante era evacuare. A tal proposito c'era un water chimico in un angolo, ma senza un minimo di tendaggio a garantire un poco di privacy.

Ho discusso con tutte e tre le Wang-shi, che non ci crederete ma non solo sono praticamente identiche ma hanno anche lo stesso tono di voce e la medesima conoscenza della lingua italiana. Ho scoperto che sono effettivamente tre di cinque gemelle (altro che cloni). Una di nome Wang-shi, la seconda e la terza rispettivamente Lan e Hui, o qualcosa del genere. Pensate che per intrattenerci si mischiavano, ed io e il Marchino dovevamo collegare correttamente quei corpi nudi ai rispettivi nomi, se ci penso...

Dicevo che ho discusso e tentato la fuga, ma l'uomo tozzo me l'ha impedito. Su quella specie di barile mi piacerebbe scrivere un bel racconto horror. Per parafrasare la Samara di The Ring: lui non ha mai dormito, mai. Infatti, sebbene la fuga io e il Marchino l'avessimo tentata nella notte, almeno così avevo pensato nonostante avessi perso la cognizione del tempo, ci ha beccati subito.

Poi il terzo giorno il Marchino ha smesso di tenermi il muso. Anzi, mi ha pure ringraziato per averlo accompagnato a Pinetti nonostante sapessi che era uno scherzo. Ha detto che ce la farà pagare, soprattutto la farà pagare ad Alberto. Ma al momento aveva altre priorità.

Fino a quel momento non ne aveva ancora fatto parola, ma mentre un paio di giorni prima io mi accomodavo al tavolo in attesa del menù, lui scendeva le scale, entrava nella prima porta nel seminterrato e indovinate in cosa incappava? In alcune protesi robotiche e in un computer aperto su un testo in lingua cinese. Solo il titolo era in inglese e diceva: A New Nation of Robot.

A quel punto aveva inserito una chiavetta USB nel pc e salvato il documento, ma mentre risaliva le scale (quando io aspettavo con un cotton fioc infilato nel naso), qualcuno l'aveva chiamato, il traduttore aveva interpretato male ed era stato scoperto.

I suoi vestiti erano stati tutti bruciati, L'attrezzatura da spionaggio sequestrata (traduttore con microfono e auricolare) ma la chiavetta usb era riuscito a occultarla infilandosela in bocca. Il problema era che tra una cosa e l'altra l'aveva deglutita. Da lì il terrore di perdere il frutto del suo lavoro in un bagno chimico.

Così, è brutto da scriversi in un blog, ma erano tre giorni che il Marchino la teneva. Avevo notato, infatti, che ogni tanto mugolava toccandosi la pancia. E forse è per quello che a un certo punto ha tolto il broncio e mi ha implorato di trovare un modo per farlo uscire di lì.

Il blog di ArmandoWhere stories live. Discover now