Ciao ciao febbraio, 29 febbraio 2020

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Un altro mese se ne è andato, e che mese. Se vi siete persi qualche post vi consiglio di recuperarli perché le mie vicissitudini in questi ventinove giorni sono state tutt'altro che banali.

Ho voluto concludere facendo un salto dalla dottoressa Giulia. Nonostante le insistenze della mamma era parecchio che non mi facevo vivo. Ormai sono più di quattro mesi che seguite il mio blog e sicuramente vi sarete chiesti il motivo per il quale sono in analisi. Può essere che abbiate pensato che sia affetto da schizofrenia, e che quanto riporto nel blog sia frutto della mia mente. Nulla di tutto ciò. Quello di cui avete letto, sebbene possa sembrare a tratti incredibile, è tutto vero.

Il motivo per il quale sono in cura dalla dottoressa Giulia è presto detto, ed è riconducile a mio padre che ormai più di quindici anni fa abbandonò me e mia madre per seguire altre strade. Da quel momento sono in analisi, più per un volere di mamma che nemmeno per una vera necessità.

Ma torniamo a noi. La dottoressa Giulia era bene o male già informata su tutto. È l'unica che sa del blog tra le persone che conosco. E così deve restare. Già mi immagino cosa potrebbe succedere se ne venissero a conoscenza i miei amici. Ha letto di Youssef e Lami, di Bruno, di quello che è successo a Dovise e a Bardonecchia, della Penti e di Giselle. E di nuovo è tornata all'attacco al suon: Devi frequentare altra gente e trovarti una ragazza.

Da lì mi ha rinnovato la proposta d'iscrivermi a un corso di scrittura creativa (basterebbe secondo lei redigere quanto mi è successo negli ultimi due mesi per dar vita a un bestseller senza il bisogno di inventare nulla), oppure frequentare una palestra, o una qualsiasi altra attività che mi permetta di fare nuove conoscenze. Vuole, naturalmente se sono d'accordo, organizzarmi un appuntamento con un paio di ragazze (una per volta chiaramente) che a suo parere sono giuste giuste per farmi uscire dal mio crogiuolo e spiccare il volo.

Devo essere onesto: oggi mi ha un po' infastidito con quel suo dovresti trasformato in devi, i suoi voglio e i suoi faccio. E penso di aver sbagliato anche a parlarle del blog. Per renderle pan per focaccia le ho accennato della dottoressa Comporellen. Anche qui già sapeva tutto dal blog ed era a conoscenza anche che il nuovo medico virtuale di Dovise aveva consigliato al sottoscritto di smettere le sedute perché inutili e deleterie.

Nonostante quelle parole non ha battuto ciglio limitandosi a un commento caustico: ― Non mi sorprenderebbe se questa famigerata dottoressa Comporellen, che tra parentesi non ho mai sentito, fosse un operaio metalmeccanico, con tutto il rispetto per gli operai metalmeccanici. Una persona che nemmeno si presenta ai suoi assisiti si commenta da sola.

Da lì un attimo d'imbarazzo. Poi è suonato il citofono e si è alzata per rispondere.

Si è assentata per un cinque minuti circa, quando è tornata mi ha congedato dandomi appuntamento per sabato prossimo.

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