Capitolo 66- Little lies

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EVELYN

Non chiedermi niente
questa sera si sta bene
Porta un po' dei tuoi ricordi
e dopo mescolali insieme
-ultimo

Eravamo sdraiati nel mio letto.
Avevo la testa poggiata sul petto di Ryan.
Lo ascoltavo respirare.
Ci eravamo fatti una doccia ed eravamo crollati.
Sebbene, nessuno dei due riuscisse a chiudere occhio.
Eravamo stanchissimi ma la mia testa vorticava di domande.

Lo avevo visto salire in macchina con le mani insanguinate, non ha più detto una parola da allora.

Avevo capito però, che Carter probabilmente era messo male.

E avrei voluto aprirgli la testa, vedere cosa pensava, levargli un po' di dubbi o attenuarli.
Si sentiva in colpa?
Non ne avevo idea.
Ma era la cosa giusta da fare.

I raggi del sole entravano dalle tapparelle, fissavo il muro davanti a me cercando di non muovermi.
Se si fosse addormentato non avrei voluto svegliarlo.

Era stato Carter...per tutto questo tempo.
Carter e Cris e non capivo che diavolo ci facevano insieme.
Chi altro c'era con loro? E perché lo stavano facendo?

Avevamo lasciato Lily e Wendy a casa di Katrine, si erano fermati anche David e Yuri con loro.
Avevano preferito rimanere tutti insieme.

Chissà come sta Lily...
Un magone sul cuore mi fece stringere il petto, mentre pensavo a cosa avesse dovuto subire.
Ryan e io, decidemmo di prenderci un momento e di tornare a casa, stare da soli.

Ryan fece un sospiro più lungo e io con lui.
Accarezzai la sua mano con il pollice.

«Dormi Solcito?»
La sua voce roca mi fece sussultare.
Alzai la testa per guardarlo e i raggi del sole rendevano verde smeraldo i suoi occhi.
Era stanco e si vedeva. Mi fece un sorriso debole.

«Non dormo...e nemmeno tu» constatai.
«Non riesco» serrò la mascella.
Accarezzai piano i ricci neri che gli ricadevano sulla fronte, poi, gli feci dei grattini sulla rasatura dietro la nuca.

Ryan gemette e chiuse gli occhi, beandosi del mio tocco
Risi.

«Pensi di averlo ucciso?» chiesi piano.
«No, non credo di averlo ucciso»
Annuii.
A quest'ora dovrebbe essere in ospedale.
Yuri e David avevano chiamato l'ambulanza subito dopo essercene andati.

«Non risaliranno a te» lo tranquillizzai.
«Non ho paura di questo Eve, è stata legittima difesa», fece una pausa. «più o meno»
«E allora cosa?»
«Ho la sensazione che non sia finita»

Il telefono vibrò sul comodino
Lo ignorai.
«Rispondi»

Non sapevo chi fosse, ma non avevo minimamente voglia di parlare con qualcuno.
Qualcuno che non fosse Ryan.

Presi il telefono e lo silenziai.
Ryan mi accarezzò una guancia.
«L'importante è che stai bene» disse spostando lo sguardo sulla mia gola.

I segni della stretta di Carter erano ancora ben visibili, sarebbero andati via in un paio di giorni ma Ryan avrebbe sofferto a quella visita per tutto il
tempo.
Mi coprii con i capelli.

«Non dovevo lasciarti sola»
«Dovevi aiutare Yuri, hai fatto la cosa giusta»
«Sto cercando di ripetermelo» disse infine, buttando la testa all'indietro sul cuscino.

«Sei stato forte Ryan, hai protetto tutti noi»
Gli lasciai un bacio dolce sulle labbra.
«Sei l'unica persona per la quale perdo la testa incessantemente. Mi innamoro di te ogni giorno e ogni giorno sempre di più. Segnerai la mia fine
Solcito» mi disse sulle labbra, scuotendo la testa.

Solcito: La luce nelle tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora