Capitolo 38- do not look back

432 15 13
                                    

EVELYN

Insegnami com'è dirsi addio
e non voltarsi a guardare.
-Achille Lauro

Mi svegliai per la luce che entrava dalle tapparelle, non aprii gli occhi e allungai una mano al lato opposto del letto.

Cercai a testoni il corpo di Ryan, ma mi alzai di scatto quando non lo trovai.
Pensai che si fosse già svegliato, e che stava giù, in giardino, a fumare una sigaretta come al solito.

Mi alzai di mala voglia.
Sentii una fitta proprio lì, che mi portò indietro alla sera prima.
Arrossii da sola, per quello che avevamo fatto.

Avevo le gambe tremanti e mi faceva male tutto per le posizioni che avevamo avuto.
Ma non ero mai stata così bene, ero felice, pronta a spaccare il mondo.

Mi diressi in bagno, aprendo l'acqua per darmi una rinfrescata.
La scena di Ryan tra le mie gambe mi passava per la mente come un film.
Mi fiondai nella doccia.

Farlo con Ryan era stato bellissimo, era riuscito a farmi venire due volte, e mi sembrava che non lo avessi mai fatto prima di allora.
Mi sentivo una bambina che non aveva mai sperimentato il sesso; così mi faceva sentire, ed era una sensazione bellissima.

Mi lavai perdendo tempo sotto l'acqua che scorreva.
Lo sentivo ancora adosso, le sue labbra calde, l'odore di muschio che sentivo ancora su di me, nonostante stessi sotto l'acqua.
La sua mano che stringeva il mio collo e come mi aveva guardata per vedere se a me andasse bene.

Scrollai la testa, cercando di ritornare alla realtà.
Perchè oltre a quello, mi aveva confidato i suoi segreti più profondi, si era aperto con me, e mi sentivo una stronza per non aver fatto lo stesso, per non aver avuto il coraggio di parlargliene.
Mi sentivo una stronza, per averlo lasciato solo cinque anni prima, solo per un capriccio della me bambina.

Uscii dalla doccia infilandomi velocemente nell'accapatoio.
Cavolo, mi sono scordata le ciabatte.

Posai un piccolo asciugamano per terra e lo trascinai con i piedi fuori dal bagno.
Mentre cercavo di percorrere il coridoio camminando come un pinguino, accanto a me, una porta si aprì.

Mi sentii tirare per il braccio e inciampai nell'asciugamano.

Wendy richiuse la porta, guardando prima che fuori non ci fosse nessuno.
Mi accigliai.
«Ma ti sembra il modo? Potevi semplicemente chiamarmi invece che trascinarmi» dissi allargando le braccia.

Wendy aveva un sorriso a trentadue denti, e notai sul suo letto Lily con la stessa identica espressione.
Mi guardavano sbalordite con un sorriso veramente strano.
«Mi state facendo paura» dissi spostando lo sguardo da una all'altra.
Wendy trasformò il sorriso da serial killer a sorriso malizioso. «Alloooora?» disse mettendosi seduta sul letto con le gambe incrociate.
Mi fissarono entrambe in modo inquietante.

Sbuffai.
«Avete sentito?» chiesi alzando gli occhi al cielo.
Wendy fece un piccolo gridolino e Lily batté le mani.
«Tutto!» urlò Lily ridendo.
Bene.

«Che volete sapere?» dissi avvicinandomi a loro.
Mi misi seduta sul letto e mi chiusi bene nell'accappatoio.
«Tutto!» urlarono all'unisono.
«Ssh! Zitte» dissi in fretta.
Per quanto mi riguardava poteva stare anche fuori dalla camera, quelle pareti erano fatte di cartapesta.

Sbuffai, ma sotto sotto stavo ridendo, erano davvero divertenti così curiose.
«E va bene, ieri sera, abbiamo parlato un po', si è...confidato e siamo andati in spiaggia...una cosa tira l'altra e lo stavamo per fare, solo che ci ha interrotti un guardiano che ci ha puntato una luce contro e urlato in spagnolo, così siamo scappati e siamo tornati a casa» dissi gesticolando per far arrivare meglio il concetto.

Solcito: La luce nelle tenebre Where stories live. Discover now