Capitolo 35- Ryan's darkness

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⚠️Attenzione: capitolo contenente diversi TW.
Tra cui, violenza su minore.
Vi invito a rileggerli prima di proseguire la lettura. 

RYAN

Il mio passato non è il mio destino.
-Mostro

Mi avvicinai alla pista da ballo, tenendo lo sguardo fermo su quel coglione che aveva le mani sui fianchi di Eve.
Non mi interessava se lei voleva o no, non doveva toccarla.

Si sarebbe incazzata con me? Bene. Ma intanto avevo tolto le mani di quel verme da lei.

Appoggiai una mano sulla spalla del tizio e lo girai verso di me, prendendolo per il colletto della camicia.

Eve mi guardava con gli occhi sgranati, non sapeva nemmeno che ero lì.

«Coglione» dissi guardandolo indifferente.
Lui non capiva e io presi forza.
Mi portai il pugno già chiuso vicino al viso, pronto a spararglielo in faccia.

Evelyn però, si attaccò al mio braccio.
«Ryan! Lascialo stare!» strillò.
La guardai, mi stava supplicando con gli occhi.

Lo chignon alto la faceva sembrare più grande, aveva le labbra carnose socchiuse e...non era incazzata, era preoccupata, quasi triste.

Lasciai il colletto di quel tipo che corse via sparendo nella folla e presi le mani di Evelyn nelle mie, me le portai al petto e le scrutai il viso.
«Che hai fatto?» chiesi preoccupato.

Non capivo, perché era triste?
Fino a qualche secondo prima rideva e ballava...se era colpa mia non me lo sarei mai perdonato.

Evelyn sembrava avere gli occhi lucidi e adesso, in mezzo a tutta quella gente che ballava ubriaca, c'eravamo solo noi, mani nelle mani, in mezzo alla pista.
Non si sentiva nemmeno più la musica, non c'era più nessuno, il mondo lo avevamo chiuso fuori.

Sapevo che lei, stava sentendo lo stesso, da come non distoglieva lo sguardo dai miei occhi.

«Vieni» disse.
Ti seguirei ovunque.
Pensai.

Mi lasciai trascinare fuori dalla pista e uscimmo dalla discoteca.
Una volta nel parcheggio, Eve mi lasciò la mano, mi sentii perso per un attimo, poi, ritornai in me.

Mi accesi una sigaretta, per compensare il vuoto che mi aveva lasciato la sua mano nella mia.

Ci sedemmo sul marciapiede, cercando di metterci a fuoco nel buio della notte.
«Si può sapere che ti prende?»  mi chiese tranquilla, giocando con la giaia sotto ai piedi.

«Cosa?» chiesi facendo finta di non capire.
«Perché stavi per menare quel tizio? L'altra notte sei tornato in camera con due ragazze, io che dovrei dire?»
Aspetta...le dava fastidio?

«Io...sono un coglione Eve, non riesco a vederti altre mani addosso» ammisi.

«E pensi che io ci riesca? Non gira tutto intorno a te Ryan, non sei l'unico che soffre, l'unico che sta male!» disse alzando la voce.
Mi sentivo quasi male...
«Non pensavo che tu...» feci per dire.

«Che io cosa? Che a me piacessi? Non lo credevo possibile nemmeno io, fino a quando mi hai fatto rimanere sveglia tutta la notte perché sentivo il tuo cazzo di letto sbattere contro la parete! E per un attimo, un solo attimo, ho creduto che non mi importasse, ho creduto che io e te potevamo rimanere amici come sempre. Ma la realtà ti piomba addosso quando meno te lo aspetti.»
Deglutii.

Io non vacillavo mai, eppure, le sue parole, mi spezzarono la voce.
«E...qual è la realtà?» potevo immaginarla, ma avevo bisogno di sentirlo uscire dalle sue labbra.
«Non lo so nemmeno io...»

Solcito: La luce nelle tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora