capitolo 57- i will hold your hand

Start from the beginning
                                    

Il respiro divenne di nuovo irregolare.

Passai due minuti buoni a farlo entrare a pieno nel suo ricordo.
Mi faceva male il petto vederlo così.
Aveva il battito accelerato e goccioline di sudore iniziavano a impregnargli la fronte.
«rimani fermo lì, non sta ancora succedendo niente» dissi piano.

Non credevo che ce l'avrebbe fatta, sul suo viso l'espressione di dolore era difficile anche solo da vedere.
Ma il miglior modo per superare qualcosa era affrontarlo.

Ryan doveva affrontare il ricordo che lo stava uccidendo, solo così, sarebbe riuscito a guardare avanti e non indietro.
Solo così, sarebbe riuscito quantomeno, a prendere consapevolezza che non era colpa sua. Non lo era mai stata.

«tu non sei quel bambino seduto, guarda la scena da fuori, come se fossi uno spettatore.»
«avvicinati piano, nessuno ti vede, Paul non ti vede, ma il bambino sì, si accorge di te, ti guarda negli occhi»

Vidi scendere una lacrima di Ryan dalla coda dell'occhio fino al cuscino sottostante.

«avvicinati al bambino e allunga una mano verso di lui, aspetta che si fidi di te, che ti prenda per mano e che ti segua»

Aspettai che così facesse, ma Ryan aveva ancora l'espressione di dolore in volto, le sopracciglia quasi attaccate e ormai era un bagno di sudore.
«portalo con te» dissi piano.

Ryan spalancò gli occhi, si alzò seduto sul letto con una velocità disarmante e cercava di riprendere aria facendo lunghi respiri.

«non riesco Eve, non si fida di me» disse passandosi una mano tra i capelli, visibilmente turbato.
«tu non ti fidi di te» risposi.
Gli accarezzai il braccio e continuai. «non è facile te lo avevo detto, e va benissimo così, ci sei riuscito, già arrivare a questo punto è tanto. Ryan, sii fiero di te stesso come io sono fiera di te, c'è bisogno di molto allenamento e molto sforzo»

Ryan mi guardava e annuì debolmente.
«ho bisogno di una sigaretta» disse alzandosi.
Sorrisi e lo seguii in cucina.

«sembra una seduta spiritica» disse a denti stretti, appoggiato alla ringhiera del balcone mentre aspirava la sigaretta.
«è solo meditazione» risposi alzando le spalle.

«come faccio Eve?» mi chiese sputando il fumo verso il cielo.
«sii gentile con te stesso, allenati, ogni sera, o quando te la senti, fallo, fino a che non si fiderà di te»
«e poi?»
«e poi ti guiderà il tuo cuore, sai già cosa fare»

Mi avvicinai a lui, che non era molto convito delle mie parole.
Lo abbracciai da dietro, era talmente grande che non riuscivo a richiudere le braccia sul suo petto.
«sono fiera di te Ryan» dissi con la guancia poggiata alla sua schiena.
«anche io Solcito, sono fiero di averti accanto»
La voce roca mi arrivò allo stomaco.

Stavamo creando qualcosa di più grande, più grande dell'amore, più grande dell'amicizia e delle paure, stavamo creando un mondo tutto nostro, fatto di litigate, baci, incomprensioni, fiducia reciproca, attrazione e sensibilità, ma soprattutto leggerezza.

Ryan prese la mia mano e mi fece scivolare lentamente davanti a lui.
Mi abbracciò, poggiando il mento sulla mia testa.
«rimani con me Solcito?»
Non ero sicura fosse una domanda, sembrava più che stesse pregando sé stesso di non lasciarmi andare via.
«certo che rimango con te, sempre, siamo una promessa» dissi premuta contro il suo petto.

Ryan mi mise due dita sotto al mento per farmi alzare lo sguardo.
Lo guardai. Il verde delle iridi era illuminato dalla luce delle stelle sopra di noi.

Aveva un'espressione turbata ma allo stesso tempo quasi sollevata di aver finalmente capito come poter lasciarsi indietro i mostri, o forse, solo di avermi tra le braccia.

Solcito: La luce nelle tenebre Where stories live. Discover now