Pasquetta parte 1, 12 aprile 2020

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Pasquetta diversa.

Niente scarpinate su tortuosi sentieri di montagna. Niente biciclettata sfiancante al lago con pic-nic annesso. Niente pranzo sfonda-stomaco tra amici e pomeriggio uggioso da giochi in scatola, immancabile ripiego di quei lunedì post-pasquali in cui gli strascichi dell'inverno rovinano qualsivoglia progetto per una allegra e distratta giornata all'aria aperta.

Francamente pensavo avrei trascorso la giornata solo soletto a recuperare le ore di sonno, magari aggiornando il blog o rivendendo i vecchi post in cui ho riscontrato errori di battitura dovuti alla fretta, all'orario e, non ultimo, a quel catorcio del mio portatile.

Avevo anche pensato di riportarvi episodi di qualche Pasquetta degli anni passati, e invece nulla, perché mentre la voce suadente del mio divano chiamava come la più ammaliante delle sirene e il mio stomaco stabilizzava la produzione di succhi gastrici scontrandosi in un lotta impari con polenta e cotechino, ecco che la quiete di un tranquillo lunedì primaverile è stata sferzata da una chitarra distorta intenta a imitare Angus Young nell'intro di You Shock Me All Night Long.

Non è servito affacciarmi alla finestra per capire che si trattava del ventenne della settimana scorsa. Però ho dovuto sbirciare per notare un lenzuolo con dipinto un augurante "Ce la faremo" (a sopportarti per tutto il pomeriggio ho pensato io) e un tipo al piano di sotto armato di pentole e bidone della spazzatura predisposti a mo' di batteria. Per un po' ho sperato che la guardia giurata del piano di sopra intervenisse come la scorsa volta, ma le tapparelle del suo appartamento sono rimaste abbassate.

Quando l'ispirato batterista ha iniziato a scuotere il quartiere inneggiando un We will rock you sul bidone dell'immondizia non ce l'ho più fatta, ho preso il telefono e chiamato, nemmeno fosse il servizio di emergenza dell'ARPA, Gianni. Ma prima di continuare è doverosa una piccola spiegazione.

Se non vivete in un qualche isolato anfratto, non vi sarà certo sfuggita la guerra fredda che di questi tempi imperversa nelle nostre strade tra coloro che portano a spasso il cane - che se prima li vedevi assonnati solo alle 7,30 di mattina stretti nel loro giaccone e con la testa china, ora è un continuo viavai con un tronfio petto all'infuori insieme al loro fido animale da compagnia – e coloro a cui è negata questa possibilità che oltre le ringhiere dei loro balconi mormorano a ogni loro passaggio.

È una cosa che va avanti da un po', ma negli ultimi giorni si è aggiunta un'ulteriore temeraria categoria di persone che pretendono la libertà svicolando tra le postille della legge italiana da quando in televisione si è dato il via libera per correre in un raggio di duecento metri dalla propria abitazione. Sto parlando dei runner che stanno spuntando come funghi.

E se i furbetti del cane sono stati in qualche modo digeriti dalla gente, questi figli del vento incarnano il perfetto ricettacolo della frustrazione che accumuna un po' tutti di questi tempi, tanto che dalle mie parti qualcuno ha pensato bene di organizzarsi e combattere questa piaga dell'umanità dall'alto delle proprie finestre.

Il metodo? Vi lascio l'ardire e il piacere di inserire nel campo di ricerca di Google "Carabina ad aria compressa", scoprirete che con meno di un centinaio di euri è possibile acquistarne una che spara piombini in gomma.

Così, sono quindici giorni, almeno da quanto riferito dal commissario Milesi, che piovono denunce di sportivi e gente che porta a spasso il cane centrati da questi misteriosi cecchini che crescono di numero di giorno in giorno. Ed è tutt'altro che facile stanarli. Le ultime vittime sono state l'appunto commissario l'altra sera e il sottoscritto solo ieri mattina, quando con la sola colpa di essermi messo in tuta ero sceso a recuperare la posta.

Da un lato non me la sento di dar loro completamente torto. Nell'ultimo mese, durante i miei giri di consegne, ho visto davvero di tutto in termini di furbetti che si ingegnano per ingannare le stringenti regole anti-contagio. Sembra che la pericolosità di questa pandemia venga avvertita solo da chi ha avuto la malaugurante sfortuna di essere stato toccato nel vivo. Comportamenti insensati e incauti davvero non si contano da queste parti, e questa cosa manda fuori dai gangheri anche me.

Però da qui a comprare un fucile e sparare alla gente...

Se io non sono arrivato a tanto, ci ha pensato Gianni.

Continuate a leggere per sapere il resto.

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