Capitolo 56- Eyes that sparkle

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EVELYN

Mi cammini sopra al cuore, sì.
Nel cuore della notte.
-kaima

Lydia si alzò alla velocità della luce e mi trascinò nella sua cameretta, passammo sotto lo sguardo confuso di Ryan che si stava chiedendo cosa stavamo combinando.

Ci chiudemmo in cameretta e Lydia saltellò per la stanza.
«Allora, mi serve un pennarello nero» dissi scherzosamente seria.
«Ce l'ho! C'è l'ho!» strillò aprendo il cassetto della sua scrivania.

Mi portò il pennarello e ci sedemmo sul tappeto a terra.
Lydia allungò subito il braccino esile nella mia direzione.

Stappai il pennarello e una cicatrice tonda, la trasformai in un palloncino che volava sul suo braccio.
Un'altra più piccola, la trasformai in una coccinella.
Una nascosta sulla spalla, divenne un bellissimo fiore.
E così via per tutte e due le braccia.

Erano davvero tantissime ma vedere il suo sorriso quando finivo il disegno mi riempiva di gioia.

«Puoi fare anche me e Tyan?» mi chiese a un certo punto.
«Certo! Dove lo vuoi?» chiesi colorando di rosso una mela sotto al gomito.
«Qui» disse alzandosi la gamba del pantalone.

Deglutii.
Come avevo immaginato aveva altre cicatrici, ma non erano come le altre.
Tre e piccoline una dietro l'altra sullo stinco, e una enorme, sempre tonda, sulla coscia.
Era più grande delle altre, si vede che lì, è dove Paul si concentrava maggior mente.
Un magone mi fece rischiare di rimettere.

«Allora?» mi chiese incitandomi a uscire dal mio stato di trance.
«Certo» dissi prendendo un respiro.

Le due piccoline sullo stinco, divennero le teste di Lydia e di Ryan.
«Disegnati tu lì» disse indicando la terza cicatrice rimasta fuori.
Sorrisi e il mio cuore fece una capriola.

«Sei sicura? Possiamo farci anche un...»
«No, no, no» disse agitando la testa. «voglio che ci sei anche tu»
E così, con la vista quasi offuscata dalle lacrime, la terza cicatrice, divenne la mia testa, accanto a Ryan e a Lydia.

Mancava un' ultima cicatrice, la più grande.
Presi il contorno frastagliato, per fare un cerchio perfetto, quella, divenne un sole.

«Passami il giallo» dissi allungando la mano.
«Tieni»
Iniziai a colorare l'interno del sole e vidi Lydia muoversi a scatti sotto il pennarello.
Mi fermai, pensando le stesi facendo male.

Invece si era buttata a terra, e scoppiò in una risata più che sonora.
Risi con lei.
«Mi fai il solletico!» disse tra le lacrime e le risate.
«Quello non è solletico» dissi seria. «Questo è solletico!» continuai ridendo e iniziando a farle il solletico sulla pancia.

Lydia si contorse tutta, spalmandosi sul pavimento mentre scalciava a destra e a manca.
Risi di gusto guardandola divertirsi.
«Basta basta» urlò tra le risate.
Mi fermai e riprendemmo fiato.

Il suo piccolo torace si alzava e abbassava a una velocità incredibile.
«Respira così» dissi facendola seguire il movimento dei miei respiri.
Lei lo fece e si calmò poco dopo.
Ridevamo ancora, e entrambe, avevamo le lacrime all'angolo degli occhi.

«Allora? Finiamo questo sole?» dissi felice.
«Va bene, ma non farmi mai più il solletico» disse con il broncio e le braccia incrociate.
Si era tenuta a debita distanza, per la paura che glielo rifacessi.

«Promesso, non lo faccio più» dissi ridendo
«Promesso» ripetè alzando il piccolo mignolo davanti alla faccia.
Sussultai quando vidi quel gesto.

Solcito: La luce nelle tenebre Where stories live. Discover now