San Valentino , 15 febbraio 2020

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Non so se sia un'usanza tipica della zona o una semplice e simpatica pensata dell'hotel Flèche Rouge, ma ogni anno, nel giorno di San Valentino, Annà e Pietro organizzano una cena teté a teté per gli ospiti single dell'albergo. Naturalmente il sottoscritto non ha potuto (e a essere sinceri, né voluto) esimersi.

Essendo poi entrato in meno di ventiquattr'ore nelle grazie dei due gestori per averli simpaticamente intrattenuti con le mie disavventure tra le nevi di Bardonecchia, hanno voluto ricambiare accoppiandomi, almeno a sentir loro, con una delle donne più affascinanti che abbia mai messo piede nella struttura alberghiera da dieci anni a questa parte.

Così ieri sera ho cenato a lume di candela con Giselle, una ragazza così ad occhio e croce di un cinque anni più vecchia di me. Intrigante e sofisticata, con un simpatico accento francese accompagnato da una seducente R moscia e da un ammaliante profumo con note di cannella, è una ricercatrice che studia i cambiamenti climatici sulle Alpi.

La cena, accompagnata da un paio di eccellenti bottiglie di Nebbiolo gentilmente offerte dai due gestori che non hanno lesinato sorrisetti maliziosi ogni volta che uscivano dalla cucina, è stata piacevole. Abbiamo parlato di un po' di tutto, ma a tener banco sono state soprattutto le mie vicissitudini dell'ultima settimana.

Verso le ventitré, visto che il ristorante si era praticamente svuotato, Giselle mi ha proposto di continuare la serata insieme. La testa mi girava un poco. Ho fatto segno a Pietro di mettere tutto sul mio conto. Annà è uscita dalla cucina proprio in quel momento. Vedendomi alzare insieme a Giselle mi ha fatto un sorriso furbo e compiaciuto che non è certo sfuggito a Giselle la quale mi ha preso sottobraccio e, invece di dirigersi verso il bar, mi ha portato dritto dritto all'ascensore.

― Stanza 23 ― ha sogghignato Pietro.

Mi è passata di punto in bianco la sbronza.

Appena siamo entrati nella mia stanza Giselle è andata in bagno. ― Arrivo subito ― mi ha detto.

Ero nervosissimo. Mi sono seduto sul letto. Poi mi sono alzato. Quindi ho sistemato i cuscini sulla testata e mi sono sdraiato appoggiando la schiena.

Mi sono alzato di nuovo quando qualcuno ha bussato alla porta.

― Servizio in camera, omaggio della casa.

Non mi sembrava la voce di Pietro, forse era il figlio.

Ho aperto la porta e mi sono ritrovato dinanzi Bruno Barbacci con una pistola in mano.

Bruno è entrato. Una volta dentro ha richiuso la porta facendo girare la chiave nella serratura.

― Che cazzo di casino hai combinato, ragazzo? ― ha inveito.

― Casino? Io? C'erano quattro persone rinchiuse sotto la dispensa. Si può sapere dove sei finito?

― Problemi con la moglie ― ha continuato Bruno ― Ti avevo lasciato una pistola. Dovevi solo gestire la situazione. Francamente non credevo saresti riuscito ad aggiustare quel vecchio rudere. Ho telefonato a quella vostra cooperativa, come è che si chiama?

― La Giraffa.

― Sì, La Giraffa, che razza di nome. Hanno mandato i tuoi compari a Civitavecchia, si può? Come cazzo si fa a confondere Bardonecchia con Civitavecchia? Ma tu come hai fatto a scoprire la combinazione del bunker?

― Lami, la ragazzina nigeriana.

― Mi chiedo come facesse a conoscerla.

― Ha poteri magici ― ho risposto.

In quello stesso momento si è aperta la porta del bagno. È comparsa Giselle. Mio Dio: vestiva solo un perizoma nero e un top di raso. Io e Bruno siamo rimasti di sasso, altro che integratore della signora Perniciotti. Giselle ha capito al volo la situazione ed è' tornata in bagno. Bruno si è ripreso e le è andato dietro ma in una frazione di secondo è rispuntata e gli ha spaccato in testa il portasaponette di vetro.

Bruno è caduto a terra svenuto e Giselle ha raccolto la pistola.

― Presto ― mi ha incitato ― vai a chiamare la polizia.

Ho disceso di corsa le scale. Ho spiegato a Pietro il tutto. Quindi sono tornato nella mia camera. Bruno era seduto su una sedia, Giselle, in déshabillé, lo teneva sotto tiro con la pistola. Nemmeno cinque minuti ed è arrivato il commissario Dubois con la polizia.

― Te la farò pagare ― mi ha minacciato Bruno mentre usciva ammanettato dalla stanza.

Sono stato fino alle due di notte al commissariato insieme a Giselle per spiegare quello che era successo. Poi siamo stati riaccompagnati all'hotel dal commissario Dubois come due scolaretti, ci siamo salutati e ognuno nella propria stanza.

E questo è quel che rimane del mio focoso San Valentino 2020. Che dire? È proprio ora di tornare a Dovise.

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