capitolo 45- someone is spying on us

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KATRINE

A volte sembra si diverta, fa la stupida
Ma se guardi nei suoi occhi qualcosa non va
Parte da una risata isterica e finisce con il piangere ogni lacrima.
-silent bob

«Ryan alzati» dissi scuotendolo.
«Ryan!» strillai. 

Era sdraiato sul mio letto, dormiva come un bambino, la sera prima era crollato dopo aver parlato tutta la notte. 

Setacciai con gli occhi il suo corpo, era sdraiato di schiena e pensavo a tutte le volte che gli avevo lasciato i graffi addosso.
Scesi sui glutei sodi, una gamba distesa e l'altra piegata, le braccia sotto al cuscino e potevo tranquillamente vedere i ricci completamente spettinati.

Il tatuaggio contrastava con la pelle bianca. 
Mi faceva ancora effetto, inutile fingere. 

Dio, quel ragazzo risvegliava i miei sogni più primitivi. 

Ma lui non ricambiava ed era inutile distruggermi la vita rincorrendolo. Aveva occhi solo per Evelyn...

Non ero immune però, quello che c'era stato in cinque anni non si annulla con una serata.
Lui era stato la cosa che mi aveva tenuta in vita negli ultimi anni, questa costante di rincorrerlo, di averlo, mi faceva sentire così viva, che tante volte mi aveva salvata senza nemmeno che lo sapesse, tante quante, mi aveva ucciso anche solo con uno sguardo. 

Dio, ancora mi sentivo male se parlava di Evelyn, cosa che aveva fatto tutta la sera, ma era giusto così, io volevo lui, lui voleva Evelyn, non si può avere tutto dallla vita no?

«Ryan!» urlai tirandogli un cuscino. Lui mugulò nel sonno qualcosa di simile a "mmm".
Sbuffai e mi diressi in cucina per fare colazione. 

Mentre sorseggiavo il mio caffè, lo vidi sbucare senza maglietta dalla camera da letto, aveva la faccia piena di sonno e i segni del cuscino sulle guance. 

Risi.
«Buongiorno malato d'amore» soffocai una risata guardandolo.
«Fanculo» rispose aprendo la credenza. 

Lo avevo visto miliardi di volte così, anche se, non era mai successo che non lo avevamo fatto. 

E invece, la sera prima, chiacchierammo e bevemmo, anzi gli feci una psicoanalisi sui sentimenti che provava per Evelyn e che non voleva ammettere. Eravamo stati bravi, avevamo dormito insieme e nemmeno inebriati dall'alcool ci eravamo sfiorati.

Qualcosa stava cambiando. 

Facemmo colazione in silenzio, avevamo quasi finito il fiato la notte prima. 
Si alzò poco dopo da tavola.
«Posso farmi una doccia?» mi chiese ancora assonato e con i postumi. 
Alzai le spalle.

Ryan si diresse in bagno, io lavai la mia tazza di caffè. 
Facevo colazione solo con quello. Mi stavo ancora riabituando a mangiare qualcosa...non era semplice. 

La vibrazione del telefono mi distrasse. 

 

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Solcito: La luce nelle tenebre Where stories live. Discover now